4.

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"Cat, svegliati" ma chi urlava di prima mattina? qualcuno spostò le tende e la luce mi bruciò gli occhi.

"Coso, chiudi quelle tende." Biscicai ancora addormentata.

Chiunque stava cercando di svegliarmi meritava di morire. Una morte lenta e dolorosa, ma soprattutto dolorosa.

"Se non ti svegli, giuro che ti rovescio l'acqua in testa" non risposi e e tornai nel mondo dei sogni.

Dell'acqua congelata mi bagnò tutto il corpo, e io mi svegliai di soprassalto boccheggiando e tremando, ma soprattutto spaventata.

"Ma tu sei scemo? Hai una scimmia che batte i piatti al posto del cervello?" Urlai contro quel decelebrato di mio zio.

"Sei tu che non ti volevi svegliare" giurai che un giorno gliela avrei fatta pagare, insieme a tutti i doppi infarti che mi aveva fatto prendere.

"E per questo mi butti un secchio d'acqua addosso? Ripeto: tu hai le scimmie in testa" no, seriamente, perché diavolo mi aveva buttato l'acqua in testa? Ero bagnata fradicia.
"Asciugati, vestiti che poi andiamo a fare colazione da Starbucks" nella mia testa da quando ero arrivata a casa sua l'avevo ucciso tipo un milione di volte, in tanti e fantasiosi modi. Una persona del genere andrebbe chiusa in una gabbia, messa sottoterra dove non possa passare luce e infine   coprire con un teli i bocchettoni dell'aria.

Alzai le braccia e le feci ricadere sul materasso constatando che era ancora pieno d'acqua. Io ce lo affogo in quest'acqua, pensai.

Mi alzai tutta bagnata con i vestiti appiccicati alla pelle, presi una felpa, i jeans e le vans e poi entrai in bagno a fare una doccia.

-

"Alec ho bisogno di un nuovo Skateboard" affermai sorseggiando il mio cappuccino.

"Quanto costa?" Come se non lo sapesse, prima gareggiava anche lui, poi si è rotto la gamba e ha smesso. Tutto ciò che sapevo fare su una tavola me lo aveva insegnato lui, era stato campione mondiale in carica nel 2009, solo che faceva finta che quel periodo non fosse mai accaduto.

"Lo sai quanto costano, smetti di fingere che tu non sia stato ciò che sei stato" lo rimproverai io.

"Ecco" mise duecento dollari sul tavolo e io li afferrai per poi metterli in tasca. Non avevo davvero bisogno di un nuovo skateboard, solo che ne andavo matta.

"Fra pochi giorni, andrai a scuola" cosa? Cosa? Cosa? Quando si diceva la sfiga.

"Interessante, e come ci andrò? Non ho un mezzo di trasporto!"

"Appunto, stavo pensando di darti la mia vecchia moto, però dovrai aggiustarlo tu il motore" come se non lo sapessi fare. Mi aveva insegnato lui, ora che ci pensavo dopo la morte dei miei, mi aveva educato più come un maschio che come una femmina, ero cresciuta fra motori, skateboard, calcio e moto.

Invece di aver avuto una madre che mi insegnava a truccarmi, avevo avuto uno zio che mi aveva insegnato a riparare motori, invece di insegnarmi a usare i pattini, mi hanno insegnato a usare lo skateboard e palleggiare.
Invece di guardare le winx, mio zio mi faceva guardare i Simpson e il moto Gp. Invece di voler comprare vestiti sempre nuovi, preferivo rubare le vecchie felpe di Alec. E ora a quasi diciotto anni, non me ne pentivo, anzi, lo ringraziavo per avermi fatto crescere così invece che come una di quelle ragazze snob.

Non le giudicavo, ma sinceramente mi facevano ribrezzo con quei tacchi e vestitini succinti, tutte che mostravano più del dovuto, a gareggiare per chi aveva più tette e culo, alla fine potevano mettersi in mostra quanto volevano, ma quando capiranno che ciò non serve, sarà troppo tardi.

Skaters Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora