20) Accanto a me

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-Come pranzo di nozze, vi va un bel piatto di lenticchie?- Esclamò suor Anastasia dopo il matrimonio.

Furono tutti d'accordo, compreso mio padre per la prima volta nella sua vita, mangiammo all'orfanotrofio.
Li, intorno a quel tavolo, di fronte ad un piatto caldo, tutti potemmo parlare tranquillamente.

-Papà...-
Era l'unica parola che mi ronzava in testa guardandolo.
Un uomo che mi fece soffrire, ma che aveva comunque la fortuna di essere mio padre, lo avrei perdonato se solo mi avesse chiesto scusa.

-Pete, vedi.- Iniziò mio padre poggiando il cucchiaio nel piatto.
Tamponò con il fazzoletto le labbra.
-Io, devo chiederti scusa.- Continuò a sguardo basso.

-Papà guarda non ti preoc...-

-No...- Mi interruppe.
-Devo dirlo.- Affermò.
-In tutta la mia vita, non ho fatto altro che riversare negli altri tutta la mia frustrazione, le mie aspettative, ma mi rendevo conto sempre che niente riusciva a soddisfarmi.- Continuò guardandosi intorno imbarazzato, io lo guardavo, un po' soddisfatto, ma anche commosso.

-Vedi io, voglio farmi perdonare...- Concluse.

-George, non serve, ti abbiamo già perdonato!- Esclamò Christine.

-No, io voglio e devo rendere Sonia, una delle socie di minoranza, quando avrà l'età per esserlo a tutti gli effetti, della mia azienda.-

Tutti zitti.
Silenzio.

Cosa?

Guardai Sonia, stava mangiando tranquillamente, quando sentii il suo nome, alzò leggermente gli occhi, guardando mio padre.
Era tutto così surreale.
Non avrei mai e poi mai voluto affermare con serietà che Sonia sarebbe potuta morire prima della sua maggiore età, dunque vuoi per una sfida contro la vita, vuoi per una sfida contro me stesso, accettai.

-Sonia, sentito?- Le chiesi sorridendo, con la dolcezza che tiravo fuori solo con lei.

-Ho sentito, sono la socia della minoranza.- Concluse tra se e se mentre continuava a portare il cucchiaio in bocca.

-Mhh, si dai diciamo che è così!- Risposi.

Annuì.

In quel momento vidi la bandana di Sonia che si stava sfilando.
Un tonfo al cuore.
Vedere la pelle al posto di quei meravigliosi capelli biondi mi rendeva inquieto, mi rendeva responsabile.
Mentre parlavo, portai la mano delicatamente sul suo capo, sistemandola.
Mi guardò, alzò gli occhi.
Ormai non faceva altro che guardare, aveva perso un po' della sua luce.

-Signor Gabon!- Chiamò Anastasia.
Io mi voltai, perché sapevo che Anastasia aveva sicuramente sbagliato il cognome di mio padre, che poi sarebbe uguale al mio, che lei comumque puntualmente sbagliava spesso.

-Suor Anastasia, Gavin...- La corressi.
-Papà, vuole te.- Lo avvertì con leggera rassegnazione.
Era una pasticciona in fatto di nomi, era comunque divertente e poi senza di lei tutto sarebbe stato più brutto.

-Le va un po' di melanzana?- Chiese, facendo per alzarsi dalla sedia.

-Oh no grazie!- Rispose divertito.
-Tra l'altro sarei anche "en train de... to go away"!- Continuò mentre si alzava dalla sedia.

Lingue.
Ricordo anche quando io ero piccolo, a volte capitava che in una frase mescolava tre o quattro lingue, poi ci guardava e diceva... "Sono poliglotta!"

-Sono poliglotta!-
Rieccolo.

Mi alzai e lo salutai, ci abbracciammo con la promessa di rivederci più spesso.
Salutò anche la piccola Sonia, che lo baciò e lo ringraziò anche "per il fatto della minoranza".
-Ciao George!- Sussurrò Christine.
Papà alzò la mano, sorridendole.

C'era aria leggera, si, si stava bene.

-Ohh Pete come sono contenta!- Esclamò Paolina agitando le mani in segno di eccitazione.

-Eh! però calmati che fai cadere l'acqua sul tavolo...- Rispose Anastasia mantenendo una posizione calma e ferma.

-Ah si ok, allora facciamo parlare la principessa Sissy.- Rispose Paolina risentita.

Anastasia guardò Paolina e le sorrise, come se tutti i battibecchi tra loro due non fossero mai esistiti.
-Tieni, ti riempio il bicchiere d'acqua.-

Paolina sorrise, e tenne il bicchiere per non farlo cadere.

Tutto era così quel giorno, un po' al suo posto, un po' al posto giusto.

Mi avvicinai a Christine da dietro, stesi le braccia su di lei e la baciai.
-Non voglio dimenticare questo momento.- Le dissi.
-Qualcosa di bello c'è ed è davanti a noi.- Si riferiva a Sonia.

-That's our Daughter!- Le sussurrai.

Mi guardò.
-Sono poliglotta!-

Scoppiando a ridere in una grassa risata, interrotta da Claudia.

-Allora belli di papà.- Cominciò con la sua caratteristica vociona.
-Se mi firmate due o tre documenti, anzi in realtà sarebbero di più però va bene, Sonia diventerà una Gavin!- Concluse.

-Però che peccato, Delavois è così musicale.- Continuò dopo un po'
La guardammo male e si mise a ridere.
-Scherzo suvvia!- Ridacchiò.

-Sonia! Vuoi diventare una Gavin?-
Le chiedemmo.
-Voglio stare con Pete- Rispose.

Dopo molte faccende burocratiche Sonia divenne una Gavin.
Inutile dire che fu uno dei giorni più emozionanti della mia vita.
Quella dolce bimba, conosciuta nella situazione più spiacevole che si potrebbe affrontare, adesso era mia figlia.

Tutta la mia vita mi scorse d'avanti ed io, vedevo solo immagini del futuro.

Un futuro felice, vedevo un futuro felice.

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora