Capitolo 20

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<< Stavo perdendo tutto, tutto. Non meritavo questa fine, io, tra tutte le persone crudeli che ci sono al mondo, non dovevo finire qui. >>

Continua a spiegarmi Alef il suo passato e non ho parole; tutto quello che le è accaduto. E' stato ingiusto, proprio come è successo a me.

<< Mi hanno tarpato le ali della felicità, non potrò più tornare nè in Paradiso nè da lui. >>

<< No Alef. >> le prendo una mano, ma non si sottrae.

La donna alza il viso nella mia direzione, guardandomi confusa << Non ci hanno tarpato le ali ma rinchiuse in una gabbia, possiamo ancora uscirne. >> dico rassicurante e sono convinta di questa mia affermazione, perché Reiyel me l'ha promesso.

Sarebbe venuto a prendermi e mi avrebbe salvata ed io salverò loro.

<< Perché ne sei così sicura? >> chiede cupa in volto, come se non ci fosse palesemente più speranza.

<< Perché io credo. Credo che prima o poi usciremo da qui. Bisogna sempre credere in tutto, perché per vivere serve anche questo. Anche i bambini piccoli non credono di riuscire un giorno a saper andare in bicicletta e invece provandoci ci riescono, tutto è possibile. >> e queste mie parole Alef fanno sorridere, abbassa il viso verso la mia mano che ancora stringe la sua e ricambia la stretta.

<< Va bene Vaan, voglio ancora credere. Crederò con te. >>

<< E anche io crederò. >> sento improvvisamente in direzione della porta di camera mia.

<< Torah! Stai bene? >> mi alzo subito in piedi.

Da quanto era qui?

<< Sto benissimo, non preoccuparti. Sono d'accordo con te piccola. >> incrocia le braccia al petto e sorride sicura << Non meritiamo di marcire qui con quelli! >>

<< E anche noi. >> compaiono le altre alle spalle di Torah ed io non posso far altro che sorridere di più.

<< Va bene, proviamoci allora. >> si alza anche Alef mettendosi accanto a me, toccandomi la spalla << Siamo cadute qua giù, sì, ma unendo le forze possiamo rialzarci in volo. >> parla la donna ormai convinta << Non siamo sole, questo non è da sottovalutare. >> annuiamo tutte all'affermazione di Torah.

Dopo essere rimaste a parlare per molto tempo, le ragazze se ne vanno nei loro dormitori a riposare per quel che possono mentre io mi dirigo verso la porta-finestra della mia camera.

Sono esausta e ho bisogno di stare con me stessa.

Mi affaccio al piccolo balconcino composto da mattoni unicamente di colore scuro, sento la ruvida e fresca pietra strigliare sulla mia pelle non appena poso le braccia su esse per appoggiarmi.

Alzo il viso e da qui la luna è molto più lontana; in Paradiso tutto era così vicino, che sembrava potessi sfiorare la tela di stelle che illuminavano d'immenso ogni nuvola ed ogni viso beato che passasse sotto alla sua luce.

<< Romantico non trovi? >> faccio un balzo e sbatto la schiena contro la finestra, che non esista a fare molto chiasso.

<< Dico io.. Ma sei pazzo? Potevi avvertire! >> urlo contro Beliel, trovandolo seduto sul balcone con una gamba che ciondola verso il vuoto.

Si tortura un ciuffo dei suoi capelli scuri ma lo sguardo è puntato verso la luna sopra di noi.

<< Cosa vuoi? >> domando calmandomi.

<< Cosa ti fa credere che io voglia qualcosa da te? >>

< Il fatto che tu sia sul mio balcone della mia stanza. >>

<< Il mondo non gira tutto intorno a te. >>

Sbuffo sentendolo e me ne torno dentro, chiudendo la porta-finestra in modo che non possa entrare.

<< Credi veramente che una lastra di vetro possa fermarmi? >> appena mi giro trovo Beliel praticamente davanti al mio viso, sobbalzo nuovamente e la mia schiena finisce ancora una volta contro il vetro.

<< E smettila! Esci da qua! >> lo guardo in malo modo, ma lui non batte ciglio.

<< Vuoi andartene?! >> insisto non muovendomi.

<< Hai già dimenticato il discorsetto che ti ho fatto prima? >> detto ciò fa un passo nella mia direzione, facendo finire il ginocchio in mezzo alle mie gambe e di conseguenza poggiando una mano contro il vetro per bloccarmi in poche semplici mosse.

<< No, ma non sono obbligata a subire i tuoi giochetti, quindi esci da qui per favore. >> non accenno a nessuna debolezza ne paura, rimanendo nella mia posizione.

<< Sei tosta ragazzina. >> vedo i suoi denti splendere sotto la luce delle stelle mentre il suo sorriso si fa sempre più divertito e sempre più grande.

Si vuole prendere gioco di me e comportandomi così non faccio altro che peggiorare la situazione.

Modalità menefreghismo in azione!

Inizia a sfiorarmi il collo con le dita e ad annusare la parte scoperta del mio petto, i suoi capelli solleticano il mio mento e la giugulare.

Non sopporto questa situazione. Ma cosa posso fare contro un demone?

Improvvisamente un odore di bruciato si propaga alla mia sinistra, dove si trova ancora la mano di Beliel sopra la mia spalla. Mi volto e noto che dal dorso di essa fuoriesce del fumo.

Il demone sembra non notarlo, ma ad un certo punto lo vedo bloccarsi e sollevare subito gli occhi verso la mano << Che diavolo.. ? >> la toglie subito, vedendo molto bene il dolore che gli provoca mentre la scuote.

<< Che succede? >> domando osservandolo.

<< Maledetti! >> volge un veloce sguardo assassino verso l'oscuro cielo di fuori e se ne esce dalla camera arrabbiatissimo. Non capendo mi giro verso la finestra e noto la luna risplendere più del dovuto.

E se fosse stato Reiyel?

Sorrido al pensiero e torno fuori sul balcone a lasciarmi illuminare da lui e dalla sua luce.

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora