10.

7.8K 470 47
                                    

Arrivai davanti all'aula di matematica col fiatone, ancora scossa da quell'articolo.

Perché dovevano inventarsi cose del genere? avrei capito se fosse stato vero, ma grazie al cielo non lo era, quindi perché fare una cosa del genere. Per soldi? Fama? Ecco cosa facevano le persone, erano pronte a sputarti in faccia o pugnalarti alle spalle, per poco. Soldi, alcol, droga o qualche puttana, un posto di lavoro pagato meglio, erano le uniche cose che giravano nella testa della gente.
Se per una volta, una sola, si sarebbero fermati a pensare a cosa stavano facendo, avrebbero capito che stavano sbagliando e si sarebbero fatti schifo da soli, alla grande pure.

Bussai e ubfleibile "avanti" mi spinse ad entrare.

La professoressa di matematica, era una donna bassa e un po' paffutta, aveva i capelli biondi brizzolati, ricci e senza un verso e sul naso aquilino portava un paio di occhiali dalle lenti spesse.

Signora Burns, quanto tempo. Lei mi squadrò dall'alto in basso con sguardo di sufficienza e io feci lo stesso solo che a lei devo guardarla, dal basso al basso.

"Tu sei?" Chiese rivolta a me.

Il suo peggior incubo, pensai.

"Catherine Hocking" un boato di stupore si levò in classe, alzai gli occhi al cielo e la professoressa fu costretta a farli stare zitti

"Signorina Hocking nella mia classe non tollero ritardi e lei è molto in ritardo e..." la interruppi, ma quanto parlava questa?

"Si, bla bla bla, non lo faccia più bla bla bla e ora vada a sedersi" la anticipai.

Ecco che la mia vena irrascibile aveva fatto la sua ricomparsa, quando una persona iniziava a vomitare parole e che avevo già sentito mille volte, la zittivo non riuscivo a non farlo, le mie orecchie sarebbero morte.

Mi guardò fissa come se volesse vedermi sciogliere sotto i suoi occhi, aveva il volto tutto rosso e le guance gonfie come uno scoiattolo, avrei potuto giurare di vedere il fumo uscire dalle sue orecchie, ma non ne ero sicura.

"Come osa rispondermi così?" Pesante.

"Con la bocca?" Chiesi ironicamente. "sa..." continuai "ho avuto un brutta giornata, è il mio primo giorno di scuola e sono arrivata tardi, mio zio si è dimenticato che non ho ancora la patente americana quindi ho dovuto correre con lo skate per otto isolati, non è una bella giornata. Eviti i suoi inutili rimproveri che ormai ho imparato a memoria in tre anni di liceo. Ora se può farmi il favore, mi faccia sedere e io non disturberò per il resto della lezione e magari farò anche un pisolino." fece per aprire la bocca ma non le diedi il tempo e finii il mio discorso. "e so che ora dirà: veda di non rispondermi così signorina o prenderò seri provvedimenti, e io riderò perchè nessuno lo farà sul serio per la portata del mio cognome. Quindi si risparmi questa predica che tanto non servirà a molto. La sua materia mi piace, ma lei no, e dato che sono molto brava nella sua materia non la seguirò e dormirò e poi a casa studierò da sola." andai al primo banco libero che trovai, ignorando le gli occhi e le labbra spalancate dei miei nuovi compagni di classe.

"Ora lei vada a fare un esercizio da me scelto, così vediamo quanto sei brava." perfetto.

Come se per me fosse un problema risolvere un esercizio di matematica, pff.

Tolsi lo zaino dalla spalla e lo lanciai sul banco.

Andai verso la lavagna dove la professoressa aveva già aperto un libro cercando il problema.

"Trovato! Risolvilo" disse con un sorrisino subdolo.

Osservai il problema e notai che aveva solo due pallini rossi. Pensava di spaventarmi con due pallini? Nella mia vecchia scuola ero molto brava in matematica, mi era sempre piaciuta, era l'unica materia che ti permetteva di risolvere problemi e sentirti meno inutile.

Skaters Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora