Una cosa sola.

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CAPITOLO 12.

UNA COSA SOLA.

Pov Akito.

Mi resi conto di essere arrivato a casa solamente quando svoltai l'angolo e mi ritrovai di fronte la villetta in cui ormai abitavo da ben quattro mesi. Era una settimana che non mi avvicinavo a quel luogo, ero passato dal divano di Tsuyoshi, a quello di Fuka, a quello di Gomi, e mi sembrava un'eternità che non dormivo nel mio letto.

Mi mancava. Mi mancava Sana, mi mancava mia nipote. Mi mancava la mia vita.

Parcheggiai al solito posto, sapendo perfettamente che Sana sarebbe stata in casa con Kaori, ma aspettai prima di scendere dall'auto.

Buttai la testa all'indietro sbuffando, ero esausto mentalmente. Non sapevo come riuscire a scusarmi, non sapevo nemmeno se sarei stato in grado di guardarla in faccia senza crollare. Chiusi gli occhi cercando di raccogliere tutta la forza che avevo e ripensando alle parole di Tsuyoshi.

Tsuyoshi non mi ascoltava, non riusciva minimamente a rendersi conto della gravità della situazione.

Io ero disperato.

«Senti, Tsu... la cosa è andata in questo modo, io mi sono incazzato, lei si è incazzata e la discussione è degenerata. Io avrò esagerato, ma di certo lei ha superato ogni limite.»

Ripensai per un attimo alle parole che Sana mi aveva urlato contro. Non immaginavo di poter soffrire tanto, almeno speravo che dopo il nostro matrimonio le cose sarebbero state diverse.

Mi sbagliavo di grosso evidentemente.

«Akito, ascoltami, spero che sia l'ultima volta che dovrò ripetertelo. Sana non vuole più un matrimonio di facciata. Lei ti ama, e ogni minima discussione degenera perchè non riuscite a sopportare l'idea che l'altro si allontani.

Cosa hai pensato quando hai sentito quell'intervista?".

Cercai di visualizzare l'esatto momento in cui, mentre prendevo i suoi cornetti preferiti, avevo sentito quelle parole. Il regista si rigirava tra le mani la sceneggiatura di quei momenti, stuzzicando la giornalista che aveva offerto un milione di dollari per leggere quei dialoghi.

Anche io li avrei offerti.

«Ho pensato che la storia si ripeteva. Che lei avrebbe scelto un qualsiasi attore piuttosto che me.»

Tsuyoshi annuì e posò la tazza di caffè che aveva appena finito di bere.

«Ma sentiti! E' questo il problema, Akito. Tu sei profondamente insicuro nei suoi confronti e la gelosia ti sta divorando. Dovresti semplicemente chiarire il concetto che, anche se siete sposati solamente sulla carta, tu la vuoi. E' questo il punto: dovete dirvi ciò che provate, altrimenti sarà tutto inutile. Non chiarirete mai.»

Le parole del mio migliore amico mi risuonavano nella mente, come un monito per la discussione che di lì a breve avrei avuto con Sana. Dovevo essere sincero, dovevo riuscire ad esprimere i miei sentimenti, anche se quello avrebbe significato espormi totalmente.

Il problema era che per me, espormi, non era proprio la cosa più semplice del mondo, specialmente con lei. L'avevo fatto tante, troppe volte e ognuna di esse mi aveva lasciato deluso, perchè Sana non era mai riuscita ad arrivare a ciò che volevo dirle. Era l'unica a non capire quanto io tenessi a lei e, probabilmente, io ero l'unico a non vedere i suoi sentimenti per me.

Feci un respiro profondo e scesi dall'auto, chiudendo la portiera. Cercai le chiavi nelle tasche dei jeans e, dopo aver alzato gli occhi al cielo chiedendo un po' d'aiuto, aprii la porta, sperando di trovare Sana ben disposta a chiarire la situazione.

Omnia Vincit Amor.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora