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Sean mi piaceva, su questo non c'era dubbio, ma andare a una festa del college con dei ragazzoni mai visti prima solo per stare un po' con lui non era esattamente la mia idea di appuntamento.

Senza contare che era venerdì sera e avevo tutta la stanchezza della settimana addosso, oltre che i pantaloni di un'altra ragazza.

Perciò declinai l'invito.

Quando lo feci, vidi l'espressione accattivante di Sean vacillare e il suo sorriso perdere di vitalità. Abbassò lo sguardo come se ci fosse rimasto male, ma fu solo per un attimo. Dopodiché si voltò verso il suo amico e lo rimproverò ironicamente.

«Visto, Emmett? Tutta colpa tua...».

Il ragazzo biondo sembrò cogliere la stessa nota di amarezza che avevo percepito io.

«Hai ragione, devo rimediare» disse, fingendo di scherzare «Che ne dite se io mi faccio portare alla festa da qualcun altro e vi lascio la mia auto per andare a casa a guardare un film?».

Non mi aspettavo una proposta simile. Cioè, non che mi dispiacesse, lo trovavo molto romantico, ma pensavo che Sean ci tenesse a quella festa.

Lo guardai dritto negli occhi, curiosa di sentire cosa avrebbe detto lui prima di sbilanciarmi.

Lui ricambiò con la stessa intensità.

«Io ci sto».

«Anch'io» mi scappò.

Fu così che poco dopo salii sull'auto di Emmett e Sean guidò sotto la pioggia riportandomi a casa sua.

All'inizio del tragitto inviai un messaggino ad Elisabetta per fare sapere alle mie sorelline di non aspettarmi per cena e che non sapevo quando sarei tornata.

Poi Sean prese a raccontarmi di Emmett e della loro amicizia.

Scoprii che si erano conosciuti il primo giorno di lezione al college e che il primo anno Emmett era diventato popolare in tutta la facoltà di legge per via della sua fama da sciupafemmine. In questo modo si era assicurato l'entrata in una qualche confraternita e, praticamente, non faceva che andare da una festa all'altra. Non mancava mai di portarsi dietro Sean e lo presentò anche a Dominic, ovvero l'altro ragazzo che abitava con loro. All'epoca Emmett e Dominic vivevano già insieme e l'anno dopo anche Sean si trasferì da loro. Jocelyn era arrivata poco tempo dopo, rivelandosi una coinquilina simpatica e in sintonia con tutti e tre i ragazzi, ma non era strettamente legata a nessuno di loro.

Al momento, l'unico che aveva la ragazza era Dominic, ma Sean non era sicuro che fosse una cosa seria. Quando gli chiesi perché, rispose che il suo coinquilino era fatto così, si impegnava in una relazione senza pretese, senza interrogarsi sui propri sentimenti.

Fui colpita da quell'osservazione perché mi suggeriva che lui, invece, non si metteva con una ragazza tanto per fare.

Quando arrivammo e feci il mio ingresso, il bagliore di un lampo invase il buio corridoio.

Sean accese l'interruttore ed io pensai che se tutte le luci erano spente significava che né Jocelyn né Dominic erano in casa.

Mi accomodai mentre Sean mi prendeva la giacca e chiedeva se prima di guardare il film mi andasse di sedermi in cucina a mangiare qualcosa.

Preparò due semplici bistecche con contorno di patatine fritte e stappò una bottiglia di vino rosso.

La conversazione durante la cena rimase tranquilla e amichevole come in auto, anche se stentava a ricrearsi l'atmosfera di quando lo avevo incontrato da Holly's Café. Così mi venne la pazza idea di flirtare un po' io e lo sorpresi dicendo che la bistecca fatta in quel modo era il mio piatto preferito. Per enfatizzare la cosa, gemetti di soddisfazione mentre masticavo l'ultimo boccone.

Ed ecco che sul suo volto comparve un sorriso furbetto che mi mise in subbuglio gli ormoni e il cervello, o forse per quello la colpa era del vino, e ricambiai con l'espressione più languida che mi riuscì.

«Allora» disse Sean, alzandosi in piedi «che film ti va di vedere?» mi prese per mano come aveva fatto quel pomeriggio sotto la pioggia e mi trascinò in soggiorno.

«Quello che vuoi tu» risposi sedendomi sul vecchio divano senza lasciargli la mano.

Guardandola in quel momento, intrecciata alla sua, mi parve una visione bellissima. La mia era bianca come l'avorio e la sua, con quella luce, sembrava dorata. Mi chiesi come sarebbero stati i nostri corpi l'uno stretto all'altro.

Osservai di nuovo il suo viso sperando che non avesse capito fino a che punto mi ero già spinta da sola. Avrebbe lasciato perdere il film e mi avrebbe portata al piano di sopra.

«Ehm... che ne dici di Bad Boys?».

Non lo conoscevo, ma non mi sembrava proprio un titolo azzeccato per un primo appuntamento. Sorvolai su quel dettaglio per non fare la difficile.

Dissi: «Okay» e gli lasciai la mano perché inserisse il film nel lettore e lo facesse cominciare.

Mentre partivano i titoli di testa si sedette accanto a me e mi riprese per mano.

Ne fui contenta, ma non potei dire altrettanto della trama del film. A lui sembrava piacere e ogni tanto commentava con entusiasmo, ma evidentemente non avevamo gusti simili neanche per i film oltre che per i colori. Finora tutto ciò che avevamo in comune era che ci piaceva la bistecca e che eravamo attratti l'uno dall'altra.

Ne ebbi la certezza a verso la fine di Bad Boys, quando stavo per convincermi che non era poi così male. Lui mi cinse con il braccio e mi sfiorò l'orecchio con le labbra sussurrandomi cosa sarebbe successo nella prossima scena.

Io non lo vidi con i miei occhi perché d'improvviso sentii le farfalle nello stomaco e mi voltai verso Sean incontrando le labbra che mi avevano provocata.

Lo baciai lentamente e lui ricambiò.

Il mio idillio, però, fu inaspettatamente interrotto da un rumore di vetro in frantumi.

Io e Sean ci staccammo bruscamente e vedemmo una palla di carta ai piedi della finestra, circondata da frammenti di vetro. Un'anta della finestra era rotta e, attraverso lo squarcio, qualche goccia di pioggia invadeva la stanza.

Rimasi con gli occhi spalancati per lo stupore, poiché non capivo cosa fosse successo. Sean, invece, andò a raccogliere il palla e la srotolò rivelando un sasso piuttosto grosso. Qualcuno lo aveva lanciato contro la finestra del soggiorno e la cosa mi fece sentire inquieta, come se ci fosse qualcuno là fuori intenzionato a farci del male.

Sean diede un'occhiata al foglio in cui era avvolto il sasso e si fece pensieroso. Poi avvicinò il viso alla finestra e guardò fuori.

«C'è qualcuno in giardino?» gli chiesi.

«No» rispose lui, allontanandosi con aria distratta.

«Chi può essere stato?».

«Ragazzi che hanno voglia di fare casino, immagino» ripiegò in fretta il foglio e se lo mise in tasca «Però, intanto hanno rotto la finestra e bisognerà sistemarla».

«Vandali...» commentai.

«Non ci pensare» mi esortò Sean. Spense il televisore e mi prese per mano «Andiamo di sopra che qui entra aria fredda».

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