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In ufficio, Celeste fece in modo da rendersi insopportabile tutto il tempo. Non che di solito mi stesse simpatica, ma quel lunedì fu una vera tiranna.

Tutte volevamo che la società avesse successo, ma non mi sembrava che il suo atteggiamento ottenesse effetti migliori di quelli che avremmo raggiunto con un capo più piacevole. Non sapevo come facesse a sopportarla Marika, il suo braccio destro, visto che doveva lavorarci ancora a più stretto contatto. In teoria erano addirittura abbastanza amiche, ma, secondo me, l'unica cosa che le univa era la soddisfazione di guidare la società.

Ogni tanto a me ed Elisabetta, visto che passavamo tutto il giorno assieme a lavorare, capitava di sparlare un po' e scherzare su alcune abitudini che aveva il capo. Alla fine, era l'unico modo per non farsi rovinare l'umore.

Durante il pomeriggio venne a trovarci anche Gemma per chiacchierare, ma ad attirarla era il fatto che si stava avvicinando il momento per le mie sorelle di conoscere Sean e lei voleva sapere di più da me su che tipo fosse.

E tanto desiderava lei saperlo, quanto desideravo io nasconderglielo, perché tutto ciò che mi veniva in mente non potevo rivelarglielo.

Per fortuna dovette rimettersi presto al lavoro, perché Celeste stava col fiato sul collo anche a lei. Ma, non appena le lancette dell'orologio segnarono le cinque, aprì la porta dell'ufficio che condividevo con Elisabetta e ci ricordò che era ora di andare da Cross Jewelery.

Naturalmente, voleva arrivare in orario per non dover poi fare aspettare Sean. Sembrava che desiderasse vederlo almeno quanto lo desideravo io.

Arrivate alla gioielleria, il signor Bailey ci accolse calorosamente tutte e tre non appena varcammo la soglia.

«Avete ancora quel braccialetto che mi ha fatto vedere l'altro giorno?» gli chiesi.

«Sì, vado a prenderlo subito, signorina. L'ho esposto in questa teca quaggiù» spiegò avviandosi «ma avevo immaginato che sarebbe tornata. E poi ho qualcosa da mostrare anche a voi due, signorine, visto che siete qui. Che ne dite?» disse con il suo solito modo di fare amichevole e chiacchierone mentre le mie sorelle venivano attirate dagli sfavillii nelle vetrinette.

«Oggi abbiamo tempo solo per un'occhiata veloce» rispose Elisabetta.

«Già, tra poco abbiamo un impegno» intervenne Gemma.

«Spero che tornerete presto, allora» disse appoggiando il braccialetto davanti a me «Eccolo qua, signorina, le piace?».

«Sì, signor Bailey, ho deciso che lo compro» dichiarai con il sorriso di una bambina che sta per ricevere un nuovo giocattolo.

«Ottima scelta» concluse il gioielliere dirigendosi a passo zoppicante verso il bancone. Io tirai fuori il portafoglio e lo seguii.

Nel frattempo Elisabetta e Gemma passavano in rassegna tutti i piccoli tesori esposti.

«Andiamo al bar adesso?» chiesi loro quando ebbi finito di pagare. Ero soddisfatta e quello che poteva farmi ancora più felice, dopo l'acquisto, era vedere Sean.

«Certo» rispose Elisabetta staccando lentamente gli occhi da un paio di orecchini di diamanti.

«Arrivederci, signor Bailey» salutai.

«Vi auguro buona serata» rispose lui.

«Anche a lei» rispondemmo noi in coro.

«A presto!» salutò anche il figlio, comparendo all'improvviso dalla porta che dava sul retro.

«Non vedo l'ora di conoscere il tuo ragazzo» gongolò Gemma mentre uscivamo.

«Ok, aspettiamo direttamente lì, a Holly's Café» proposi io.

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