Il dottore era stranito dalla richiesa ambigua della suora, ma mi lasciò entrare dopo attimi di titubanza.
Ci accomodammo tutti.Riuscimmo a convincere la bambina, che nel frattempo ne aveva dette di cotte e di crude perche aveva paura dello psicologo. Come darle torto, sembrava la versione incidentata di un uomo gia brutto di suo.
Suor Anastasia assistette alla seduta, le prime volte era obbligatorio che una tutrice dovesse assistere.
L'uomo cominciò facendole delle domande basiche: "come ti chiami?", "come stai?", "qual'è il tuo cognome?" eccetera.
La bimba era ancora sulle mie gambe e rispondeva alle domande tranquillamente.
Certo il sorriso lo aveva perso, ma era tranquilla.
Piano piano arrivò alla sera della rapina, facendo domande in modo sempre più sottile.-Sonia, il rapinatore com'era?- Se ne uscì d'un tratto.
-Era.. un rapinatore.-Rispose molto semplicemente e apparentemente in modo ironico la bimba.
-Ti faceva paura?- Le chiese allora il dottore.
-No.- Rispose lei guardando a terra e irrigidendosi d'un tratto.
Se il rapinatore non le faceva paura, allora cosa la terrorizzo?
cosa c'è di piu brutto di assistere ad un suicidio cosi violento?-Non ti faceva paura lui?- Le chiese il dottore interessato.
-No!- Rispose dinuovo la bimba quasi spazientita.
-Cosa ti ricordi di quella sera?- Le chiese allora lo psicanalista.
-C'era una pistola.- Rispose in modo secco la bimba, continuando a guardare il pavimento e cominciando a strofinarsi gli occhi.
Io non sapevo del perché avesse detto quella cosa, ma il dottore e la suora si guardarono, come se sapessero il motivo per cui avesse fatto riferimento solo alla pistola.
-Quella pistola perché ti fa paura?- Rispose lo psicanalista, afficinandosi col viso alla bimba.
-Ce l'aveva anche papà quella volta.- Rispose con gli occhi pieni di lacrime.
Suor Anastasia sospirò e con un fazzoletto si asciugò le lacrime, come se gia sapesse.
L'unico a non capire ero io li dentro, infatti mi guardavo intorno per cercare di scorgere qualcosa che mi facesse capire.La bimba d'un tratto si innervosi e si mise ad urlare: -CE L'AVEVA ANCHE PAPA!- Scendendo dalle mie gambe e correndo verso il centro della stanza per poi accovacciarsi e continuare ad urlare piangendo e urlando la stessa frase.
Non avevo mai visto Sonia urlare, perfino la sera della rapina l'unica cosa che fece fu quella di piangere in silenzio.Suor Anastasia corse subito dalla bimba, la accarezzò e le sussurrò qualcosa per cercare di tranquillizzarla.
Il dottore segnò qualcosa sul suo taquino, invece di guardare bene cosa fosse successo.
Volevano calmare Sonia per farla continuare, ma non ci riuscirono, così il dottore decise di andarsene per conintinuare un altra volta, non volevano stressarla.
Erano passati tre quarti d'ora dall'arrivo del dottore, la seduta era durata anche un bel po', considerando anche le domande basiche che le aveva fatto.
La bimba continuava a piangere, suor Anastasia era disperata perche non riusciva a calmarla.
Decisi di alzarmi io per provare a far qualcosa.
Mi abbassai e le sussurrai: -Shh, cos'è successo principessa?-
Sonia mi guardò, smise di urlare ma il suo singhiozzo rimase.
La donna rimase immobile a guardare la scena.-Qualsiasi cosa sia successa, io sono qui- Le dissi mentre la accarezzavo
La bimba si butto tra le mie braccia mentre il singhiozzo le segnava ancora i lamenti, io le passavo le mani tra i capelli, tranquillizzandola.
Era troppo scontato che la bimba si fosse messa a piangere solo perche il padre avesse una pistola, oltre ad essere abbastanza inquietante.
Guardai eloquentemente suor Anastaasia negli occhi, dicendole in labiale che avrebbe dovuto spiegarmi.
lei era inginocchiata che guardava me e la bimba, mi fece segno che me lo avrebbe detto dopo, e io abbassai lo sguardo.
-Che ne dici di andare a mangiare un bel pezzo di cioccolata?- Le dissi mentre continuavo a passare la mano fra i capelli.
Lei fece di si con la testa, ma senza guardarmi.
Suor anastasia intervenne:
-Aspettate ma qui non c'è cioccolata!-Poi dopo qualche istante parve tranquillizzarsi. -Nessun problema, c'è la scorta della madre superiora.- Disse con un sorriso beffardo, anche per far distrarre la bimba.
La bimba si tranquillizzò e accennò un piccolo sorriso.
-Bene andiamo allora!- Dissi divertito.
Suor anastasia ando a rubare la cioccolata della mdre superiora, dopo la sciolse in un pentolino per fare la cioccolata calda da far bere alla bimba.
Mentre Sonia beveva, io e Anastasia parlammo in disparte.
-Beh vedi Pete, Sonia non è qui da molto, un paio di mesi massimo.-Iniziò
-Quindi?- Chiesi incuriosito e preoccupato.
-Beh, una notte entrarono delle persone a casa sua, il padre prese la pistola per andare a vedere, lasciando madre e figlia nella stanza da letto.- Continuò con la precauzione di tenere la voce bassa per non far ascoltare alla bimba che era nell 'altra parte della stanza.
Lì capi la frase della bimba, non era per nulla scontata.
-Quelle persone uccisero il padre tramortendolo, poi entrarono nella stanza e...- Non ebbe il coraggio di continuare subito.
-Si divertirono con la madre... poi la uccisero.- Continu�, mettendosi a piangere.-Rapirono la piccola, non ebbero il coraggio di ucciderla...- Disse, mentre il pianto le segnava la voce.
-E poi?- Dissi interrompendola bruscamente con il volto bagnato dalle lacrime. -Com'è arrivata qui?-
Continuai sempre più nervoso.
-Fortunatamente presero le due persone, e la bimba che...- Ancora una volta non riuscii a continuare.
Speravo che non dicesse qualcosa di orrendo.
-La volevano vendere.- Continuo, portandosi le mani alla bocca piangendo e singhiozzando.Rimasi immobile e col volto pieno di lacrime. Vedevo quella bimba che poco più in là stava mangiando la cioccolata.
Pensavo a tutto quello che aveva passato.-Non ha nessuno...-Concluse.
-Ora capisci?- Chiese la donna che parve tranquillizzarsi.
-Si.- Risposi guardando nel vuoto.
-FINITO!- Urlò la bimba che aveva bevuto tutta la cioccolata.
Andammo da lei, durante tutto il tempo la accarezzavo pensando all'affetto di cui avrebbe auto bisogno e di quante cose brutte avesse potuto vedere.
Io non avevo dubbi, volevo colmare il suo vuoto, volevo essere suo padre, lo decisi lì, in quell'istante.
Era pomeriggio, restai fino a sera.
Un intera giornata insieme a lei, un intera vita che ci avrei voluto passare.
Il giorno dopo sarebbe stato lunedì.
Tra lavoro a casa e in ufficio non sapevo quando sarei potuto andare a trovarla.
La domenica dopo sarebbe arrivata Christine che al telefono da quella discussione era diventata sempre fredda, avrei dovuto parlarci e convincerla, anche perche suor Claudia avrebbe rotto fino a quando non avrebbe visto Christine.Dovevo tener duro, quella settimana sarebbe passata velocemente e dovevo organizzarmi più di qualche discorso.
Continua...
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UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]
General FictionQualcuno una volta disse che una madre nasce contemporaneamente a suo figlio, un padre a volte aspetta degli anni prima di nascere. Questa è la storia di un adozione, la storia dell'amore per una bambina, fino alla fine. Una storia tragica, ma che i...