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Oddio, aveva appena detto di amarmi e io non sapevo cosa rispondere, ero pietrificata con il cuore che andava a mille.

"Io..."

Ash mi interruppe prima che potessi finire la frase.

"Non c'è bisogno che tu mi dia una risposta, non ne ho bisogno, non ora almeno.
Io avevo bisogno di dirtelo e tu di sentirtelo dire" lo guardai ma non dissi nulla.

Sperai che nei miei occhi leggesse tutte le parole che non avevo il coraggio di dire, quelle parole che aleggiavano nell'aria come una promessa.

Quelle due parole che avevo gia pensato due volte in pochissimo tempo, non volevano uscire dalla mia bocca, e per questo mi odiavo perché anche lui aveva bisogno di sentirsi dire che lo amavo, che era la miglior cosa che mi fosse successa da quando si era schiantato l'aereo, volevo sapesse che senza di lui non sarei diventata la persona che sono e che non sarei mai riuscita a cambiare.

Però avevo capito che il ti amo era troppo sopravvalutato nessuna parola avrebbe espresso ciò che provavo per lui, niente lo avrebbe reale perché non lo era, ciò che provavo per lui era ciò che si vedeva nei film, che si leggeva nei libri, era quella cosa che disorientava, che ti faceva chiedere ma è reale?

Non facevo altro che chiedermi quando sarebbe finita, perché le cose belle finivano sempre.

Più lo guardavo, più il mio cuore batteva più forte, guardai il suo volto, cercando di imprermi la sua espressione nella mente, gli occhi scuri come il carbone che avevano un luccichio di felicità, le labbra piene e rosee, il naso dritto, gli zigomi alti e la mascella squadrata.

Mi chiedevo come una persona così bella, sia dentro che fuori potesse essere mia.

"Come può essere reale?" Mormai a me stessa.

"Non lo so, ma se è un sogno non voglio più svegliarmi" rispose sussurrando.

E per la prima volta, dopo tanto tempo mi sentivo nel posto giusto, non mi sentivo un errore, non mi sentivo sbagliata, mi sentivo giusta.

Feci una cosa che non mi sarei mai aspettata, mi avvicinai di slancio, gli presi il viso fra le mani e lo bacia.

Cercai di fargli capire le parole che non riuscivo a pronunciare, i gesti che non riuscivo a fare e le emozioni che mi faceva provare.

Quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato, lui aveva le guance arrossate e le labbra gonfie, dio se l'amavo.

"E questo per cosa era?" Mi chiese.

"Per te. Per la persona che eri e che ora non sei più e per chi diventerai, per me che non riesco a stare senza di te, per noi, per quello che siamo e per quello che saremo" risposi.

Mi sorrise, un sorriso vero, di quelli che non se ne vedevano più. "Ti amo"

Un anch'io aleggiava nell'aria, ma non lo pronunciai, lo abbracciai e affondai il viso nel suo petto.

"Ho una domanda per te" disse.

"Quale domanda? "

"Vuoi essere la mia ragazza? Ufficialmente." Il mio cuore era morto, di nuovo.

"Si?" Lo pronunciai come se fosse una domanda.

"Si?" Chiese sorridendo.

"Si" ripetei con più convinzione.

Mi abbracció e mi fece fare una giravolta.

"Questo vuol dire che stanotte..." disse con un'espressione maliziosa.

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