Proposta indecente.

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Pov Sana.

Erano ormai tre settimane che Natsumi era costretta in un letto d'ospedale, e i medici ci davano sempre meno speranze sul suo risveglio.
Il signor Hayama e Akito erano distrutti, passavano tutte le giornate in ospedale e non la lasciavano sola nemmeno per un'ora. Io cercavo di fare il più possibile, preparavo loro da mangiare - anche se non promettevo mai nulla sul risultato - e cercavo di convincere entrambi ad andare a casa e riposarsi almeno per un paio d'ore, ma nessuno dei due mi prestava attenzione.
I medici ormai mi trattavano come se fossi stata una parente stretta e, se nè Akito nè suo padre erano presenti, non si preoccupavano di dire a me quello che stava succedendo.
L'ultima volta mi avevano schiettamente comunicato che la situazione di Natsumi si stava aggravando e che avrebbero voluto indurre il parto per evitare che la bambina subisse danni.
Io non ero molto d'accordo inizialmente, Akito neanche a parlarne, ma quando avevamo capito che era l'unico modo per salvare la bambina, avevamo accettato. Il signor Fuyuki fu più complicato da convincere, avevamo dovuto fare ricerche su ricerche per convincerlo che non c'erano rischi per la vita di Natsumi anche se non ne eravamo molto convinti neanche noi.
L'intervento era fissato per la settimana successiva, i dottori volevano attendere ancora per permettere alla bambina di svilupparsi meglio prima di farla nascere, e io speravo solamente che sarebbe andato tutto bene.
Mentre ero seduta nella sala d'aspetto notai che ero da sola, anche se Natsumi non era l'unica persona in terapia intensiva. Accanto a lei c'era un ragazzo, di tredici o quattordici anni, che i medici non facevano altro che rianimare in continuazione. Aveva perso tutta la sua famiglia in un incidente stradale, un po' come Natsumi, e io mi chiesi se fosse giusto combattere quando, al risveglio, si sarebbe ritrovato orfano.
La vita di Natsumi era appesa a un filo, così come quella di sua figlia, e anche lei al risveglio avrebbe potuto ritrovarsi cambiata. In compenso, però, lei aveva ancora una famiglia.
Alzai lo sguardo e un medico mi fece cenno di avvicinarmi, e dal suo sguardo la cosa non era sicuramente qualcosa di buono.
«Signorina Kurata, riferisco a lei visto che i signori Hayama non sono presenti...». Lo guardai, sperando che la notizia che stava per darmi non fosse peggio di ciò che mi aspettavo già. «La bambina, non appena nascerà, sarà immediatamente data in affidamento, viste le disposizioni della madre. Io sono stato contattato dal centro adozioni e, visto che la signorina Hayama aveva già incontrato una serie di coppie per la possibile adozione, bisognerà solo che i servizi sociali scelgano la famiglia adatta per una bambina così piccola e bisognosa di cure.»
«Natsumi si risveglierà e non sarà contenta di sapere che sua figlia è stata messa in un programma di adozioni, senza il suo consenso finale.»
«Non so che dirle, io posso solo riferirle ciò che mi è stato detto, in ogni caso il suo fidanzato e suo padre perderanno tutti i suoi diritti legali.»
Lo bloccai subito, chiarendo che tra me e Akito non c'era nulla, e che il signor Hayama non era sicuramente mio suocero.
«Non è importante la sua relazione in questo momento, l'importante è la bambina e dovete interessarvene voi, viste le condizioni della signorina Hayama.»
Ringraziai il dottore e lasciai l'ospedale, quando vidi che il signor Hayama era arrivato.
Non sapevo cosa fare, se Akito avesse saputo cosa stava succedendo avrebbe pensato di certo a qualcosa, e l'unica cosa che potevo fare io era contattare il mio avvocato.
Lo chiamai strada facendo, mentre andavo a casa di mia madre, avevo bisogno di lei e dei suoi consigli.
L'avvocato mi assicurò che avrebbe fermato il processo per l'adozione, almeno fino a quando Natsumi non si fosse svegliata. 
Quando arrivai a casa di mia madre mi sentii stranamente nervosa, erano giorni ormai che le nostre telefonate erano molto brevi e ci eravamo sentite solamente quando chiedeva notizie sullo stato di Natsumi. Non le avevo raccontato nulla, nè di Akito nè degli ultimi sviluppi tra di noi, prima dell'incidente, quindi sapevo già che avrei subito un interrogatorio non appena avrei varcato la soglia.
E così fu, non ebbi nemmeno il tempo di togliermi le scarpe che mia madre si fiondò su di me e mi accompagnò in salotto. La signora Shimura venne a portarci un tè e, dopo avermi dato un rapido bacio, ci lasciò sole chiudendosi la porta alle spalle.
«Come sta Natsumi?». Mia madre era stranamente calma quel giorno, non sapevo se interpretarlo in modo positivo o negativo. Comunque, le spiegai che la situazione era molto critica, le raccontai anche della bambina e da lì la vidi cambiare espressione.
«Mamma, cosa c'è? So capire quando muori dalla voglia di dirmi qualcosa.».
Mia madre rise sotto i baffi, e allora mi rilassai, pensando che fosse una delle sue stranezze.
«Stavo pensando...»
Già la cosa era un pericolo...
«.. mi hai detto che la bambina ha bisogno di un nucleo familiare stabile.»
Annuii, invitandola a continuare, ma sapevo già dove voleva andare a parare, ma non immaginavo di certo la pazzia del suo discorso.
«Tu e Akito siete molto affiatati. Non pensi che... magari... potreste... darle voi quel nucleo familiare stabile?».
Guardai mia madre, non capendo fino in fondo cosa volesse dire, mi accorsi che aveva detto l'ultima frase tutta d'un fiato e mi venne quasi da ridere.
Capendo di avermi lasciato interdetta continuò senza che io la invitassi a spiegarmi.
«Intendo dire che... potresti accalappiarlo una volta per tutte e farti mettere la fede al dito!!».
Lei scoppiò a ridere e io non riuscii nemmeno a pensare a quell'ipotesi, quindi non ce la facevo neppure a ridere.
Guardai mia madre come se fosse un alieno, e nel frattempo realizzai del tutto la sua proposta.

Omnia Vincit Amor.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora