7) Nel bene o nel male

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Mentre io mi avicinavo verso di lei, lei camminava per raggiungere me.

Aveva il sorriso sulle labbra e il braccialetto rosso che le avevo regalato sul polso.

-Ciau!- Le dissi teneramente mentre mi abbassavo per guardarla dalla stessa altezza.

Lei unì le mani e si dondolò. Mantenne il sorrisino, ma era ancora un po timida.

-Ciao- Rispose con la vocina bassa.

Allungò la sua manina e col dito toccò il ciondolo che avevo al collo e che dondolava, quello che lei mi aveva regalato il giorno prima.

Io la guardai, sorrisi, dopo di che toccai il braccialetto rosso che aveva lei, così per giocare.

-Bello braccialetto!- Mi disse contenta.

-Bello il ciondolo!- Le risposi io con lo stesso tono di scherzo.

Per la prima volta la vidi contenta, mi piaceva vederla sorridere e mi piaceva giocarci.

C'era una bambolina su di una panca, la vidi e le proposi di giocare.

-Quella bambolina ci sta guardando!- Le dissi. -Si sarà senz'altro offesa perché non mi hai presentato!- Continuai.

Mi prese la mano e mi portò dove c'era la panchina, prendendo la bambola.

-Sarah, saluta!- Disse Sonia alla bambola, prendendole il braccio e facendo in modo che salutasse.

Io sorrisi.

-Ciao Sarah!- Risposi alla bambola.

-È vero che Sonia è cattivella?- Continuai scherzando.

Sonia mi guardò con un finto volto arrabbiato.

-Io non sono cattivella!- Mi disse corrucciando le sopracciglia.

-Ah no?- Le risposi.

Lei prese la bambola e nascondendosi la faccia con la bambolina cercò di farla parlare.

-Sonia è brava! Tu sei cattivello!- Disse.

Io le abbassai la bambolina e vidi lei ancora col volto corrucciato, così le toccai un fianco cercando di farle il solletico.

Lei sorrise, così continuai finché non rise di gusto, poi la presi in braccio e mentre tutti e due ridevamo la facevo volare e la riprendevo.

Era un momento idilliaco, Sonia sorrideva e a me questo bastava.
Non pensavo ai diverbi con Christine, a Suor Claudia, alla rapina.

Se in quel momento avessero cercato di rubarmi l'auto io li avrei lasciati fare pur di rimanere con Sonia, pur di farla volare tra le risate generali, pur di farla volare con la mente.

Il cancello si aprii violentemente, una macchina nera entrò, e una volta parcheggiata si aprì lo sportello.

Io e Sonia smettemmo di scherzare e fissammo l'auto, io avevo ancora la bimba in braccio.

Un mocassino nero toccò terra e un uomo con una valigetta di pelle marrone scese, sembrava un professorone a prima vista.

L'uomo ci guardò male, o meglio guardò male me per primo, poi fece per entrare.

-Chi è?- Mi disse d'un tratto Sonia, guardandomi con degli occhioni curiosi.

-Non so, tu aspetti qualcuno?- Le chiesi con un misto di scherzo, ma anche con curiosità vera.

Dopo esser entrato, l'uomo uscii di nuovo, accompagnato da suor Paolina e si diresse verso noi due.

Volevano proprio la bimba.

-Pete mio caro sai quanto ti voglio bene ma devi lasciare la bimba.- Disse con falsità suor Paolina dopo essersi avvicinata.

Aveva un sorriso tiratissimo in volto, quasi come a volermi far capire che non dicesse davvero.

La bambina che era ancora in braccio a me mi strinse fortissimo non solo con le mani sul collo ma anche con le gambe sui fianchi e appoggio la testa sulla mia spalla, non voleva lasciarmi.

-Sonia! Sono il professor Belzen!- Disse l'uomo in valigetta.
Come se la bimba potesse capire chi fosse il professor Belzen, era una bimba!

Io guardavo tutti e due come si guardano due matti fare un teatrino, non capivo.

-Sonia, lui ti farà dimenticare le cose brutte!- Disse suor Paolina alla bimba.

Avevo capito, era lo psicologo.

Quello che non avevo capito era il perché avessero permesso che arrivasse quando la bambina stava cominciando a sorridere grazie anche alla mia compagnia.

Suor Paolina si mise dietro di me e nell'orecchio mi sussurrò: -Pete lasciala.-

Io non volevo lasciarla, così la strinsi anche io ancor di più.

I due non sapevano come comportarsi, soprattutto il professore che si guardava intorno con aria imbarazzata.

Paolina vedendo la mia reazione, si inalberò e cercò di strapparmi la bimba dalle braccia, con conseguenti urla della stessa.

-Ma dico io se vuole stare con me perché mai dovrebbe seguirvi?- Chiesi spazientito ai due.

-Perché è evidente che la bimba non distingue il bene dal male, Pete.- Rispose malignamente suor Paolina.

I suoi occhi erano quelli di una serpe, e i miei erano incazzati dopo quello che aveva detto.

-Proprio perché la bimba sta con me e non con te significa che lo sa di stinguere, il BENE dal MALE.- Risposi incavolato.

Un Angelo custode riapparve per salvare la situazione, suor Anastasia.

Appena vide che i due, soprattutto suor Paolina erano vicino a me e alla bambina, si mise a correre raggiungendoci.

-Paolina, dovevo ricevere io il professore, tu cosa c'entri?- Disse suor Anastasia arrabbiata e contrariata più di me.

-L'ho visto e ho pensato di portarlo dove..." Iniziò Paolina.
-TU LO HAI VISTO E HAI PENSATO DI ROVINARE LE COSE COME TUO SOLITO!- Le urlò Suor Anastasia interrompendola e facendola spaventare.

Il professore si allontanò di qualche metro, non voleva dare fastidio e inoltre era anche molto imbarazzato.

Io e Sonia invece restando abbracciati tutto il tempo, guardavamo la scena sbigottiti.

-E ADESSO FUORI DALLE PA..- Iniziò urlando indicando l'entrata dell'istituto, ma non finì la frase perché stava per dire una parolaccia.
-... Fuori dalle scatole!- Si corresse.

Suor Paolina con Sguardo basso se ne andò, con la felicità di tutti noi.

Anastasia si voltò verso il professore. -Professor... Celzen!- Chiamò, sbagliando anche con lui il cognome, era una frana con i nomi.

Il professore grattandosi la testa e ancora visibilmente in imbarazzo ci guardò, avvicinandosi.
-Belzen sorella, Belzen.- Disse a Suor Anastasia mentre le stringeva la mano.

Strinse la mano anche a me mente io tentavo di allungare il braccio con Sonia addosso.

-Scusi sa, è che non ricordo mai i nomi.- Disse la suora facendosi rossa in viso.

-Nessun problema- Rispose il dottore.

-Mandalo via.- Mi sussurrò Sonia nell'orecchio.

Il medico non la sentì, ma Anastasia che era più vicino, si. Guardandomi e non sapendo bene cosa fare disse:
-Ehm, dottore.- Iniziò con difficoltà.
-Possiamo fare che lei porta nella stanza sia la bimba sia il pad...-
Stava per dire padre, ma si bloccò.

Possibile che io e la bimba stavamo così bene insieme da sembrare già così prematuramente padre e figlia?

-...E il signor Pete?- Concluse correggendosi.

Il dottore all'inizio un po' spiazzato dalla proposta acconsentí e cercando di convincere la bimba, entrammo tutti e tre nell'istituto.

Continua...

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora