Come leprotti che saltellano
Come si descrive un primo bacio?
Come si descrive bene un primo bacio?
Lyla non pensava di essere in grado di poter descrivere l'esplosione di emozioni che la stavano scuotendo nel profondo; non adeguatamente, quanto meno. In ventitré anni di esistenza non aveva mai provato niente di simile.
Non era una sprovveduta. Le era già capito di baciare qualcuno prima di allora, ma niente era paragonabile alla sensazione che le labbra di Ciel stavano riuscendo a trasmetterle.
Il pediatra era di una dolcezza sconfinata. Non faceva pressioni, e non faceva intendere di volersi infilare a forza nella bocca della giovane. Le lasciava spazio. Le stava lasciando il tempo per decidere se approfondire o meno il contatto. Era lei a guidare il tutto.
Se avesse voluto si sarebbe potuta allontanare da un momento all'altro interrompendo tutto, ma lei questo non lo voleva. Voleva continuare. Voleva sentire ancora di più Ciel sulla sua bocca, e non solo. Voleva... approfondire quel contatto.
Desiderosa di qualcosa di più, dischiuse appena le labbra e con cautela si fece strada nella bocca di lui, che l'accolse come se fosse casa sua.
Lyla si sentiva febbricitante, e soprattutto... ingorda. L'euforia le stava dando la testa, così come anche l'odore del dottore. Era forte, ma non pungente. Non le risultava fastidioso all'olfatto, e anzi più lo odorava più desiderava sentirne di più.
Non riusciva ad associarlo a nessuna fragranza da lei già conosciuta. Sapeva di fresco, di pulito. Come quando stendi i panni appena lavati, quando sanno ancora bene di ammorbidente e sono bagnaticci. Ma non era solo quello; c'era altro. Era tutto, e niente. Era... il suo odore. Suo e di nessun'altro.
Dovettero staccarsi per riprendere fiato, e quando Lyla riuscì ad accumulare un minimo di lucidità si bloccò. L'imbarazzo le precipitò addosso come un macigno nel momento esatto in cui realizzò cosa fosse successo e come avesse reagito.
Non aveva mai baciato qualcuno così. Mai.
E mai, prima di allora, si era sentita così... infuocata.
Il primo a parlare fu Ciel. Anche perché Lyla non sentiva di aver ancora recuperato appieno le giuste facoltà mentali per poter formulare una frase di senso compiuto.
- Wow. È stato davvero... - fece appena una pausa - Wow -
Ad occhi sgranati, la corvina riuscì ad annuire lievemente con la testa. - S-sì sì. È stato davvero wow -
Il suo fu appena un borbottio balbettato, il meglio che la sua mente riuscì a partorire in quelle condizioni.
Percependo il disagio nella voce della giovine, Ciel iniziò a preoccuparsi.
- Ho sbagliato qualcosa, per caso? Sono stato troppo affrettato? -
Lyla lo osservò come se gli fosse appena spuntata una seconda testa all'improvviso.
Glielo stava proprio chiedendo lui? Sul serio?
Lei gli era praticamente saltata addosso, e lui si preoccupava di essere stato troppo affrettato? Lui.
C'era sicuramente qualcosa che non andava.
- Cosa? No! - esclamò lei - È solo che non me l'aspettavo, ecco. Non adesso quanto meno. Mi hai solo presa... di sorpresa. Tu non hai fatto assolutamente niente di sbagliato, anzi. Più che altro sono io che... lo sai, ecco... l'hai visto, eri qua. Ovviamente, eh. Sarebbe stato strano sennò, eh eh -
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Diversi
WerewolfUno sfioramento di mani, e niente sarà più come prima. Lyla ha solo ventitré anni quando incontra per la prima volta il pediatra Ciel O'Konnor, nell'ospedale della sua città. Fin da subito prova in sua presenza uno strano stato d'ansia che non riesc...