Capitolo 10

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Era arrivato: il giorno che si era tramutato da un pedinamento ad un appuntamento, se così lo vogliamo chiamare.
Ero tesissima, lo stomaco, ogni qualvolta che pensavo a Demon, si contorceva in scariche di eccitazione e di ansia allo stesso tempo.Non avevo la più pallida idea di cosa mettermi per un'occasione del genere, così chiamai Mouse per telefono.
<<Lo sapevo che ci saresti finita a letto Ines>> Mi rimproverò.
<<Ma sei scema? Comunque cosa mi devo mettere per un occasione del genere?>>
<<Pizzo nero>> Rispose subito.
<<Ok ma sopra?>>
<<Ma quale sopra! Quello appena arriverà in casa ti leverà subito i vestiti. Tanto vale che gli agevoli il lavoro...>>
<<Ma la vuoi piantare?>> Risi io.
<<Ok, senti, opta per qualcosa di aderente e scollato, ma non troppo mi raccomando. Lascialo immaginare>>
<<Va bene guru>> E riagganciai la cornetta del telefono.

Calmati

Ripetevo a me stessa ogni qualvolta che l'immagine di Fox mi si ripresentava nella mente.

Analizziamo la situazione: un ragazzo bello da morire e oltre le mie possibilità, verrà a casa mia sta sera. Aspetteremo insieme "l' arrivo di mio fratello". Tutto normale

La sera non tardò ad arrivare, così mi infilai sotto la doccia per tre buoni tre quarti d'ora, mi profumai e mi pettinai fermando accuratamente una ciocca di capelli, al lato della cute, con un fermaglio. Mi vestii come mi aveva consigliato Mouse: pizzo nero come intimo, un vestito corto nero che fasciava la vita e un paio di stivaletti in pelle.
Mi guardai allo specchio per un ultima volta: le mie guance arrossate, gli occhi grandi e marroni, le labbra carnose e piene, i capelli lunghi fino alla schiena color pece, la statura piccola e formosa. Mi sentivo bella; per la prima volta mi ero preso cura di me stessa. Come tocco finale agganciai dei pendenti ai lobi delle orecchie: erano di mia mamma, li mettevo sempre per le occasioni importanti e quella lo era di certo.
Aspettai il suo arrivo seduta sul divano e i palmi delle mani cominciarono a sudare e la gamba destra a tremare. Ero tesa, molto tesa e mille pensieri correvano avanti e indietro toccando da una parte all'altra le sponde del mio cervello.

Il vestito: troppo corto
Il pizzo: fuori luogo
E se lui fosse venuto solo per aspettare Raul?

Il vestito comunque è troppo corto

Pensai preoccupata mentre cercavo di tirarlo giù il più possibile con le dita sudate.

Continuavo a guardare l'orologio:
si fecero le 21.00, poi le 21.40, poi le 22.15, poi le 23.00, le 23.40 e infine mezzanotte e mezza.

Ma dove diamine è finito?
Se si fosse perso? E se Raul non gli avesse mai detto dove abitiamo? E se l'avessero accoltellato?
CALMATI INES !
Ti ha solo dato buca. Che ti aspettavi?

Mi ero illusa che potesse succedere qualcosa di importante quella sera, ma forse avevo fantasticato troppo; togliamo il forse.
Guardai nuovamente l'ora: era quasi l'una ormai. Era chiaro, non sarebbe più venuto. Così salii per camera mia, ma un flash mi impedii di proseguire.

Aspetta, mio fratello!

Forse era troppo tardi per avere una serata speciale, ma ero in perfetto orario per scoprire la serata speciale di Raul. Così indossai una felpa nera con il cappuccio, infilai il cappello e uscii di casa. Saltai sul motorino e partii.

"Ci vediamo davanti da Eddy..."

Conoscevo un solo posto che si chiamava Eddy ed era un benzinaio che si trovava fuori dal centro. Provai infatti con quello.
L'atmosfera notturna a San Jose è leggermente più tetra e oscura di quella diurna, soprattutto in periferia. Avevo paura, lo ammetto, ma la curiosità ormai aveva raggiunto il limite della sopportazione. Non potevo lasciarmelo scappare, ormai avevo il segreto di mio fratello in pugno.
Arrivai davanti al benzinaio e vidi che era chiuso: c'era solo un furgone bianco che stava facendo rifornimento al self-service.

"...prendiamo il furgone..."

Erano sicuramente loro.
Scese infatti qualcuno dallo sportello davanti, che sfilò la pompa di benzina dal serbatoio. Guardai meglio e riconobbi che era Caleb; la sua altezza notevole, i suoi capelli castani leggermente corti ai lati e più lunghi sulla fronte, la sua andatura spavalda: era lui.

"...e andiamo!".

Caleb risalì in fretta, ma sta volta dal retro, e con urlo elettrizzato da parte di tutti i ragazzi dentro, il furgone sfrecciò via.
Dovevo seguirli: era la mia ultima e unica occasione.

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