Capitolo 18

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L'uomo dalla lunga giacca nera ancora mi sorride ma il suo non è un sorriso di felicità o gioia... E' quasi maniacale, sembra godere nell'avermi qui.

<< Beliel. >> ed eccolo che rinizia a parlare con quella voce da brividi.

<< Mio Signore. >> il ragazzo si alza subito in piedi e sta sugli attenti, guardando il suo "padrone" con la testa china.

<< Hai preparato tutto, vero? Questo è l'ultimo passo, non dobbiamo fallire. >> spiega l'uomo, fissando Beliel così intensamente da costringerlo ad indietreggiare.

<< Sì mio Signore, è tutto pronto. >> annuncia il ragazzo.

<< Magnifico, fai entrare i saggi. >>

Non ho tempo di ragionare su chi siano questi saggi, che un'altra porta si spalanca.

Da essa tre persone incappucciate entrano. Hanno il volto coperto ma ad ogni soffio del loro respiro, una nuvoletta bianca fuoriesce dalle bocche come se questa stanza fosse un frigorifero.

In mano portano degli oggetti che tengono quasi con gelosia.

<< Proditoris. >> dice il Signore sul trono e le tre figure incapucciate si voltano verso di lui inchinandosi. L'uomo con un cenno della mano indica nella mia direzione e le tre strane persone si girano subito.

Sento stringermi le braccia dietro la schiena e spingermi verso esse, inizio a dimenarmi e giro il viso per vedere chi mi sta costringendo.

<< Lasciami Beliel! >> urlo, vedendo il ragazzo tenermi con forza.

<< Non gridare. >> mi sussurra e non appena mi mette davanti al primo incappucciato il mio respiro si blocca così come il mio corpo contro la mia volontà.

Anche da questa distanza non riesco a vedere il volto di costui. L'unica cosa visibile all'interno del cappuccio sono due occhi gialli ed incandescenti dalla iride rettiliana.

Non riesco più a muovere un muscolo e neanche battere le palpebre ma non è Beliel ad impedirmi tutto ciò. Credo proprio che la risposta sia davanti a me.

L'essere incapucciato innalza una boccetta trasparente contenente un liquido nero.

Che vogliono fare? Nemmeno la mia voce riesce ad uscire.

<< Sheol. >> parla il Signore posto ancora sul trono, ma lo vedo alzarsi per andare ad affiancarsi vicino alla persona con il liquido nero.

<< Ti annuncio con piacere, che tu appartieni ufficialmente all'inferno da adesso. >> a quelle parole riesco solo a deglutire la saliva. L'essere toglie il tappo dalla boccetta e alzando il braccio dalla forma umana verso l'alto, fa scivolare il liquido opaco sulla mia testa.

Lo sento scendere lungo i miei capelli fino a macchiarmi le guance e le labbra, arrivando al collo; l'odore ricorda amaramente quello del sangue ma il colore è ben diverso.

Beliel mi spinge con forza verso la seconda persona incappucciata, la quale ha in mano uno stiletto dalla lunga e sottilissima lama ed il manico rosso con inciso strane lettere sopra.

No No No No... che fa ora? Mica vorrà colpirmi con quella... No, vi prego! Vi prego!

Dal puro terrore la mia voce trova coraggio per emettere un lamento, il Signore captando ciò mi guarda confuso per poi tornare ad assistere al "rito".

Osservo lo stiletto con paura mentre vedo la sua punta avvicinarsi; Beliel afferra il mio polso e lo allunga verso essa, che inizia ad accarezzarmi delicatamente la superficie della pelle.

All'improvviso, come se avesse vita propria, la lama abbandona l'elsa e striscia sul mio braccio provocandomi pelle d'oca.

Si attorciglia intorno al polso e inizia a stringere sempre più forte, sento il sangue non circolare più ed è terribile perchè la lama non smette di stringere.

Ma io dovrei essere morta! Com'è possibile che lo senta?

<< Appartieni a Me. >> riecco che il Signore parla, fissandomi ininterrottamente e dopo aver pronunciato quella frase, la lama molla il mio polso strisciando nuovamente al suo posto.

Lasciando sulla mia pelle inciso uno strano disegno e da esso inizia ad uscire del fluido rosso.

Ma è impossibile.

Beliel continua a spintonarmi ma questa volta verso l'ultima persona incapucciata. Questa tira fuori la sua mano e la rivolge verso me.

Il mio braccio è ancora scoperto e Beliel lo poggia sopra il palmo dell'essere, esso lo tiene ben stretto e sotto la sua presa sento un forte calore bruciare la mia carne.

Il dolore è molto forte e i miei occhi versano lacrime incontrollate.

<< Vaan. >> nella mia mente una voce giunge a me, isolandomi dalla tortura.

Vaan, tu meriti.

"Caliel! Ti prego aiutami, chiama Reiyel! Salvatemi vi prego, non ce la faccio più.. Ho paura, voglio tornare.."

Non posso, solo tu hai le giuste ali per volare di nuovo.

"Caliel non sono un angelo! Te ne prego! Aiutami..."

Apri le ali e fuggi dalla nera gabbia che ti tiene imprigionata, tu sei libera da lui. Non affidarti alle sue parole, tu Sai ma non Credi. Tesoro adesso alza il viso e guarda il cielo, torna qui.. Non farti abbracciare dal buio.

"Caliel... Non..."

Adesso basta. Basta piangere, basta chiudere gli occhi e sopratutto basta chiedere aiuto. Sono sola quaggiù e nessuno può aiutarmi, neanche Reiyel può più tendermi la mano.

Torno in me e vedo la creatura dal nero capuccio non mollare la presa << Appartieni all'Inferno. >> continua l'uomo ed io non posso far altro che indurire la mia espressione e proibire alla mia saliva di smettere di scendere ma di risalire per andare a colpire la faccia del Signore tanto temuto da Beliel.

Così facendo interrompo il rito e le tre persone si voltano interdette verso l'uomo che mi fissa mentre il mio sputo scende lungo la sua gota. La toglie con il dorso delle dita e mi guarda in cagnesco.

L'uomo spintona via il tizio che mi teneva il braccio con lo strano marchio sulla pelle e mi afferra le guance con una mano.

<< Tu. >> continua a stringermi ma io non demordo.

Il tutto viene interrotto da una voce femminile alle spalle di costui.

<< Lucifer. >>

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora