Capitolo 7

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"Nicole, ti prego apri" è questo che sento da quelle che credo siano ore. Non riesco ancora a credere che Sarah li abbia chiamati.

-Non fare la bambina- dice la mia mica, al che mi riscuoto.

-La bambina? Stai scherzando vero? Non avevi il diritto di dirlo a tutti- urlo contro di lei.

-Non è colpa sua. L'ha fatto per il tuo bene. Cercava di aiutarti- interviene Ash

-Beh, questo non è certo il modo giusto per aiutarmi.Nessuno può farlo. Tutta la mia vita è una merda- esclamo piangendo più forte.

Mi ero ripromessa di non farlo mai più, ma ora come ora, la situazione è insostenibile. Mi avvicino al cassetto del mobile bianco e la prendo. Mi fa schifo solo vederla.

-Aspettate-Sarah placa tutti i rumori. Perfetto. La mia testa stava scoppiando-L'ultima volta che ha detto così ha...- sussurra, ma la sento benissimo.

-NICOLE NON FARLO. TI PREGO. NON STARAI MEGLIO IN QUEL MODO- urla talmente forte che probabilmente anche la vecchietta che vive nella casa affianco l'ha sentita.

Non la ascolto e avvicino la lametta al mio braccio. Le urla, ora più forti che mai, mi rimbombano nella testa. Devo farle smettere. Sono insopportabili. L'appoggio sul polso e in quel momento rivedo l'immagine di me due anni, nello stesso bagno a fare la stessa cosa. Ricordo ancora come successe. Erano passati un paio di mesi dall'accaduto, tuttavia non mi ero ripresa. Ero andata a casa di Sarah per passare il pomeriggio insieme e la sera saremmo dovuto uscire. Tutto andò a rotoli quando scorrendo tra le chat di whatsapp, trovai quella con lui. La curiosità mi attraversò. Pensavo di poter far tornare tutto come prima? Forse. Volevo farmi del male? Probabile. Stavo male al vederlo? Assolutamente. Dopo poco non ressi più. Chiesi alla mia amica di poter andare in bagno e lei acconsentì.

Entrai, cercai tra i cassetti e la trovai. La stessa di adesso. O almeno così sembra. Era la prima volta che lo facevo.Esitai all'inizio, poi ricordai gli inganni, le bugie, ma sopratutto ricordai quanto eravamo felici. E lo feci. Non mi sentivo affatto bene, ma forse un po' meglio sì. Credevo che ferendomi, il dolore sarebbe uscito dalle ferite e quindi sarei potuta essere felice di nuovo.Mi sbagliavo, ma era troppo tardi. Poco dopo, mentre piangevo come una bambina, sentii la porta aprirsi e il sorriso raggiante di Sarah sparì vedendo le mie condizioni. Non la biasimavo. Mi alzò e mi disinfettò. Mi aiutò, ma il dolore persisteva. Anche se mi guariva le ferite sui polsi; quella più profonda e brutale, la ferita al cuore era insanabile. E il vuoto nel petto era incolmabile.

Ed è proprio ricordando questo che in un attimo di lucidità butto via quell'arma. Ma che cazzo stavo facendo? Me ne allontano il più possibile, mi accuccio a terra a mo' di riccio e mi addormento.


Mi sveglio più tardi. Guardo a sinistra, ancora mezza addormentata, e la sveglia segna le 20. Aspetta! Sveglia?? Sbarro gli occhi e mi guardo attorno.Sono sul letto di Sarah e non so nemmeno come ci sia finita. Mi alzo e faccio mente locale. Mi metto le scarpe e inizio a cercare il mio cellulare e la mia borsa. Trovo entrambi sulla scrivania. Il cellulare è spento. Decido di non accenderlo per evitare di vedere tutte le chiamate di mia mamma. Quando ho finito e mi sono sistemata il viso, cancellando i segni del pianto, esco dalla stanza e scendo le scale. Sento delle voci. Apro la porta scorrevole che dal salotto va alla sala da pranzo e cinque paia di occhi si voltano verso di me.La tensione è palpabile. Vado verso Lucas, sono contenta che sia qui, anche se è dalla parte di Sarah. Lo abbraccio e gli do un bacio sulla guancia. Mi volto verso la mia migliore amica.

-Visto questo silenzio, devo presumere che tu abbia raccontato tutto- dico leggermente alterata. E odio esserlo a volte perché me la prendo con le persone a cui tengo. Non che non sia arrabbiata con Sarah, ma lei è mia amica e c'è sempre stata quandone ho avuto bisogno.

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