Ostacoli.

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Pov Akito.

Ormai erano passati mesi dall'ultimo incontro con Sana, il tour per la promozione del suo ultimo film l'aveva tenuta sempre impegnata durante l'estate e avevamo avuto la possibilità di sentirci solo per telefono.

Come al solito, le telefonate erano per lo più brevi, ma piene di prese in giro e risate, ma non avrei mai osato dire che sopperivano alla sua assenza, perchè Sana mi mancava in modo indescrivibile, più di tutte le altre volte. All'inizio avevo attribuito quella sensazione al bacio che ci eravamo scambiati la sera del ballo, ma poi riflettendoci bene avevo capito che questo senso di perdita derivava soprattutto dal fatto che mi mancava fisicamente. Se negli anni addietro sentire la sua voce riusciva a colmare la distanza, adesso avevo bisogno di avere un vero e proprio contatto, anche se in maniera accidentale. Quando la abbracciavo mentre guardavamo un film, quando le facevo il solletico e la vedevo ridere fino alle lacrime, quando le scostavo qualche ciocca dei suoi capelli davanti al viso, erano queste le cose che mi facevano sentire vivo. Era come se il mio corpo si nutrisse di quei gesti, che riuscivano a creare una sorta di alchimia tra noi. In quel periodo il tempo per pensare non mi era di certo mancato, avevo ponderato più volte di recidere quel filo invisibile che mi teneva legato a Sana, perché ero arrivato alla conclusione che prima o poi l'avrei persa. Lei stava sbocciando in tutta la sua bellezza e stava diventando sempre più famosa e prima o poi sarebbe arrivato qualcuno che me l'avrebbe portata via. E a quel punto sarei rimasto solo a raccogliere i cocci e, onestamente, non sapevo se avrei trovato la forza di reagire.Quelle paranoie mi avevano tolto buona parte del sonno e così avevo deciso di parlarne con Tsu. Lui mi aveva guardato sconvolto, dicendomi che Sana non era come le altre star, e che se non volevo perderla dovevo rischiare. Decisi di essere completamente onesto con lui e gli confidai che il fatto di non essermi mai spinto oltre non era da imputare solo alla paura di un rifiuto, che avrebbe incrinato per sempre la nostra amicizia, ma soprattutto al fatto che, in un modo o nell'altro, avrei potuto anche rovinare le cose col mio brutto carattere. Io, d'altro canto, avevo preso ad insegnare ai bambini della palestra, affiancato sempre da un maestro più adulto che mi aiutava nel far apprendere anche ai più piccoli le tecniche basilari. Avevo preso un po' sottogamba la faccenda dell'insegnamento, avevo sempre pensato che spiegare a qualcuno una tecnica di movimento piuttosto che un colpo non irregolare fosse una passeggiata, perchè io ero in grado di farlo, ma mi ero accorto ben presto che gestire quindici bambini che vogliono darsele di santa ragione, non era un compito facile. Tuttavia, tutto l'impegno che mettevo con i marmocchi, mi permetteva di pensare sempre meno alla lontananza di Sana e, anche se per qualche ora, il mio cervello riusciva a non darmi il tormento. Mentre tornavo a casa, avevo involontariamente percorso la strada all'interno del parco, e mi ero ritrovato lì... sotto il nostro gazebo. Avevo pensato mille volte che, se mai un giorno avessi dovuto chiedere a Sana di sposarmi, l'avrei fatto lì, nel luogo che aveva custodito l'inizio del nostro rapporto, che era stato testimone di tutti i nostri bei momenti. Mi ero seduto a guardare i ciliegi che cominciavano a perdere la loro bellezza, in vista dell'autunno, quando mi squillò il telefono. Sapevo benissimo che era Sana, quindi risposi senza neanche guardare. «Ciao, Kurata.»«Ho una sorpresa per te.»Sana era una continua sorpresa, quindi quando sfoderava quella carta io ero già pronto a qualsiasi cosa. «Dimmi che non torni più, dimmi che non torni più!»scherzai io, per farla innervosire.«Spiritoso! No, in realtà volevo dirti che... sono a casa tua.»Il mio corpo si gelò in un istante, a casa mia c'era Nat... e la sua situazione non era di certo delle migliori. Mia sorella aveva avuto un'estate d'inferno, niente a che vedere con la mia, perchè il suo ragazzo l'aveva lasciata. Quella non sarebbe stata una tragedia se lui non l'avesse abbandonata mentre dentro di lei cresceva un'altra creatura.Io e mio padre l'avevamo scoperto pochi mesi prima, quando avevamo notato che Natsumi comprava magliette sempre più larghe, quindi un giorno scherzai sul fatto che sembrassero magliette premamam. Quando mia sorella scoppiò a piangere davanti ai miei occhi, capii immediatamente che avevo colto nel segno e non pensai minimamente a come potesse stare lei, ma immediatamente nella mia testa cominciarono ad affollarsi immagini di quel bastardo del suo ragazzo massacrato dalle mie mani. C'erano volute ore prima che mi calmassi, e anni prima che io riuscissi ad abbracciare veramente mia sorella. Aveva pianto così tanto... e io non riuscivo a capire come potesse un uomo scappare via davanti ad una cosa più grande di lui, come potesse rinunciare ad un figlio. Dopo aver chiuso la telefonata, corsi a casa, sperando di limitare i danni da entrambe le parti. Sana si sarebbe arrabbiata a morte perchè non gliene avevo parlato, ma ero sicuro che avrebbe capito le mie ragioni, perchè l'avevo fatto anche per proteggere lei.

Omnia Vincit Amor.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora