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Passai ore in attesa con Emmett.

Era passata mezzanotte già da un po' quando l'agente Vaughan venne verso il divanetto dove eravamo seduti per dirci che potevamo finalmente vedere Sean.

Si trovava ancora nella stanza per gli interrogatori e, quando ci vide entrare, i suoi occhi si rianimarono tutto d'un tratto ed io mi commossi all'idea di quanto doveva essere stato in ansia fino a quel momento. Preoccupato quanto me di quello che gli sarebbe successo se fosse stato accusato di un omicidio che non aveva commesso o di uno in cui era rimasto accidentalmente coinvolto.

Eppure nessuno di noi ancora sapeva come stava procedendo il caso di Dustin Martinez o se la polizia aveva deciso di depennare Sean dalla lista dei sospettati.

«Prego, sedetevi» ci invitò l'agente Vaughan «ci sono delle novità».

In fretta, andai verso la sedia più vicina a Sean e gli strinsi la mano sotto il tavolo.

«Vedrai che andrà tutto bene» gli sussurrai.

Lui mi strinse più forte e con l'altra mano mi accarezzò la guancia. Poi mi tirò leggermente a sé e mi baciò sulle labbra.

«Sì, tranquilla» sussurrò a sua volta, come se fossi io ad aver più bisogno di essere rassicurata. E forse era vero.

Anche Emmett e il poliziotto si sedettero e, mentre questi si preparava ad aggiornarci, io continuai a tenere la mano di Sean.

«Abbiamo convocato qui alla centrale il signor Wilson Bailey nella speranza che le telefonate fatte a lei, Perla, fossero rilevanti ai fini delle indagini, ma il signor Bailey ci ha detto di non aver mai minacciato lei o il signor Walters con alcun tipo di messaggio».

«Ma io ho ricevuto un messaggio dal suo numero di telefono, lo ha detto lei» lo interruppi.

«A quanto pare il signor Bailey è responsabile solo delle telefonate, che, stando alla sua dichiarazione, erano tentativi mal riusciti di invitarla ad uscire. Ha detto che ha ottenuto il suo numero dai registri di suo padre, del quale lei è una cliente abituale, e che ogni volta prendeva coraggio per chiamarla, ma poi non ce la faceva a parlare. Un paio di volte sembra che ci siano anche stati dei disturbi sulla linea. Ad ogni modo, ci ha anche detto che un'altra persona ha usato il suo telefono per mandarle un messaggio e noi abbiamo interrogato anche lei. Si tratta della guida del museo con cui lei, signor Walers, ha parlato venerdì».

La faccenda iniziava a farsi intricata. Sean, Wilson, Lyndsey ed io eravamo sorprendentemente collegati, ma mi lasciava ancora più stupita pensare che Lyndsey mi avesse voluto mandare un messaggio, dato che non mi conosceva. In effetti, "Stagli lontana" poteva essere una minaccia alla nuova ragazza di quello che l'aveva scaricata, solo che non mi aveva dato quell'impressione quando ci avevo parlato.

«La signorina ha detto che ha voluto metterla in guardia» spiegò l'agente Vaughan «sostiene che il signor Walters non sia una brava persona e che potrebbe aver ucciso il signor Martinez».

«Ma non è vero!» esclamai.

«Naturalmente, le ho chiesto di motivare l'accusa» mi rabbonì lui «e lei ha risposto che il signor Walters doveva per forza essere una persona losca se conosceva qualcuno come il signor Martinez. Questo, però, ci ha fatto capire che la signorina sapeva di più di quello che stava dicendo riguardo la vittima».

«Cosa vuole dire?» domandò Emmett.

«Aveva dichiarato di non aver notato Dustin Martinez all'interno del museo venerdì pomeriggio, ma successivamente ha cambiato versione dicendo che lo aveva visto seguire il signor Walters».

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