Capitolo 6

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Suonò la solita sveglia delle 7.15 e con molta fatica, mi alzai. Non dormii per nulla quella notte: continuai a pensare a delle possibili ipotesi su che cosa avrebbero fatto Raul e i suoi amici il prossimo sabato. Forse era vero, dovevano andare a ballare per il compleanno di Caleb. Forse dovevano fare il giro delle escort del quartiere o forse una semplice uscita tra diciottenni. Mi sembrò tutto troppo strano.

Perché trovarsi all'una di notte da Eddy? Perché sussurrare? Cosa c'era scritto sopra quel foglio? Chi è nightfox ?
E se avessero messo su una banda di spacciatori o roba simile?
Impossibile.

Raul è sempre stato un ragazzo prudente, conosceva benissimo quali fossero i rischi di organizzare una banda di spacciatori: c'è il 50 per cento di possibilità di essere beccato dalla polizia in borghese, finendo quindi in gabbia con una pena che varia due ai cinque anni, e ben l'85 per cento di essere fatto fuori dalla concorrenza interna. Troppo rischioso.

Mi preparai per andare a scuola e, mentre mio fratello era in bagno a radersi la peluria sotto il mento che lui chiamava barba, gli sfilai le chiavi del motorino dalla giacca appesa alla porta. Come avete capito, avevamo un solo motorino in due; cercammo più volte di istituire una tabella per spartircelo equamente, ma risultò sempre una pessima idea, così finimmo sempre per rubarcelo a vicenda.
Arrivai a scuola in anticipo quel giorno, per cui decisi di parcheggiare dietro la scuola e fermarmi a controllare le notifiche sul telefono. Dopo aver girato i vari sociale network, aprii il sito di Los Angels Times e trovai un articolo riguardante San Jose. Parlava di un furto da 2000 dollari. "TRUFFE IN AUMENTO, QUINTO CASO IN DUE MESI", era il titolo dell'articolo.
Sentii il suono della campanella, così bloccai lo schermo e scesi dal motorino. Alzai lo sguardo e mi accorsi che in lontananza c'era Raul che parlava con qualcuno. Il ragazzo di spalle era biondo e aveva addosso una giaccia di pelle nera. Non sembrava stessero parlando di cose divertenti: l'espressione di Raul era seria e guardinga, sembrava quasi che avessero paura a farsi vedere assieme.
Dopo un po' si salutarono con una stretta di mano e mio fratello gli tirò una pacca sulla spalla. Il biondo si voltò per entrare a scuola e solo allora lo riconobbi: era Fox, Demon Fox.
<<Che fai, non entri?>> Mi sorprese Mouse.
<<Sisi ora entro. Mi ero un attimo incantata>> Inventai una scusa su due piedi.
<<Davanti a Fox?>>
<<Ma che dici? Non l'avevo nemmeno notato...>> Ma involontariamente lo guardai mentre saliva i gradini della scuola.
<<Che bugiarda che sei>> Fece una smorfia.
La campanella della prima ora suonò ed incominciarono le lezioni.

Che palle

Al cambio dell'ora andai verso il mio armadietto per fare il cambio dei libri e a quanto pare non fui l'unica ad aver avuto questa idea.
Demon girò il viso verso di me e i suoi angoli della bocca si alzarono in un tenero sorriso.
<<E così tu sei la sorella di Raul?>> Mi chiese poi.
<<Io? Cosa? No, cioè si... Come fai a saperlo?>> Lo travolsi di parole alla velocità della luce.

Ma cosa mi prende?

<<Avete lo stesso cognome e vi assomigliate. Semplice deduzione>>
<<Ah>> Riuscii solo a dire.
<<Un mese fa ho ordinato una panna e salmone alla vostra pizzeria e Raul me l'ha portata. Ci siamo conosciuti lì>> Mi spiegò meglio.
Non seppi se essere più imbarazzata per la situazione o per il fatto che sapeva che facevo la cameriera nella pizzeria di mio padre.
<<Ah! Panna e salmone, la mia preferita!>> Mentii cercando di essere il più convincente possibile.
<<Io invece la detesto, era per mia madre infatti>>
<<Anche io la detesto>>
<<Hai appena detto che è la tua preferita però>> Mi contraddisse elegantemente.
<<Mi sono appena ricordata che non mi piace poi così tanto. Non mi piace tanto la pizza in genere...>>

Ma cosa diavolo sto dicendo!

<<La figlia di un pizzaiolo che dice di non amare la pizza. Non lo direi in giro così facilmente se fossi in te>> Disse, sussurrando sull'ultima frase.
<<Lo terrò a mente>> Sussurrai anche io.
Suonò la campanella della seconda ora e gli alunni nel corridoio cominciarono a distribuirsi nelle aule.
<<Allora io vado di là>> Mi avvisò chiudendo l'armadietto.
<<E io vado di qua>>
E ognuno di noi prese la sua strada.
<<E io vado di qua>> Scimmiottò la mia voce Mouse mentre entravamo nell'aula.
<<Fottiti>> Dissi a denti stretti.

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