10) "Senti, Pete."

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Il giorno in cui sarebbe arrivata Christine fu una semi agonia.

Ero contento che la mia fidanzata arrivasse dall'italia, ma c'era quel pallino pressante che non la finiva mica di tartassarmi.

Lasciai sonia con la promessa che sarei tornato con una donna gentile che le avrebbe voluto sicuramente bene.

-Ma io ti voglio bene, non voglio una donna.- Mi rispose lei con la voce gracilina e gli occhi quasi dispiaciuti.

Le risposi che questa donna le avrebbe voluto bene più di quando non gliene volessi io.
Le compai un fiocco rosso in un negozio, regalandoglielo poco prima di andarmene, quanto le piaceva il rosso.

All'aeroporto faceva freschino,
Aspettavo la chiamata del volo in arrivo, ma ci fu un lieve ritardo di qualche minuto.
Sentii improvvisamente la chiamata dal microfono che il volo da Roma era arrivato,
Attendendo l'apertura delle porte in mezzo ad una folla di gente, c'era chi sventolava cartelloni con su scritti dei cognomi, chi urlava cognomi, chi sbuffava perché evidentemente non voleva che la persona con il cognome che stava aspettando si avvicinasse, e poi c'ero io, che non facevo nulla.

D'improvviso le porte si spalancarono e uscí un esercito di gente.

Tra abbracci e carezze di tutti quelli che si trovavano li, io non vedevo la mia Christine.

Alzavo il collo, guardavo intorno, ogni tanto urlavo il suo nome, ma per i primi secondi non la vidi, fu l'ultima ad uscire.

-AMORE!- La sentii urlare appena mi vide già dalla porta.

-AMORE MIO!- Le risposi con la stessa verve.

Mi baciò, erano mesi che le mie labbra non sfioravano le sue e quel bacio aveva acceso in me il Pete innamorato, anche perché tralasciando l'argomento "Sonia", Christine era abbastanza dolce nella coppia, aveva le sue epilessie ogni tanto, ma nulla di particolare.

-Non vedo l'ora di stendermi sul letto!- Disse.

-Eh beh, anche io sai.- Le risposi ammiccante.

-A riposare!-Disse sorridendo. -Sono un bel po' di ore di viaggio sai?- Continuò.

-Vero, hai ragione.-Le risposi dolcemente -Ma l'amore viene prima di tutto!- Ribadì scherzando.

-Mhh si hai ragione amore, andiamo a casa.- Concluse.

Due erano le cose:
O Christine si era completamente scordata della storia di Sonia, oppure avrebbe necessitato di riposo per prendere energia così da far continuare il casino della telefonata che si è poi protratta per tutte le telefonate seguenti fino al giorno del suo arrivo.

Era tranquilla in quel momento, andammo a casa.

Posammo in fretta e furia le valige a terra mentre entrammo attaccati l'uno all'altro, trovai modo di parlare con lei dopo, quando tra le coperte parlammo parecchio delle sue esperienze in italia e delle mie. Ecco appunto... delle mie.
Le raccontai della terribile rapina, di quando mi nascosi dietro lo scaffale e di quando vidi la faccia del criminale, per poi arrivare all'argomento fatidico che ci fece litigare.

-Christine, vedi...- Iniziai incerto.

-Lo so, lo so cosa vuoi dire.- Rispose interrompendomi iniziando ad irrigidirsi.

-Beh, se lo sai allora cosa ne...- Chiesi ancor più incerto.

-Pete io non vedo perché debba adottare bambini se posso farli da sola.- Rispose polemicamente.

-Ma se tu vuoi lavorare, i figli li faremo dopo, perché prima non diamo una casa ad una bimba?- Risposi infastidito.

-Perché se un giorno facessimo dei figli non sarebbero suoi fratelli.- Disse velocemente alzandosi dal letto.

Mi cadde per due volte il mondo addosso, cosa significava il fatto che non sarebbero stati fratelli? Avrebbero condiviso lo stesso tetto, genitori, cibo, non avrebbero avuto lo stesso sangue, ma chi se ne importa?

-Mhh... io non voglio.- Continuò.

-Allora facciamo così, andiamo in orfanotrofio e la conosci, poi...-Iniziai.

-IO NON HO NESSUNA INTENZIONE DI SPOSTARMI DA QUESTA BENEAMATA STANZA, NE ORA, NE DOPO!- Mi interruppe infuriandosi.

-Non ho detto adesso e nemmeno dopo, almeno domani.- Risposi mantenendo la calma.

-MAI, STOP.- Disse decisa.

-Ah si?- Chiesi contrariato

-Si.- Rispose.

-Allora non mi sposo più.- Affermai dispettosamente.

Christine stava lasciando la stanza, appena udì le parole si voltò verso di me.

-Tu non ti sposeresti per una bambina?- Chiese crrucciando le sopracciglie.

-Esatto.- Affermai subito.

Guardò il cielo e sbuffò.

Capii tempo dopo il fatto che io guadagnavo molto più di lei.
Ero un broker ed ero anche figlio di un noto imprenditore, che decisi di non seguire per il rapporto che correva fra noi, ma era sempre mio padre, forse fu per quello che in quel momento sembrò cambiare.

-Senti, Pete.- Iniziò puntando il dito.

-Conosciamo questa bimba,ma non ti prometto nulla, non voglio mantenere un figlio che potrei benissimo partorire solo perché lo vuole mio marito, non sono la dipendente di nessuno nella vita.- Concluse.

Era un buon segno, stava ragionando. Non avrebbe mai accettato Sonia come sua figlia, ma che ci posso fare io? Lei avrebbe avuto me che la viziavo tantissimo, che la coccolavo e le regalavo l'affetto che non avevo mai avuto.

-Daccordo, domani andiamo.- Risposi contento, ma cercando di mascherarlo.

Andò in cucina, io pensai a quanto sarebbe stata bella la vita con Sonia in casa, i suoi occhioni, i disegni, le risate...

-Pete!- Sento all'improvviso dalla cucina -C'è una signora che vuole parlarti al telefono.- Disse.

Non avevo sentito il telefono, mi chiedevo chi potesse essere e alzandomi dal letto vado in cucina.

-Pronto?- Dissi.

-Pete, sono Anastasia. Rispose la suora dall'altro capo.

-Dimmi Suor Anastasia.- Chiesi incuriosito.

Christine girò gli occhi sbuffando.

-Domani è... Paolina levati dalle scatole porco Giuda... Pete?- Sentii

-Anastasia?- Risposi ridendo, mentre sentivo tutte e due che litigavano.

-Ti devi fare più in là... No, non t'interessa sapere chi è!- Sentivo.
-La vuoi la cornetta in testa? Spostati! Pete?- Chiese dinuovo.

-Dimmi! Sono qui.- Risposi.

-Domani è il compleanno di Sonia! Mi raccomando non ti scordare.- Sussurrò alla cornetta mentre si sentivano lamenti di Polina che disturbava la povera Anastasia giorno e notte.

-Oh vabene! Mi preparerò.- Risposi contento.

-Appena chiudo ti giuro che ti metto con la testa nel forno.- Sentii minacciare. -Ti devo salutare, ci vediamo domani!- Disse silenziosamente.

-Vabene! Ciao!- Risposi abbassando la cornetta.

Nessuna occasione migliore di far conoscere Sonia e Christine il giorno del compleanno della bimba.

Le avrei portato un grosso regalo da parte di tutti e due, sperando che vedendo la bimba, Christine si sarebbe addolcita.

Continua...

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora