Capitolo 13

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Mentre cammino ripenso alla mia relazione con Jason e ammetto che non ricordo quando è iniziato tutto. So solo che lui c'era quando ne avevo bisogno. Nonostante ciò, però, non credo di riuscire a renderlo felice o perlomeno quanto vorrebbe lui. Sin da quando piccoli, io, Sarah e Jason, giocavamo insieme a nascondino. All'età di undici anni eravamo a casa dei fratelli Butler e i loro genitori erano appena usciti. Sarebbero tornati nel giro di un'ora, ma per il momento eravamo sotto la responsabilità di Jason che a quel tempo aveva quasi sedici anni. Io e la mia amica ci nascondemmo da lui. Lei andò nella camera di sua madre e suo padre, mentre io nella stanza del ragazzo considerando che non avrebbe mai pensato fossi così stupide da andare nella sua camera poiché ci avrebbe trovato subito.Infatti fu così: gli uomini sono davvero ingenui, a volte. Sarah,dopo essere stata scovata, scese al piano inferiore andando verso il salotto, o almeno quello fu ciò che pensai in quel momento, e aspettò il nostro arrivo visto che non le era concesso di cercare con suo fratello. Qualche secondo dopo Jason fece capolino nella stanza. Io ero nella cabina armadio. Iniziò a pronunciare il mio nome e potei percepire stesse sorridendo: mi chiedeva di uscire. Non lo ascoltai e lui mi trovò lo stesso. Non appena sentii la porta del mio nascondiglio aprirsi, mi feci sempre più piccola contro la parete. Il sorriso sul suo volto scomparve quando mi vide. Mi si avvicinò chiudendosi le ante alle spalle e rendendo quella cabina troppo piccola per essere occupata da due persone, da noi. Mi baciò gli zigomi ormai bagnati dalle lacrime che scendevano senza tregua.Sorrisi e lui ricambiò stringendomi a lui. Non ho mai capito perché stessi piangendo, ma so che fui grata a Jason per il suo gesto.

La musica dei miei auricolari mi riscuote dai miei pensieri. Purtroppo però, non riesco a collegare questa melodia a nessun titolo. Aspetto il ritornello per saperlo, visto che non ho alcuna voglia di prendere il cellulare e controllare.

"Cavolo,quanto sei pigraaa" mi deride la mia coscienza.

"Senti chi parla, ti ricordo che io e te siamo la stessa persona"

".....Okay,questa volta hai vinto tu" rido sonoramente e sento le cuffiette staccarsi proprio sull'attacco del ritornello. La mia risata cessa e,al contrario, una familiare dietro di me si fa sentire molto bene.

Mi volto di scatto e me lo ritrovo ancora lì. A prendermi in giro. Ma questo non ha una vita? Sbuffo e lo fisso mentre ride.

-Cosa vuoi ancora?- domando incrociando le braccia sotto al seno. Lui torna lentamente serio e mi guarda.

-Mi sembra abbastanza scontato ciò che voglio tesoro- capisco subito a cosa si riferisce, ma fingo di non saperlo.

-E sarebbe?- sto al suo gioco.

-Quello che non mi hai dato l'ultima volta-

-Mi dispiace, ma sono confusa tesoro, cosa non ti avrei lasciato?-

-Dai tesoro, ormai la dai a tutti. Cosa ti costa darla anche a me?- mi beffeggia e io non ci vedo più. Gli tiro uno schiaffo in pieno viso.

-Sei solamente un lurido porco- mi volto, ma non faccio nemmeno a tempo a fare un passo nella direzione opposta alla sua che mi afferra il polso e lo stringe forte.

-Mi stai facendo male, Luke- mi divincolo, ma la sua presa è troppo salda.

-La prossima volta ti consiglio di pensare prima di agire- e con queste parole mi trascina verso la sua macchina e mi ci getta brutalmente dentro. Chiude gli sportelli, così da privarmi di ogni via d'uscita.Sono in trappola. Che stupida. Avrei dovuto aspettarmelo da uno come lui. Accende l'auto e parte verso una destinazione a me ignota. Lo fisso per una buona parte del tragitto, ma lui non mi considera.

-Dove stiamo andando?- chiedo abbastanza irritata.

-Stai zitta o ti faccio tacere io- mi intima serrando le labbra. Perdo le speranze e mi volto verso la strada per provare a riconoscerla, però è tutto inutile. Dopo circa una decina di minuti si ferma davanti a una grande casa bianca. Apro la bocca per esprimere la mia sorpresa,ma lui mi precede brusco.

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