Non appena il dottore mi porse la mano per farmi entrare, sentimmo tutti un rimbombo proveniente dall'esterno, era un un tuono?
Iniziò a piovere all'improvviso e nonostante stessi pensando solo a Sonia in quel momento, non riuscii a non far caso a quanto fosse strano il fatto che d'un tratto si mettesse a piovere a dirotto.
Entrai comunque nella stanza senza esitare, vidi quel letto, mi tolse il respiro.
La bimba era tra le lenzuola, il letto era grande per lei, sembrava perdersi tra quelle coperte.
Appena entrai mi guardò, non alzò la testa perché non poteva, ma mi fissò con gli occhi, non fece altro.
Notai una flebo alla sua sinistra, e uno di quei grossi aghi nel suo povero braccio, fermato dal nastro medico.
La vidi e mi tappai la bocca con le mani per non urlare o fare chissà cosa di avventato dettato dalla disperazione del momento, ma si sentiva che stavo singhiozzando, si notava che la mia fronte era corrucciata, si vedeva che la amavo.
Dalla finestra della stanza, trapelavano i colori viola e blu, tipici dei lampi, si udivano i potenti rimbombi dei tuoni, rendevano tutto così malinconico.
Nessuno disse niente, nessuno fece niente.
Il medico decise improvvisamente di lasciarci soli, avvertendomi di restare solo qualche minuto, sarebbe tornato poco dopo e sarei dovuto uscire.
Quando il medico uscì, cercai di avvicinarmi a quel letto.
Sembrava che mi avvicinassi a quel letto così come ci si avvicina a qualcosa di pericoloso, qualcosa di incerto.
Pian piano mi sedetti sul materasso, il corpicino di Sonia lasciava tanto spazio sul materasso.
Continuammo a guardarci.
-Piccola mia.- Sussurrai senza riuscire a trattenere le lacrime.
Non rispose, continuò a guardarmi senza dire nulla.
In quei secondi mi passò di tutto in mente.
Ce l'aveva forse con me?
Non riusciva a parlare?Mi sentivo già abbastanza sconvolto per la situazione improvvisa, non avrei sopportato altro.
Credetti di sentire un rumore proveniente da dietro la porta, mi girai un attimo, non sembrò nulla.
-Io sto bene!- Sentii dire all'improvviso, girandomi nuovamente verso la bimba.
Non stava però sorridendo, aveva un visino deciso, non avrebbe voluto sorridere in quel momento.
Cominciai ad accarezzarle la manina, chiedendole ansiosamente dell'altro.
-Stai bene?- Le chiesi.
-Oh ma certo che stai bene tu sei una piccola guerriera!- Mi corressi cercando di scherzare.-Si- Rispose lei accennando appena un sorrisino.
Ero sollevato del fatto che si sentisse meglio, era la mia bimba.
Quello che sembrava un temporale all'improvviso schiarì, un raggio di sole penetrò attraverso la finestra, illuminando della sua luce le tende ai lati, il letto e anche il resto della stanza.
Avrebbe potuto essere una grande coincidenza, ma guardai la bimba, stava sorridendo.
-Stai sorridendo!- Le dissi mentre sorridevo anche io.
Le lacrime scendevano a dirotto lungo le mie guance ma io sorridevo, non importava la situazione, noi eravamo felici.
-Tu stai bene?- Mi chiese quasi come se stesse sottovalutando ironicamente il fatto di essere in ospedale.
-Io sto bene piccola, se tu stai bene.- Sussurrai mentre le accarezzavo le guance.
Qualcuno bussò, era il dottore.
-Signor Gavin?- Mi chiamò.
-Deve uscire.- Mi disse con la freddezza che solo i medici possono avere.Annuendo, cominciai a salutare Sonia prima di uscire.
-Torno prima possibile!- Le promisi.
-Vabene.- Rispose.
Fuori dalla porta che qualche minuto prima avevo attraversato per entrare c'erano Christine e Suor Anastasia, rimaste li ad aspettare.
-Allora? Come sta?- Chiese preoccupatissima Suor Anastasia mentre correva verso di me con occhi desiderosi di sapere.
-Si, tutto bene, ha sorriso.- Le risposi con faccia seria guardando il vuoto, quasi come se quella fosse l'unica cosa che avessi visto o che mi fosse importata al momento.
Anastasia fece una faccia strana alla mia risposta mentre si rivolgeva a Christine, come per chiedere a lei il motivo della mia risposta.
-È un sentimentale, ma questo basta a riassumere anche la situazione medica.- Disse Christine dopo avermi dato un bacio.
-Se ha sorriso, va tutto bene no?- Continuò, rivolgendosi alla suora, la quale tranquillizandosi, iniziò a dire il rosario.Il dottore prese parte alla discussione.
-È importantissimo il vostro supporto, dovete fargli sentire la vostra presenza.- Affermò.-Il malore non è stato tra i più violenti, ma se si è desiderosi di riprendersi, si guarisce prima.- Concluse deciso.
-Ha ragione.- Risposi, continuando a non guardare nessuno in faccia.
-Tutto bene?- Mi chiese il medico, guardandomi strano.
-Sì sta bene, è solo molto sensibile.- Rispose Christine al posto mio, mentre dolcemente mi teneva in piedi.
-Andiamo a prendere un caffè?- Chiese poi a me e Suor Anastasia.-Andiamo.- Rispose il medico.
Christine lo guardò male.
-Come?- Chiese continuando ad osservarlo.-Ah, no scusi.- Rispose schiarendosi la voce e allargandosi la cravatta in segno di imbarazzo.
-Ah.- Rispose seccamente Christine, voltandosi insieme a me ed Anastasia verso le scale che portavano al piano di sotto.
-Quel medico è strano, poco professionale a parer mio.- Mormorò Christine mentre camminavamo.
-Lascia stare, Christine, nulla potrà mai farti salire i nervi quanto suor Paolina.- Rispose suor Anastasia, prima di tornare a baciare il rosario e a dire le sue preghiere.
-Hai ragione Anastasia.- Risposi io sorridendo.
-Chissà adesso cosa starà architettando.- Conclusi continuando a sorridere.Inserendo le monete, scesero due caffè, uno dopo l'altro.
Suor Anastasia non lo prese perché stava pregando e aveva fatto un voto istantaneo per la guarigione della piccola.Fu una giornata abbastanza traumatica, che avrei evitato molto volentieri, ma c'era una cosa.
-Pete, sono d'accordo.- Mi disse improvvisamente mentre camminavamo lungo i corridoi.
-D'accordo su cosa?- Chiesi perplesso.
-Daccordo a prendere la bimba!- Rispose sorridente e con gli occhi lucidi.
-D'accordo a prendere la bimba?- Chiesi frastornato.
-ODDIO SI?- Continuai contentissimo appena mi resi conto.-SI!- Rispose felice quasi quanto me.
-E quando ci sposiamo?- Le chiesi subito.
-Mah guarda...- Iniziò.
-Penso che il 27 vada bene.- Continuò con un sorriso beffardo.Eravamo al 20 Maggio, non mi aspettavo che intendesse davvero il 27 Maggio.
-Il 27 aprile?- Cercai di chiedere.
-No, no!- Rispose ridendo.
-Tra sette giorni, la vuoi fare questa follia?- Concluse felicemente, mente mi saltò addosso.-Questa e altre!- Risposi ancora incredulo.
Mi chiesi come fosse possibile che Christine avesse cambiato così tanto idea, ma forse avevo capito la risposta, aveva visto quanto amavo la bimba.
Uscimmo poco dopo dall'ospedale per prendere un po' d'aria, c'era un cielo Azzurro.
Continua...
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UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]
General FictionQualcuno una volta disse che una madre nasce contemporaneamente a suo figlio, un padre a volte aspetta degli anni prima di nascere. Questa è la storia di un adozione, la storia dell'amore per una bambina, fino alla fine. Una storia tragica, ma che i...