Cap. 17

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Pollo fifo digievolve in... Pulcino incazzoso.

- È lui? -
- No -
- Allora lui? -
- No, Rie. Non è ancora arrivato - sbuffò infastidito Robert a braccia conserte, seduto di fianco alla sorella sulla panchina del centro commerciale.
Avevano deciso di rimanere là ad aspettare che arrivassero Alberich in compagnia del suo amico, e da quando Arianne aveva appreso la notizia del suo imminente arrivo non aveva fatto altro che tormentarlo ogni qual volta avvistava, anche solo in lontananza, un ragazzo camminare verso di loro.
- Ah, ok... - fece dispiaciuta, tornando a guardarsi le punte delle scarpe annoiata.
Peccato che passarono solo pochissimi secondi prima che decidesse di ritornare alla carica, continuando la sua ricerca del misterioso ragazzo del fratello.
- E lui? -
A quell'ennesima domanda Robert iniziò seriamente a desiderare di voler prendere a testate la vetrina del negozio davanti a loro.
- Jeeez Arianne, la pianti?! - la riprese il fratello, esasperato.
La bruna alzò entrambe le mani in segno di resa, come a voler dire che l'avrebbe fatta finita, ma ormai Robert non ci sarebbe cascato più. Sapeva bene ormai che da un momento all'altro la mora avrebbe ricominciato con la sua estenuante tortura. Non gli restava altro che pregare nell'arrivo di Alberich e il suo amico.
Mai avrebbe pensato che si sarebbe ritrovato a smaniare così tanto di vederlo.
- E quel mega fusto insieme a quell'altro mega fusto? -
- Arianne, ti ho già detto di_ Ah no, aspetta. Mi sa che sono loro -
Il ragazzo si ritrovò a correggersi quasi subito non appena intravide una chioma corvina alquanto familiare. Gli ci vollero giusto pochi secondi per riconoscere la figura di Alberich, intento a parlottare animatamente con un altro ragazzo grosso e spesso quasi quanto lui.
Nonostante condividessero lo stesso volume muscolare, Alberich e il suo amico era parecchio diversi l'uno dall'altro.
L'amico di Alberich aveva i capelli lunghi e di un castano mogano molto vivido che gli arrivavano giusto poco sotto le clavicole, e la pelle abbronzata di chi stava parecchie ore all'aperto sotto la luce del sole pure d'inverno. Altro particolare che non sfuggì all'occhio attento del ragazzo fu il fatto che non era tanto tatuato come il corvino al suo fianco. O almeno, sicuramente le braccia lasciate scoperte dalla T-shirt blu che aveva indosso sembravano essere completamente immacolate.
- Dai allora! - la voce squillante di Arianne riattirò l'attenzione del fratello su di sé - Andiamogli incontro -
E senza neanche aspettare una sua risposta, Rie prese sotto braccio il fratello e, senza il minimo sforzo, iniziò a trascinarlo dove voleva lei come se fosse una mera bambola di pezza.

- Hai capito quello che ho detto? -
- Per l'ennesima volta, Alb: sì. Ho capito. Niente battute del cazzo, nessun riferimento ad eventuali storie passate e nemmeno racconti imbarazzanti sulle tue figuracce storiche. Va bene? -
Il tatuato annuì, soddisfatto.
- Perfetto - fece - E mi raccomando Tom... -
- Non fare cazzate. Sì, sì. Lo so. Non hai fatto altro che ripeterlo negli ultimi cinque minuti. Ti posso assicurare di aver capito tutto alla perfezione -
- Lo so, amico. Mi spiace essere così assillante, però lo sai... Tra me e Robert non è esattamente partito tutto liscio come l'olio, se così possiamo dire. Voglio solo evitare altri eventi spiacevoli -
- Stai pure tranquillo che tanto, per quello, basti e avanzi già te. Io non riuscirei a fare danni simili nemmeno se mi ci impegnassi -
- Quando ti ci metti sai essere un vero stronzo, lo sai? -
- Mai quanto te, lover boy -
Lo prese in giro il bruno dandogli una gomitata giocosa, e ricevendone un'altra in risposta della medesima intensità.
Alberich era sul punto di mandare - sempre giocosamente - a quel paese il proprio migliore amico quando notò mutare l'espressione del bruno improvvisamente. Si accorse solo in un secondo momento delle due figure che stavano per approcciarli.
- Che è quella faccia? - domandò con fare accusatorio.
Il tatuato aveva notato che l'amico sembrava molto preso dalla figura femminile vicina a Robert. Figura che sapeva già appartenere alla sorella minore del suo ragazzo.
- Cosa? Eh? - Tom balbettò, evidentemente colto in fallo. Gli ci volle un secondo per realizzare le parole di poco prima dell'amico - Niente niente - rispose infine, distogliendo lo sguardo.
Per quanto possibile l'espressione di Alberich divenne ancora più accusatoria.
- Tom... -
- No, è che... - provò a spiegarsi il ragazzo, dovendo poi tossire appena per schiarirsi la voce - È ben piazzata la sorella del tuo ragazzo -
- Tom, guai a te se fai qualche boiata che ti ribalto -
- Ho fatto solo una constatazione - si giustificò lui - Non è colpa mia se è proprio una bella ragazza -
Quella fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima che le coppia di fratelli diventasse a portata di orecchio. Alberich decise di lasciar perdere la discussione, ma per lui il discorso non era assolutamente concluso là. Avrebbe parlato ancora con l'amico dopo, ora aveva altro a cui pensare.
Con un cambio faccia che avrebbe fatto invidia anche al migliore degli attori Hollywoodiani, Alberich si girò verso i due ragazzi con un sorrisone enorme.
- Pulcino! -
Quello fu il saluto di Alberich a Robert, una volta che i due ragazzi arrivarono a pochi passi da loro.
Fu un'esclamazione che scatenò due reazioni completamente diverse nei due fratelli. Se Robert divenne rosso come un semaforo per l'imbarazzo, Rie scoppiò palesemente a ridere.
- Pulcino? - ripeté con fare derisorio, punzecchiando il fratello. Robert lanciò un'occhiataccia prima a lei, e poi ad Alberich.
- Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così! -
- Lo so, lo so. Scusami. Ma è più forte di me - si scusò, passandosi una mano dietro al collo - E poi sei così carino quando ti arrabbi -
- Dai, Bobbie. Non c'è mica bisogno di arruffare le penne così. Alla fine è un soprannome molto carino che ti si addice. Pure mamma ti chiama con un nomignolo simile -
- Ti ci metti pure te? -
Robert fulminò la sorella con lo sguardo. La sua era un'occhiataccia che urlava "Se ci tieni alla vita taci", ma come al solito Arianna era completamente sorda ai suoi avvertimenti.
- Davvero? - domandò, parecchio interessato, Alberich, rivolgendosi direttamente alla bruna.
Ovviamente lui aveva drizzato le orecchie a quell'informazione. Di quello Robert non ne fu particolarmente sorpreso. Si era immaginato già una cosa simile. L'unica cosa che non sapeva era l'entità del tormento che lo stava aspettando.
- Te lo posso assicurare - confermò Rie, con un ampio sorriso - Non a caso il nostro Robert è il passerotto di casa -
- Arianne! -
- Che c'è? È vero! - si difese lei - E poi mica ha detto niente di scabroso. Avrei potuto tranquillamente fare un parallelismo con la parola "uccelli" ma mi sono trattenuta. Mi dovresti ringraziare -
Non l'aveva detto veramente. Robert non voleva crederci.
- Ahah, mi piaci te - rise Alberich, prendendo sotto braccio la ragazza come se fosse già un'amica di vecchia data - Io e te andremo molto d'accordo mi sa -
- Il sentimento è reciproco - gli sorrise in risposta - Arianne, comunque. La favolosa sorella di questo musone qua, ma potete chiamarmi anche semplicemente Rie -
- È un piacere conoscerti, Rie. Io sono Alberich, mentre lui è il mio migliore amico Tom -
Quando il ragazzo tatuato indicò l'altro alle sue spalle, gli occhi di Arianne si illuminarono appena. Questo non sfuggì agli occhi del fratello maggiore. Sapeva cosa voleva dire quello sguardo. Sua sorella aveva appena puntato l'amico di Alberich come un cane farebbe con una bella bistecca al sangue.
Non solo prevedeva guai, ma già gli dispiaceva per il poveretto che non sapeva cosa lo stava attendendo.
- Il piacere è tutto mio -
Oh, questo Robert non lo metteva assolutamente in dubbio.
- Ragazzi, visto che è già mezzogiorno passato che ne dite se andiamo da qualche parte a mangiare qualcosa? Non so voi, ma né io né mia sorella abbiamo toccato cibo da questa mattina -
- Lo stesso vale per noi - fece Alberich, liberando Arianne - Avete qualche preferenza? -
- No, io nessuna in particolare - rispose per prima la bruna, per poi girarsi ed avvicinarsi al ragazzo rimasto in disparte - E tu invece, mega fusto? Hai qualche preferenza? -
Tom si irrigidì appena, non aspettandosi un approccio così diretto da parte della ragazza. A disagio infatti alzò appena lo sguardo per lanciare un'occhiata ad Alberich, come a dirgli silenziosamente "Guarda bene che non sto facendo niente io, eh" in sua difesa.
- N-No, neanche io nessuna -
- Benissimo, allora - fece allegra, portando entrambe le mani dietro alla schiena - Vorrà dire che ci faremo guidare dai nostri due piccioncini. Andate pure ragazzi, noi vi seguiamo a ruota -
- Lascio scegliere Robert - Alberich si girò verso di lui, e gli sorrise - Qualsiasi cosa sceglierai mi andrà più che bene -
Robert si lasciò scappare una smorfia.
- Perché mi vuoi appioppare questa responsabilità? -
Lui un peso del genere sulle spalle non lo voleva mica.
- Cos'è? Non ti piace avere le redini in mano? - gli domandò, con un sorrisetto ad increspargli appena le labbra. Si avvicinò maggiormente al ragazzo e dopo avergli messo una mano sulla spalla ed essersi portato a portata di orecchio, aggiunse - Se non vuoi, puoi lasciar fare a me. Io non ho problemi nel guidare -
Robert si sentì andare a fuoco.
Perché gli sembrava che di tutto un tratto non stessero più parlando di cibo?
- Screanzato... -
Alberich sbatté gli occhi chiari, con un'espressione che era difficile dire se fosse realmente confusa o meno. Robert ci avrebbe giurato che stesse facendo finta.
- Perché? Che ho detto di male? -
Il castano borbottò qualche parola sconnessa, qualcosa che parve più un lungo mugugnio piuttosto che una frase vera e propria e di senso compiuto. Nonostante ciò, riuscì a mettere insieme qualcosa che riuscì a sembrare vagamente un "Andiamo qua", e dopo aver controllato che la combricola avesse capito cosa aveva detto, iniziò ad incamminarsi.


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