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Dopo aver cenato in un locale in cui ci eravamo imbattuti vicino a Deering Oaks Park, Sean mi chiese di andare a casa sua ed io accettai, anche se non volevo fare tardi dato che il giorno seguente sarei dovuta andare in ufficio di mattina presto.

Prendemmo un taxi, perché entrambi ne avevamo abbastanza di camminare, e quello ci portò comodamente fino alla porta di casa.

Ma lì, vidi subito che ci aspettava una sorpresa.

Una volante era parcheggiata lungo la strada e due poliziotti in uniforme stavano parlando con Dominic, sotto il portico. Quando videro me e Sean scendere dal taxi, lo lasciarono e ci vennero incontro.

«Buonasera» salutò uno dei due, che aveva il naso aquilino e il mento pronunciato «è lei Sean Walters?».

«Sì, sono io» rispose Sean.

Riuscivo a percepire dalla sua risposta secca che era sulla difensiva e temeva di conoscere il motivo per cui la polizia era venuta a cercarlo.

E anch'io, in realtà, ero spaventata all'idea che si trovassero lì per qualche sviluppo nelle loro indagini sulla vecchia gang del mio ragazzo. Mi tenevo vicina a lui e non osavo aprire bocca prima di aver sentito cosa volevano.

«Dovrebbe seguirci alla centrale di polizia per rispondere ad alcune domande».

«Posso sapere di cosa si tratta?» chiese Sean.

«Le verrà spiegato tutto là».

Così, se da una parte mi sentivo sollevata perché non lo stavano arrestando, dall'altra mi preoccupavo di cosa gli sarebbe accaduto.

Pensai che lo avrebbero messo sotto torchio, che gli avrebbero mostrato delle prove schiaccianti o che sarebbe saltato fuori qualche testimone per incriminarlo del traffico di droga o dell'omicidio. Entrambi casi irrisolti, da quanto diceva Sean. Forse la polizia voleva ottenere una sua confessione e, poi, chiedergli di elencare i nomi di tutti gli altri suoi amici coinvolti.

Patteggiare, però, non gli avrebbe risparmiato la galera se fosse stato riconosciuto colpevole e questo gli avrebbe rovinato la vita.

Non volevo agitarmi prima del dovuto, ma tutti i miei pensieri in quel momento dipingevano un futuro terribile per Sean ed io ero convinta che non se lo meritasse. Sentivo di dover fare qualcosa per impedirlo.

«Adesso? Non potrebbe andare domani mattina?» suggerii per temporeggiare.

«No, se non viene con noi immediatamente saremo costretti ad arrestarlo».

«Arrestarlo?! E con quale accusa?».

«Il signor Walter è sospettato di un reato federale».

Il mio cuore sobbalzò.

Guardai Sean e lui ricambiò con aria spaventata prima di essere accompagnato dal poliziotto alla macchina senza dire una parola. Sapevo anch'io che era meglio così, piuttosto che essere direttamente arrestato, ma avevo paura che una volta giunto alla centrale non lo avrebbero più lasciato andare.

«Posso venire con voi?» chiesi all'altro agente.

«Posso chiederle chi è lei, signorina?».

«Mi chiamo Perla De' Preziosi, sono la fidanzata di Sean».

«Io sono l'agente Vaughan e, se non le dispiace, vorrei chiederle da quanto conosce il signor Walters e cosa sa di lui».

«Sean ed io ci siamo conosciuti la settimana scorsa. Si è trasferito da Rockland e frequenta la facoltà di legge all'Università del Southern Maine».

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