Appena entrai nel mio ufficio vidi mia sorella Elisabetta seduta alla sua scrivania. Quel mattino era stata occupata a sistemare la questione dei nostri permessi di soggiorno, perciò non era venuta al lavoro, ma solitamente passavo tutto il tempo con lei. Gemma, invece, divideva il suo ufficio con Lessia.
Chiusi la porta in modo da non essere disturbate.
«Dove sei stata? Pensavo ti avrei trovata già qui, prima di me» mi disse distogliendo gli occhi azzurrini come i miei dal computer.
«Sì, lo so sono in ritardo... e hai visto che diluvio là fuori?».
«Non me ne parlare, questa umidità mi rovina la piega» borbottò lei indicando i capelli corvini piastrati proprio all'inizio della giornata.
Pensai ai miei capelli che avevo dovuto lavare e acconciare di nuovo solo poco prima, a casa di Sean.
«Come è andata stamattina?» chiesi a Elisabetta.
«Nessun problema, hanno avviato le pratiche per il rinnovo del permesso. E a te? Hai finito il bilancio?».
«Quasi...» risposi mentre mi sedevo al mio posto e riprendevo il lavoro da dove lo avevo interrotto.
O, almeno, provavo a riprenderlo. Facevo fatica a concentrarmi perché non riuscivo a togliermi dalla testa Sean e quello che era successo.
Mi alzai per farmi un caffè con la macchinetta che avevo comprato apposta per il nostro ufficio e fu allora che Elisabetta notò i miei pantaloni.
«Quelli sono nuovi?» mi chiese indicandoli.
«No... non sono miei» ammisi prendendo il bicchierino di caffè e portandomelo alla scrivania.
Elisabetta sbarrò gli occhi. «Da quando indossi vestiti di seconda mano?».
La sue obiezione aveva ben due ragioni per essere considerata legittima: il primo era che i nostri genitori, quando erano morti, ci avevano lasciato un'eredità consistente e ci eravamo sempre potute permettere abiti all'ultima moda, il secondo era che lavoravamo per una società nel settore della moda quindi l'attenzione al look di tendenza era praticamente un obbligo.
«Si trattava di un'emergenza, la gonna che indossavo si è rovinata e un ragazzo si è offerto di prestarmi questi».
«Un ragazzo?» Elisabetta era tutt'orecchi.
«Un bel ragazzo che ho conosciuto oggi fuori da quel ristorantino in cui andiamo ogni tanto» squittii.
«Racconta!».
«Non saprei cosa dire... si chiama Sean, frequenta il college ed è un bel ragazzo, un po' strano, ma sexy».
«E vi siete dati appuntamento?».
«Non ancora, ma ci rivedremo. Devo restituirgli i pantaloni, dopotutto. Sono della sua coinquilina».
«Quindi vi siete scambiati i numeri di telefono?».
No, però sapevo dove abitava. Ma non volevo dire a mia sorella che ero stata in casa di Sean, perciò preferii evitare la domanda.
«Adesso torniamo a lavorare. Non posso perdere altro tempo o Celeste si arrabbierà. Vuole avere al più presto il bilancio per decidere cosa fare con quella storia di New York».
«Secondo me dovrebbe cogliere l'occasione in ogni caso» commentò Elisabetta.
Effettivamente, partecipare alla settimana della moda come giornaliste della nostra rivista avrebbe dato visibilità al marchio e ci avrebbe permesso di aumentare il giro di affari anche per quanto riguardava le collezioni che firmavamo noi stesse. E magari, un giorno saremmo andate a New York come stiliste, oltre che redattrici.
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Perla
Mystery / ThrillerPerla is rich, young and beautiful and has moved to the States following the american dream, but her beloved Sean has a dark secret that is going to overwhelme her. *** Perla è ricca, giovane e bella e si è trasferita negli Stati Uniti per realizzar...