25.

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Asher's pov

1 anno prima...

A notte fonda un rumore fastidioso mi spinse ad aprire gli occhi, quando mi voltai verso il comodino vidi il mio cellulare lampeggiare indicando una chiamata.

"A-abby?" Chiesi con voce impasta da sonno.

"A-Asher, p-puoi venirmi a p-prendere?" Chiese fra un singhiozzo e l'altro.

Sentendo i suoi singhiozzi la preoccupazione cominciò a farsi sentire e un magone di paura si formò nella mia gola.

"Abs che è successo?" Chiesi raccattando i pantaloni dal pavimento.

"N-niente vienimi a prendere. Ti prego" affermó cercando di trattenere i singhiozzi.

"Che cazzo è successo?" Urlai, accorgendomi solo dopo che i miei stavano dormendo.

"Vieni a prendermi" con un gesto fulmineo afferrai la maglietta dalla sedia e la indossai, probabilmente al contrario.

"Dove sei?" Chiesi questa volta sottovoce.

"A casa di Gabriel" che cazzo ci faceva lì? Ash mantieni la calma. Vai a prendere tua sorella e domani gli spaccherai la faccia, mi dissi.

"Arrivo" chiusi la chiamata e infilai il cellulare nella tasca dei pantaloni.

Misi velocemente le scarpe e scesi di corsa le scale, i miei passi rimbombavano per tutta la casa e io ancora una volta, pregak che non si svegliasse nessuno.

Quando arrivai in garage mi fiondai in macchina e aprii la porta automatica che sempre ci metteva un'infinità.

"Cazzo" urlaj sbattendo forte le mani sul volante.

Quando fu del tutto aperta accesi l'auto e partii il più velocemente possibile.

Durante il viaggio non feci altro che pensare a cosa poteva essere successo.

Gabriel era il suo ex ragazzo e lei aveva giurato che tra loro non ci sarebbe stato più nulla, evidentemente non era così.

Gabriel a scuola non era rinomato per essere una buona compagnia, spacciava, beveva e si drogava, tutto questo Abby lo sapeva ma ancora aveva a che fare con lui, questo proprio non lo accettavo, non ero un fratello troppo protettivo nei suoi confronti, era abbastanza grande per fare le sue scelte, ma se qualcuno l'avrebbe fatta soffrire in quel caso avrebbe richiato grosso.

Quando arrivai davanti al marciapiede la vidi: era seduta sul marciapiede, il viso coperto dalle mani e il corpo che tremava.

Parcheggiai in qualche punto indefinito della strada e andai di corsa da lei.

"Abs, cosa è successo?" Le chiesi tranquillo.

"Ero venuta q-qui per cercare di -r-riprendermi Gabriel e-e lui m-mi ha detto d-di andare in camera s-sua e io l-l'ho fatto" cominciò a raccontare tra un singhiozzo e l'altro, io dalla rabbia strinsi i pugni e serrai la mascella.

"Continua" le dissi a denti stretti.

"s-sono andata con lui, p-pensavo volesse solo parlare ma n-non era così, h-ha chiuso la porta a chiave e-e poi ha iniziato a s-spogliarmi"

"Zitta" mi alzai velocemente dal marciapiede dove prima mi ero ero seduto e a grandi falcate andai verso la grande casa.

Il prato era gremito di gente ubriaca, molti si baciavano, altri ridevano e la maggior parte dei ragazzi fuori vomitava. Mi faceva abbastanza schifo vedere come le persone riuscivano a rovinarsi con le proprie mani.

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