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Emmett mi portò alla centrale di polizia.

Lui voleva indagare sull'omicidio, invece io ero più interessata a vedere Sean dal momento che si trovava in quel posto, ma non sapevo se sarebbe stato possibile.

A un certo punto riconobbi il poliziotto con cui avevo parlato in Deering Avenue.

«Agente Vaughan!» lo chiamai.

Lui mi guardò e si riavviò i capelli castani prima di avvicinarsi a noi due.

«Non abbiamo ancora finito con il suo fidanzato, Perla, mi dispiace» disse subito «temo che dovrete tornare più tardi».

«Siamo qui per un altro motivo» spiegò Emmett «Vogliamo aiutare a risolvere il caso».

«Avete delle informazioni a riguardo?» chiese l'agente Vaughan. Ebbi una sorta di déjà-vu vedendolo alzare il sopracciglio come aveva fatto quando gli avevo detto che non conoscevo da molto il mio ragazzo. Non credeva potessimo essere veramente utili.

«Dipende... se lei ci dicesse cosa avete scoperto finora, noi capiremmo quanto rilevanti siano le nostre informazioni» risposi io, alludendo alla rottura fra Sean e la sua banda di strada.

Il poliziotto ghignò.

«Non è così che funziona. Voi ci date delle informazioni e noi le valutiamo ai fini dell'indagine».

«Ma si tratta di una questione delicata» obiettai «non possiamo parlarne alla leggera».

«E, in più, dobbiamo sapere su quali basi state trattenendo il nostro amico per trovargli un avvocato» intervenne Emmett.

«Be', si tratta di due cose diverse. Visto che al momento non potete parlare con Sean Walters, vi dirò io perché è qui. Ma non posso rivelare i dettagli dell'indagine» disse l'agente «né obbligarvi a fornirmi le informazioni che avete, anche se dovete fidarvi di me se credete nell'innocenza del vostro amico. Seguitemi nel mio ufficio».

Lui si diresse verso una porta a pochi passi da dove ci trovavamo e la aprì per farci entrare nella stanza.

Sulla scrivania dietro la quale, poi, si andò a sedere notai una targa con riportato il suo nome e una fotografia con la sua famiglia. Aveva una moglie sorridente e un bambino di pochi mesi.

Emmett ed io prendemmo posto sulle sedie lì davanti e l'agente Vaughan iniziò a parlare.

«Abbiamo trovato il corpo di Dustin Martinez venerdì sera, dopo una segnalazione da parte dei dipendenti del museo. Il medico legale ha collocato l'ora del decesso tra le cinque e le sei del pomeriggio e la causa della morte è dovuta all'impatto con suolo conseguente a una caduta da alcuni metri d'altezza. Le fratture sulle braccia della vittima hanno scartato l'ipotesi del suicidio e l'assenza di qualsiasi video o testimone non ci ha permesso di trovare dei sospettati fino a questa sera, quando una telefonata anonima ha denunciato Sean Walters. Abbiamo mostrato una sua foto ai dipendenti del museo e qualcuno si è ricordato di averlo visto il giorno dell'omicidio parlare con una guida. Inoltre, sappiamo che sia il sospettato che la vittima venivano dallo stesso quartiere di Rockland, ma entrambi hanno cambiato indirizzo tre anni fa».

«Tutto questo non prova niente» affermò Emmett.

«Se la vittima e il sospettato si conoscevano e si trovavano nello stesso luogo al momento del delitto, è ragionevole chiedersi se il signor Walters non avesse un movente per uccidere il signor Martinez» continuò il poliziotto.

«Ma voi non avete le prove che si conoscessero... e neanche il movente» dissi.

«La telefonata diceva che si conoscevano e basterà che la polizia di Rockland faccia qualche domanda nel quartiere dove vivevano per scoprire se è la verità. A quel punto, capire se i due erano in disaccordo sarà il passo successivo e potrebbe fornirci un movente».

«E la scomparsa delle registrazioni?» domandò Emmett «Come la collegate a Sean?».

«Ovviamente non voleva prove che lo collocassero al piano dove ha incontrato la vittima».

«Ma come può averle prese se gli uomini della sicurezza stanno davanti ai monitor tutto il tempo?».

«C'è solo un addetto. E si è assentato verso le sei».

L'agente Vaughan stava dicendo che non c'era niente a provare l'innocenza di Sean, che lui fosse colpevole o meno.

«Ascolti» dissi «venerdì sera io e il mio ragazzo siamo stati minacciati, qualcuno ha lanciato un sasso nel soggiorno e... so che può sembrare solo un gesto vandalico, ma poi ho ricevuto delle telefonate e dei messaggi. Credo che qualcuno voglia fare del male a Sean e potrebbe essere la stessa persona che ha ucciso Dustin Martinez».

«Lei crede che chi ha ucciso il signor Martinez voglia fare altrettanto al suo fidanzato?».

«Facevano parte della stessa banda» Emmett mi guardò, preoccupato che stessi mettendo Sean in guai più grossi di quelli in cui si trovava «potrebbero essersi fatti dei nemici».

«Quindi lei mi sta confermando che la vittima e il sospettato si conoscevano...».

«Sì, e Sean non lo avrebbe mai ucciso» cercai di sembrare più convinta possibile.

Il detective sospirò.

«Posso scoprire chi le ha fatto le telefonate di cui parla, se mi dà il numero, ma è solo per valutare ogni possibile pista. Il suo fidanzato è ancora il sospettato principale» concluse.

Ero soddisfatta comunque.

L'agente Vaughan aveva motivo di dubitare e sarebbe stato più cauto nell'accusare Sean. Inoltre, dato che gli avevo già detto del suo legame con quel Dustin, probabilmente non avrebbe contattato la polizia di Rockland e non gli avrebbe dato modo di riaprire dei vecchi casi.

Diedi il numero misterioso al poliziotto e lui ci lasciò soli nel suo ufficio in attesa degli sviluppi.

Tornò dopo qualche minuto e ci fece cenno di non dire nulla prima che avesse potuto fare una telefonata.

Sollevò la cornetta sulla scrivania e parlò con qualche suo collega.

«Vorrei che portaste in centrale un sospettato per interrogarlo» disse «Si chiama Wilson Bailey».

Sbarrai gli occhi all'udire quel nome. Non avrei mai collegato il figlio del signor Bailey a un omicidio e non capivo cosa avesse a che fare con Sean o con la sua banda.

«È suo il numero che mi ha fornito» il poliziotto aveva riagganciato e stava parlando con me.

«È lui la persona che mi telefonava?» chiesi.

Il detective assentì e pensai che allora le chiamate e la minaccia non erano legate fra loro perché Wilson non poteva sapere del tatuaggio di Sean. Solo che non capivo nemmeno quale motivo avesse lui per dirmi di stare lontana dal mio ragazzo. Mi sarei aspettata di tutto tranne che fosse stato spinto dalla gelosia.

«Ora, però, vi devo chiedere di lasciare il mio ufficio» proseguì l'agente Vaughan «sta arrivando il signor Wilson Bailey e devo parlare con lui».

Emmett si alzò ed io lo seguii per uscire dalla stanza.

«Io resto qui» gli dissi poi «voglio sapere se Wilson centra davvero con questa storia e in che modo».

«Resto anch'io. Non me ne vado finché il mio migliore amico è bloccato qui».

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