21) E va bene così

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Portammo Sonia in ospedale, l'avrebbero dimessa qualche giorno dopo.
La chemio era dura, destabilizzante, ma non serviva che lei restasse in ospedale quando poteva godersi la sua famiglia.

-Sonia, adesso resta qui, ti verremo a prendere.- Le dissi accarezzandola.

-Si, resto.- Rispose sospirando.

Mi chinai e la guardai negli occhietti blu.

-Su, non essere triste.- Le sussurrai.
In realtà ero più triste io di lei probabilmente, ma la vita ci insegna ad essere forti nella nostra debolezza, ed era quello che stavo facendo.

-Pete, adesso dobbiamo andare, infermiera ci guarda male da venti minuti.- Mi intimò Christine.

Sbuffai, rialzandomi.
Presi in braccio la bimba e la feci sedere sulla branda.
-Adesso vado.- Le dissi
Mi schiarii la voce.
-Adesso andiamo.- Mi corressi.
Ormai dovevo cercare a rispettare la famiglia che io da tempo stavo cercando di costruire:
Io, Sonia e Christine.

Mi sforzavo di credere di amare tutte e due allo stesso identico modo, ma forse mentito a me stesso.
Io amavo Sonia, volevo bene a Christine.

Non avrei mai voluto dire, ma se non ci fosse stata Sonia probabilmente ci saremmo lasciati.
Ma tutto quello non c'entrava, i miei monologhi interiori non servivano a nulla perché io e mia moglie ci eravamo appena sposati e tutto stava prendendo forma, certo tra varie disgrazie, ma eravamo fiduciosi... Dovevamo.

Tornammo a casa, Christine mi afferrò dalla cravatta, avvicinando il mio volto al suo, le mie labbra alle sue.
Tutto scoppiò in una notte d'amore, la nostra prima notte d'amore dopo tanto tempo.


-Mi è piaciuto.- Sentii al mio fianco.

-Anche a me...- Risposi.

-Dovremmo rifarlo.- Chiese.

-No, domani devo alzarmi presto e sono le tre di mattina.- Risposi stanco.

-E vabene.- Disse delusa.
-Pete.- Mi chiamò.

-Dimmi.-

-Io ti amo, ricordalo.- Sentii dirmi.

Mi girai e baciai le sue labbra, anche io l'amavo.

Quel "Io ti amo" mi suonava come dolce e sfrontato, una delle poche dimostrazioni d'amore che Christine mi abbia mai fatto.

[Qualche Mattina dopo.]

Buongiorno al mondo, ero sveglio dopo quella notte.
Guardai la sveglia ed erano le 7:15 giusto in tempo.
Mi alzo, mi sveglio per bene e faccio colazione, ma non dopo essermi vestito e lavato.

-Buongiorno!- Esclamò Christine guardamdomi pieno di energie come pochi giorni.
-Sei felice?- Ridacchiò.

-Abbastanza, oggi è il grande giorno!- Risposi

Dopo il lavoro sarei dovuto andare a prendere Sonia con Christine che ormai poteva venire a stare da noi, perché ormai era una Gavin!

Andai a lavorare, tra una carta e l'altra da firmare e scartoffie da compilare, passò velocemente quella che sembrava una lunga giornata.

Finí presto di lavorare e senza attendere un secondo di più mi alzai dalla scrivania e cercai di uscire dalla porta.

-HALT- Udii urlare contro di me.

Mi girai, era il mio capo.

-Signor Gavin, non vorrei dire ma ultamente mi trascura il lavoro.- Mi ammoní.

-Ma non è vero!- Mi difesi.

-Si che è vero, aspetti.- Rispose.

Andò nel suo ufficio e tornò con un foglio, lo afferrava con due dita, come se fosse la cosa più deplorevole che avesse mai visto.

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora