L'estate giunse al suo termine troppo in fretta. Arrivò il giorno di doverci salutare e, malgrado ci ripromettessimo di rivederci per il ponte di tutti i santi e Natale, sapevo che sarebbero passati nove lunghi e interminabili mesi prima di riavere quella quotidianità.
Ero a pezzi e, nonostante fossi ancora assieme a Lui, sentivo già la sua mancanza. Se ripenso a quel momento oggi, sapendo come sarebbe finita, mi sarei goduto di più quei momenti assieme a Lui, e non avrei sprecato il tempo a pensare a come sarei stato senza di Lui.
Mi prese le mani e poi le baciò. Mi disse che mi avrebbe pensato sempre e che ci saremo sentiti per telefono tutti i giorni e che avrebbe contato i minuti che lo avrebbero separato dal rivedermi.
Mi strinse forte e poi mi baciò ed io mi sentii morire. Era la ultima volta che avrei sentito quelle labbra sulle mie per chissà quanto tempo ed io ne ero diventato dipendente come un tossico con la sua eroina. I suoi baci erano la ragione per la quale in quei giorni mi ero svegliato presto la mattina e avevo atteso il suono della sua voce che mi chiamasse.
Ad un certo punto, Lui si avvicinò all'orecchio e mi disse, in un sussurro rotto dalle lacrime:" Non mi dimenticare".
Rimasi scioccato dal comprendere che egli temesse che io potessi dimenticarlo. Che egli concepisse questa possibilità come qualcosa che sarebbe potuto accadere. Lo strinsi e gli dissi che mai, finché avessi vita, avrei potuto dimenticarlo, perché Lui era il mio primo amore.
Alla parola "amore" Lui si distanziò un po' per guardarmi meglio in faccia. Dal nostro primo bacio, nessuno dei due aveva mai pronunciato questa parola, ed essendo stato io a dirla la faccia mi si accese non appena mi resi conto che era uscita dalla mia bocca. A quel punto li, e mai potrò dimenticare quella frazione di secondo, Lui cercò di sorridere ma prima che le sue labbra potessero allargarsi sufficientemente, i suoi occhi si riempirono di lacrime e le sue guance si abbassarono schiacciate dalla pressione del suo dolore interiore di quel momento e dalla sua gola usci un gemito sommesso, simile a quello che emettono le aragoste quando vengono bollite vive e mi abbracciò. Come se potesse vedermi dentro, attraverso il cuore nel profondo della mia anima, si schiarì la voce ed ingoiò le sue stesse lacrime e mi disse dolcemente, che non dovevo sentirmi in imbarazzo per essere stato io il primo a dirlo. Che anche lui mi amava e che anch'io ero il Suo primo amore, e poi mi giurò che presto sarebbe arrivato il momento in cui non ci saremmo dovuti lasciare mai più e che saremmo stati insieme per sempre. Gli credetti e lo strinsi più forte a me e ancora oggi gli credo e continuo ad aspettare quel giorno....
***
Il ritorno alla realtà e alla vita di tutti i giorni fu per me molto più traumatico di quanto si possa immaginare. A tutti capita, almeno una volta nella vita, di vivere una separazione, ma a pochi sfortunati come me capita anche di dover dissimulare il proprio dolore e nasconderlo nel profondo davanti a tutto il mondo, comprese le persone che ami e che meglio ti conoscono.
Presto il mio dolore si trasformava in rabbia, che poteva essere placata solo dai dolci sms che ricevevo ogni notte prima di addormentarmi. I miei presero i miei attacchi d'ira, per semplici crisi adolescenziali, e quindi sopportarono senza fare troppe domande sul vero motivo della mia rabbia. Il semplice vivere era diventato per me una fatica, sentivo che la vita mi stava trattando ingiustamente e soffrivo a questo pensiero.
Arrivò presto il mio rientro a scuola e il mio atteggiamento scontroso mi portò all'isolamento da parte dei miei compagni di classe. Stavo male, e non sapevo chi incolpare di tutto questo, perciò ce l'avevo con tutto il mondo.
A calmare la mia furia distruttiva, furono le lezioni di canto al quale mia madre m'iscrisse. Giacché, spesso in estate, avevo cantato mentre il mio principe suonava il suo pianoforte bianco, le ore che passavo cantando mi facevano sentire come se fossi ancora con Lui, e il tempo unito a tutto questo, mi aiutò a trovare una sorta di equilibrio e una certa serenità.
L'autunno intanto passava, e presto sarebbe giunto il mio compleanno, ed io immaginavo che Lui sarebbe venuto per passare quella giornata assieme. Nella mia fantasia però, non avevo contemplato che, Lui al secondo anno di liceo, non avrebbe potuto concedersi una vacanza a metà ottobre, e questo fece sì che quello fosse il compleanno più triste che avessi passato fino allora.
Come ogni anno, mia madre organizzò una gran festa in casa, con amici e parenti per festeggiare l'evento. Mia madre ha tanti difetti, ma una cosa gliela devo riconoscere: in fatto di cucina, neanche il miglior chef francese potrebbe competere con lei.
Sapeva cucinare di tutto, dal salato al dolce: focacce pizze panzerotti rustici primi secondi e torte, non solo deliziose, ma anche esteticamente perfette. Un anno, mi fece una torta fatta in casa a forma di faccia di Micky Mouse formata da un pandispagna circolare più grande per la faccia, e altri due più piccoli per le orecchie, farciti di crema pasticciera alla vaniglia per uno strato, e al cacao per un altro. Con la glassa rivesti il volto e le orecchie invece furono ricoperte di cioccolato fondente fuso. Con l'uso poi di una particolare penna dall'inchiostro di cioccolato, disegnò gli ultimi dettagli della faccia e utilizzò due mandorle ricoperte di cioccolato per gli occhi e una fragola per la bocca. In tutta la mia vita non ho mai visto una torta più bella e più deliziosa di quella.
La casa era piena di gente ed io passai la serata a sorridere a denti stretti a tutti gli invitati, affinché nessuno potesse intuire il mio tormento interiore. Quando arrivò il momento delle candeline, e mi fu chiesto di esprimere un desiderio come di consuetudine, e il mio cuore si strinse e desiderai con tutte le mie forze di rivederlo.
Una volta soffiate le candeline, mi allontanai per alcuni minuti da tutta quella confusione, con la scusa di dover utilizzare il bagno. Una volta chiuso in bagno, mi lasciai andare a un pianto sommesso e liberatorio. Agognavo rivedere il Suo volto, sentire la sua pelle scivolare tra le mie dita, il sapore delle Sue labbra e l'odore di sale che avevano i suoi capelli. Proprio in quel momento, nella tasca del pantalone, il cellulare che avevo appena ricevuto in regalo da parte dei Miei, vibrò. Fino a quel giorno, mi era toccato dividere il cellulare con mia madre, e ogni volta che ricevevo o inviavo un messaggio al ragazzo dal pianoforte bianco, mi toccava cancellarlo affinché mia madre non sapesse. Fortuna volle, che l'eccessivo attaccamento di mia madre alle sue cose, fosse talmente forte da spingerla a questo regalo, che avrebbe significato per Lei indipendenza, e per me privacy.
Guardai il cellulare e vidi la scritta di messaggio ricevuto. Quella stessa mattina, quando a colazione i miei mi consegnarono il loro regalo, avevo inviato un messaggio al numero di cellulare del ragazzo dal pianoforte bianco, per comunicargli il mio nuovo numero, e nessun altro conosceva quel numero. Era sicuramente Lui. Aprii il messaggio, e lessi il contenuto. Diceva: "Mi dispiace tanto di non poter essere al tuo fianco in questo giorno per te tanto speciale. I miei mi danno il permesso di venire da te per il ponte dei morti se per tua madre è ok avvisami che prendo il biglietto".
Il mio viso, a leggere quelle parole, s'illuminò di gioia, e le lacrime, smisero di affluire. Mi lavai le mani e la faccia e tornai dagli invitati, potendo finalmente approfittare del giorno del mio compleanno, con la stessa felicità di tutti gli anni....
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Il ragazzo dal pianoforte bianco
RomanceNella vita ci sono poche storie che ti cambiano e per me questa è stata una di esse. Ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e spero abbia lo stesso effetto su di voi. STORIA VERA, NON MIA E CON TEMATICA OMOSESSUALE. IO MI LIMITO A RICOPIARE CIÒ...