Capitolo 13

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Corsi, corsi e corsi. Non sapevo dove stessi andando, sapevo solo che dovevo correre.

"Corri Forrest corri"

Mi ricordai del film, quando i polpacci cominciarono a bruciare e il fiato a mancare. L'immagine di Forrest Gump che correva da una sponda all'altra dell'America, mi aiutò a proseguire nonostante la fatica. Anche a lui, come a me, avevano detto di fuggire se si fosse trovato in pericolo. E io ero in pericolo.

Mio fratello è il pericolo

Mi sentivo libera, invincibile.
L'aria californiana di fine estate soffiava sui miei capelli lunghi e neri. In strada non c'era nessuno, poiché erano le prime luci dell'alba. Voltando la testa, vidi che mi stavano ancora seguendo: Demon mi stava raggiungendo, Call, Han e Raul erano dietro di lui e il furgone ruggiva dal fondo della strada. Guardai nuovamente in avanti, ma mi accorsi troppo tardi che stavo per andare a sbattere contro il muso di una berlina parcheggiata ai lati del viale; caddi a terra dolorante, raggomitolandomi su me stessa. Non riuscivo a muovermi, ne a proseguire la mia corsa. Il fianco formicolava e una lacrima zampillò sul mio viso paonazzo. Un secondo dopo, Fox mi raggiunse.
<<Cosa diavolo avevi intenzione di fare?>> Mi chiese a corto d'aria, mentre mi raccattava dal cemento.
<<Lasciami>> Dissi a denti stretti.
<<Per scappare dalla polizia e denunciarci? Non siamo così idioti>>
Mi teneva le gambe e il busto con le sue braccia forti. Il mio viso era appoggiato sull'incavo del suo collo; riuscii a scorgere la vena pulsare.
<<Non vogliamo farti del male Ines>> Sussurrò appoggiando le labbra sulla mia cute. Non ci fu sentimento, né compassione, né conforto in quelle parole. Sembrava quasi una bugia quella che mi stava dicendo.
Nel frattempo ci raggiunsero sia gli altri sia il furgone e Demon mi ci scaricò dentro come un netturbino fa con un sacco della pattumiera.
Salirono tutti sul veicolo e il tipo grosso, blindando il furgone, fece segno a Felix di partire.
<<Raul lasciami andare o vi denuncio veramente>>
<<Grace Kelly comincia ad avere sonno, Raul>> Lo informò il ragazzo muscoloso con un sorriso beffardo.
<<Buddy no>> Interruppe Felix preoccupato.
<<È meglio per tutti>> Puntualizzò Buddy.
<<Che ne dici Han?>> Chiese mio fratello all'asiatico.
<<Hai sete?>> Han mi porse una bottiglietta d'acqua e io la presi.
<<E tu pensi veramente che io la beva?>> Dissi agitandone il contenuto.
<<Cos'è hai paura dell'acqua?>> Mi schernì Buddy.
<<Senti ciccione, vedi di finirla o se no tutte quelle ciambelle che quella sgualdrina di tua madre ti dà per merenda te le ficco su per il culo>> Contraccambiai alla sua provocazione.
Ho vissuto tutta la mia vita in mezzo ai maschi, so cosa dire per fargli arrabbiare. Tre cose non puoi toccare ad un uomo: la madre, i figli e la macchina. Non ero sicura che avesse figli e forse era troppo piccolo per possedere una macchina; la mamma era il suo punto dolente.
<<Ringrazia Dio che ci sia tuo fratello. Se fosse stato per me ti avrei già fracassato di botte dalla prima volta che ti ho visto imboscata dietro il finestrino>>
<<Ora basta. Finitela tutte e due. Felix portaci a casa>> Ci zittì Raul.
Io ero seduta con la schiena sul fondo del furgone e Raul era rannicchiato a fianco a me. Avevo sete, molta sete. La corsa mi aveva arso la gola e un sorso d'acqua avrebbe allietato il mio stomaco contorto dall'adrenalina. Buddy, davanti a me, mi guardava con tono di sfida, mentre Felix e Demon, al suo fianco, erano concentrati sulla strada.

È solo acqua. Mi avrebbero colpito in testa se volevano tramortirmi. Ines è tuo fratello, tua madre si fidava di lui, provaci anche tu.

Bevvi un lungo sorso d'acqua soprappensiero e richiusi la bottiglia con il tappo che avevo svitato un'attimo prima.
La vista cominciò ad offuscarsi e i sensi ad affievolirsi: un'ondata di tranquillità travolse il mio fisico teso.
<<Cosa ci avete messo dentro?>> Dissi con una smorfia.
<<Niente che tu ti ricorderai>> Rise Buddy.
<<E tre, due, uno...>> Scandii Han seguendo la conta sull'orologio che portava al polso.
<<Raul mi avete drog...>> Cercai di chiedere, prima di cadere sulla spalla di mio fratello, completamente priva di sensi.

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