Angolo di paradiso.

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Pov Sana.

Si dice che, quando si ha un problema, bisogna affrontarlo obiettivamente, prenderlo di petto, cercare di trovare le risposte, senza nascondersi dietro un dito. Ed io di risposte da darmi ne avevo molte, anche se la domanda era sempre e solo una: cosa provavo per Akito? Così, per passare il tempo sull'aereo che mi stava portando a Vancouver per il servizio fotografico di una nuova linea di intimo, avevo iniziato a pensare a come uscire dal casino in cui mi ero ritrovata.
Dovevo analizzare i fatti:
-Akito e io c'eravamo baciati.
Okay, forse quello era l'unico fatto in realtà, ma più ci pensavo più realizzavo che la situazione non era affatto complicata, bastava semplicemente ignorare l'accaduto.
Ci eravamo baciati ma, cosa più rilevante, era stato bellissimo.
Non dovevo pensarci, o sarei finita per impazzire del tutto. Non sapevo cosa fare, ero nella più totale e completa confusione.
I miei pensieri proseguirono fino all'arrivo sul set, dove realizzai che io e Akito ci eravamo scambiati i ruoli, adesso era lui a non rispondere alle mie chiamate anche se non sapevo il perchè.
Quando ti deciderai a rispondere ai miei messaggi, mi spiegherai cosa diavolo ti sta succedendo.
Invio.
Era il sesto messaggio che gli avevo mandato nel giro di tre ore ed era il sesto messaggio a cui non ricevevo risposta. Stavo cominciando a stufarmi di quella situazione e il fatto che io fossi lontana milioni di chilometri non aiutava di certo la mia causa.
Decisi di non pensarci, dovevo concentrarmi per il servizio fotografico, quindi indossai il primo costume che portarono nel mio camerino e mi diressi sul set delle foto, dove trovai Rei ad aspettarmi.
Non sarebbe stata l'unica giornata di scatti, avrei avuto tutta la settimana impegnata tra una foto e l'altra, e la cosa non mi piaceva affatto, visto che speravo di tornare a casa prima, almeno per la festa dell'Hanami.

***

La settimana trascorse veloce, il mio ritorno in Giappone fu piuttosto rapido e, per mia fortuna, stavolta Rei non cominciò a stressarmi con altre proposte di lavoro. Ero totalmente libera e non vedevo l'ora di parlare con Akito per riuscire a capire cosa gli fosse preso negli ultimi giorni  che lo avesse spinto ad ignorare ogni mia chiamata o sms. Se mi soffermavo ad analizzare l'ultima serata trascorsa ricordo che si era comportato in maniera quasi insolita.
Quando mi aveva sollevato per permettermi di ballare sui suoi piedi, mi aveva stretto a sé in maniera quasi possessiva, ed io mi ero sentita protetta. Prima di riaccompagnarmi a casa mi aveva portato a fare colazione e mentre mi prendeva in giro per il mio modo goffo di mangiare i cornetti, per cui finivo sempre per sporcarmi come una bambina, l'avevo visto improvvisamente incupirsi ed irrigidirsi quando gli avevo parlato del servizio e del fatto che a breve tutta la città sarebbe stata sommersa dai miei cartelloni.
Sapeva benissimo che sarei tornata quel giorno e sapeva anche che avrei voluto trascorrere il giorno dell'Hanami con lui, ma non mi aveva comunque risposto o fatto sapere nulla. Se il suo obiettivo era quello di confondermi, ci stava riuscendo benissimo. Se tutto questo suo evitarmi dipendeva solo dal bacio, sinceramente, non riuscivo a capirlo. In fondo quante volte lui mi aveva baciato a tradimento ed io, dopo averlo colpito con il mio fidato martello, non gli mettevo, certo, il broncio per settimane.
Non stavo facendo un gioco, non lo provocavo per vedere ciò che le mie azioni comportavano in lui,  la verità era solo una: avevo desiderato davvero di poggiare le mie labbra sulle sue e lo avevo fatto, era stata una cosa assolutamente spontanea, improvvisamente non ero più riuscita a controllarmi e poi il resto era accaduto da solo.
Ma mentre io mi ero sentita completamente schiava delle sua bocca e del suo sapore, sentendomi piacevolmente stordita, in lui questo contatto non aveva sortito lo stesso effetto, anzi sembrava che la cosa non lo avesse toccato minimamente. Anche se non lo davo a vedere, la cosa mi infastidiva parecchio perché, nonostante inizialmente si fosse innervosito, dopo mi aveva trattato come se niente fosse successo e invece io avrei voluto che si arrabbiasse con me, che fosse furioso, perché quello avrebbe dimostrato che lui ci teneva a me o, meglio, era l'unico modo che io conoscevo.
Eppure, anche se sapevo che non voleva parlarmi, non potevo lasciar stare, non potevo passare la festa dell'Hanami da sola, e di sicuro non avrei lasciato pensare ad Akito che mi ero arresa.
Dopo aver fatto una rapida doccia ed essermi vestita alla velocità della luce, mi ero fiondata fuori di casa e avevo cominciato a camminare verso casa di Hayama.
Se non aveva voglia di  parlarmi, e di vedermi, allora avrei mandato a fanculo la sua volontà e avrei messo come bisogno primario le mie necessità e l'unica cosa che volevo in quel momento era parlare con Akito e fargli capire che io non avevo intenzione di rinunciare a noi.
Conoscevo bene quel gioco, si può dire che l'avevo inventato io: scappare e nascondersi davanti ai problemi, per paura di affrontare una realtà che, magari, non era come io avrei voluto o immaginato.
Non ci misi molto, andavo ad un passo più veloce del solito, e mi ritrovai quasi subito a casa sua. Bussai, venne ad aprirmi Nat che mi abbracciò e mi fece i complimenti per il servizio fotografico, aveva visto le mie foto per tutta la città, poi mi portò nella stanza di Akito.
Quando aprii la porta non lo trovai solo e già la cosa non mi piacque affatto.
«Ah quindi sei vivo, pensavo di trovarti sul tuo letto in putrefazione.»
Lui mi guardò, ma non fece neanche in tempo a rispondere alla mia provocazione, che un suo amico si intromise.
«Adesso capisco perché rifiuti tutte le ragazze che vengono a seguire i tuoi allenamenti, vedo che hai un bocconcino molto appetibile tra le mani» e poi rivolgendosi a me, dopo avermi squadrata in maniera lasciva «Le tue foto mi hanno tenuto molto impegnato, in particolare quella in cui mangi il gelato. Quando ti sarai stufata di Akito, sappi che io conosco un modo molto più divertente per tenere impegnata la tua bocca...»
Non avevo ancora compreso il significato di quelle parole, che vidi Akito avventarglisi addosso e l'altro ragazzo, presente nella stanza che, dopo averli divisi a fatica, buttava letteralmente l'amico fuori dalla porta e si scusava con noi.
Sentii salire la rabbia dentro di me, per questo Akito non aveva mai voluto che andassi ai suoi allenamenti, aveva uno stuolo di ragazzine adoranti e si vergognava di farsi vedere con me. Ma se era davvero così perchè aveva picchiato il suo amico solo per difendermi?
Quando nella sua camera calò il silenzio mi sembrò di non riuscire nemmeno a parlargli da amica, come avevo sempre fatto, cercando di essere il più onesta possibile.
Forse questo dipendeva dal fatto che ormai la definizione di amici era ben lontana da noi e non riuscivo più a barcamenarmi in un rapporto che non sapevo nemmeno come chiamare.
Mi avvicinai al letto, sedendomi e aspettando che dicesse qualcosa, ma come sempre le parole non erano il suo forte quindi cominciai io.
«Posso capire il motivo per cui sei sparito per una settimana?».
Mi aspettavo di vedere almeno un minimo di espressione nel suo viso, invece niente, sembrava che si aspettasse una domanda del genere e che sapesse esattamente come rispondermi.
«Ho avuto da fare.»
«E con chi, con i deficienti che sono appena usciti?». Di solito non dicevo mai nulla dei suoi amici del karate, visto che per lui era così difficile integrarsi in un gruppo che non comprendesse persone taciturne quanto lui, ma mi sembrò assurdo che potesse passare del tempo con due persone così stupide e ineducate. Lui non era come loro ma, evidentemente, durante gli allenamenti cambiava e si accontentava di avere intorno a sé un sacco di ochette venute solo per ammirare i suoi pettorali.
Non mi aveva mai permesso, nemmeno una volta, di assistere ad un suo incontro e di fare il tifo per lui, ed ora era tutto chiaro, ma avrebbe almeno potuto dirmi la verità.
«Sono compagni di karate, tutto qui, e tra l'altro hanno smesso di essere considerati tali da me non appena hanno aperto bocca su di te.»
«Non devi litigare con nessuno per me. Hai già mille ragazze che ti adorano a quanto ho capito, almeno potevi essere sincero e dirmi che ti vergognavi che io venissi a vederti mentre delle oche ti saltano addosso.»
Sbuffò, sembrava molto innervosito dal mio discorso, e sicuramente non lo comprendeva a fondo perché, in realtà, neanche io ero certa di cosa significassero le mie parole.
«Non ci sono oche che mi saltano addosso. E non ti faccio venire agli incontri semplicemente perchè non voglio che qualcuno salti addosso a te e, di conseguenza, non voglio uccidere qualcuno.»
E tutta quella preoccupazione? A volte Akito diceva delle cose assolutamente criptiche e, secondo me, non si rendeva nemmeno conto di essere la persona più enigmatica dell'universo.
«E con questo che cosa vorresti dire? Perchè, chi è che ha fatto apprezzamenti su di me?».
Sbuffò ancora, esasperato. Se non voleva le mie domande bastava semplicemente dirlo e avrei smesso, ma continuava a tenere la testa bassa come se fosse in procinto di esplodere da un momento all'altro.
«Fino ad ora, nessuno, per fortuna loro. Ma quell'unica volta che ti infili in mezzo ai miei compagni di karate per poco qualcuno non ti bacia davanti a me, quindi grazie, ma preferisco che tu rimanga a casa quando io combatto.»
Era chiaro che non riuscisse a mettere a posto il casino che aveva in testa e, anche se non gliel'avrei mai detto, lo capivo benissimo. Eravamo nella stessa incertezza, indecisi se buttarci in un baratro ignoto o rimanere sulla terra che ci aveva cullati per tutta la vita.
Non era semplice uscirne, nè per me nè per lui, anche se quello più combattuto sembrava sicuramente Akito.
Continuava a tenere la testa tra le mani, esasperato dalle mie domande e da se' stesso.
«E questo cosa vorrebbe significare?»
«Sana, ti prego, non è ovvio che se tu venissi ad un mio incontro non mi concentrerei sul mio avversario ma su di te?!»
Rimasi in silenzio, un po' spaventata dalle sue parole, e un po' felice di sentirle, ma appoggiai il viso sulla sua spalla e mi lasciai cullare dal momento.

Omnia Vincit Amor.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora