Cap. 7

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Honey 96


Robert masticò malamente un'imprecazione, mentre finiva di chiudersi la camicia della divisa. Le dita continuavano ad incrociarsi tra di loro, facendolo sbuffare sempre più innervosito, ed impedendogli di abbottonare ogni singolo bottone al primo tentativo.

Riuscire ad avere una giornata quasi normale, molte volte, gli sembrava un obbiettivo a dir poco impossibile.

Prima l'Università, poi il ristorante, dopo ancora quella stupida camicia che non voleva collaborare con lui... gli mancava giusto che sbucasse fuori un ausiliare del traffico per mettergli una multa salatissima sul parabrezza della macchina e si sarebbe potuto definire completamente a posto.

L'occhio del ragazzo cadde poi sul proprio telefonino, abbandonato su un ripianetto del proprio armadietto nello spogliatoio del locale.

Una volta uscito, avrebbe assolutamente dovuto chiamare Lyla. Poteva ben immaginare lo stato d'animo dell'amica, e non poteva lasciarla sola in un momento del genere.

Non solo le spiaceva per lei, ma si sentiva anche in colpa. Era stato lui per primo a spingerla tra le braccia di Ciel O'Konnor, consigliandole di lasciarsi andare e godersi il tutto.

Se avesse anche solo potuto immaginare che razza di persona fosse il dottore, non solo avrebbe cercato di salvaguardare meglio l'amica, ma con molte probabilità avrebbe anche reagito in maniera diversa al ristorante giapponese.

Finita l'impresa titanica di chiudersi la camicia, si legò in vita il grembiule beige con su il logo giallo del locale, ed uscì pronto per iniziare il proprio turno lavorativo.

Mediamente erano sempre almeno in tre a coprire lo stesso turno al locale e a dividersi i compiti; uno serviva e puliva i tavoli, un altro faceva cassa e l'ultimo si occupava di servire la gente al bancone. A livello teorico sembrava tutto molto semplice, ma quando si passava ai fatti concreti... era tutt'altro.

Non solo facevano una fatica immane a stare dietro, e a sopportare, la moltitudine di clienti che arrivavano continuamente, ma dovevano far fronte anche agli imprevisti più disparati.

La cassa che smetteva di funzionare, la macchina del caffè che si accendeva una volta sì e altre due no, e i colleghi che non si presentavano all'ultimo... come esattamente era capitato quel giorno.

- Robert! È un disastro! -

Venne travolto in pieno, non appena mise piede fuori dallo spogliatoio, da un piccolo uragano biondo che altri non era che Summer, una delle sue colleghe. Era visibilmente scossa, rossa in viso, e con gli occhi spalancati come se si fosse ritrovata davanti ad uno spettro all'improvviso.

- Che succede? -

- Mark ci ha bidonati! Ha appena chiamato il capo dicendo che non può venire! -

Fu il turno di Robert di sgranare gli occhi, allibito.

- Ancora? - domandò conferma, con una forte note infastidita nella voce - Che cosa ha avuto questa volta? Gli hanno investito l'amico immaginario? -

- Dice di essersi ammalato -

Il castano inarcò un sopracciglio.

Nemmeno Summer credeva alla risposta che gli aveva appena riferito.

- E io sono l'amante segreto di Jason Momoa. Ora, per quanto mi piacerebbe dirti che è tutto vero, e che a letto si comporta come un vero Khal, sappiamo benissimo entrambi che sono entrambe due enormi cazzate. Perciò... - fece una piccola pausa - Guarda. Non mi interessa nemmeno sapere perché quello lì non si è voluto presentare, ancora, a lavoro. Chi lo sostituisce? -

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