Non sono sicuro di cosa provassi quando la bimba mi tirava con lei verso la sua stanza. Sicuramente se fossi stato un genitore in attesa di adottarla avrei fatto le capriole in cucina, ma non lo ero, eppure volevo fare le capriole ugualmente.
Possibile che la mia felicità fosse data dal solo fatto di riuscire a far distrarre una bambina da qualcosa di brutto? Era un bel dubbio, perchè alla fine dei conti chi ne subisce sono sempre e comunque i bambini.
Arrivammo davanti ad una porta, Sonia mi guardò alzando la testa. Era incerta, non sapeva bene cosa stesse facendo, mi guardava con gli occhi di chi vuole scoprirti, ed io guardavo lei con gli stessi occhi.
Aprì la porta, salendo sulle punte per poter girare la maniglia e il mio cuore si fermò nel petto.
C'erano almeno una trentina di letti in quell'enorme stanzone, e il freddo che faceva li dentro era pungente, insopportabile.
I letti erano tutti uguali, disposti la metà su un lato e l'altra metà su quello opposto, i muri della stanza erano bianchi, spenti.
Tuttavia la bambina mi guardava mentre io osservavo quella che lei definiva la sua "stanzetta" che tanto "etta" non era.
Potrei sbagliarmi ma la sua faccia sembrava quasi essere di beffa, della serie "ti ho fregato!".
Quegli occhioni azzurri mi guardavano con le sopracciglia alzate e quel sorriso che non le avevo mai visto, sembrò accennarsi sulla sua bocca.
Dopo qualche secondo di shock e contro shock, le chiedo dove si trovasse il suo letto, lei non rispose, ma mi tirò dinuovo dalla mano e dopo aver camminato un po lungo quel corridoio di letti, mi indicò il suo.
Non aveva nulla di speciale dagli altri. Stesse lenzuola, stessa testata, stesso comodino, anzi no.
Sul comodino aveva un medaglione d'oro e una collanina d'argento, non capivo cosa significassero, ma per il momento dovevo prestare attenzione a Sonia, ogni minuto che passava, era sempre un pochettino più eloquente dell'altro.
La bimba si sedette sul letto.
-Dunque questo è il tuo bel lettuccio?- Le dissi mentre mi inginocchiavo davanti a lei.
Fece di si con la testa, e io mi ero ormai abituato ai cenni e agli scuotimenti di testa, ma volevo che emettesse qualche suono, fosse anche una parolaccia, sarebbe stato comunque un risultato!
-Ma che bello! E' comodo?- Continuai, mantenendo un modo di parlare dolce e tenero.
La bimba non fece cenni o cose del genere.
-Tu ce l'hai un lettino?- Mi disse improvvisamente guardando a terra ed evitando i miei occhi.
Ogni attimo di quella frase mi dava la conferma che dovevo stare lì, fosse anche stata l'ultima cosa che avrei fatto.
-Certo che ce l'ho!- Le risposi. -Con delle coperte, un cuscino, delle lenzuola... Proprio come il tuo!- Continuai.
La bimba sembrò non rispondere perchè guardava ancora il pavimento.
-Anzi sai una cosa?- Le chiesi, per alimentare in lei una sorta di curiosità.
Sembrò funzionare, perchè Sonia scosse la testa sempre puntando a terra.
-Le lenzuola del mio lettino sono proprio come le tue! Ci sono anche queste linee colorate!- Le dissi.
Alzò gli occhi, mi guardò intensamente.
-Davvero?- Mi rispose con aria abbastanza sorpresa.
-Si! Sono anche dello stesso colore!- Le risposi sorridendo.
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UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]
General FictionQualcuno una volta disse che una madre nasce contemporaneamente a suo figlio, un padre a volte aspetta degli anni prima di nascere. Questa è la storia di un adozione, la storia dell'amore per una bambina, fino alla fine. Una storia tragica, ma che i...