23.

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Asher's pov

Due settimane.
Erano passate due settimane da quando avevo litigato con Cat.

Lei non mi parlava, non mi guardava, niente frecciatine e niente sorrisi.

Era come se mi avesse eliminato dalla sua vita, e io non potevo incolpare nessuno, tranne me stesso.

Mi ero ripetuto miliardi di volte che ero uno stupido, ma per mia sfortuna non servì a niente.

Mi sentivo in colpa, sapevo che l'avevo ferita, quando si era girata verso di me con lo sguardo pieno di delusione e tristezza mi ero sentito morire. Come se mille coltellate mi avessero trafitto in tutto il corpo.

Un dolore sordo e tagliente, mi era sembrato di sentire il suo cuore andare in frantumi alle mie parole, e il mio andare in frantumi alle sue.

"No, Ash. Non siamo proprio più niente." Le sue parole rimbombavano nella mia testa come un disco rotto.

Una canzone straziante che non si fermava mai.

Forse era vero, non eravamo fatti per essere amici, stare insieme o qualcosa di simile, ma non riuscivamo a stare lontani.

In queste due settimane, anche se non ci parlavamo i nostri sguardi si incrociavano, quando succedeva era come se il mondo si fermasse, non importava se ci fossero i nostri amici, i professori o se eravamo nel bel mezzo del corridoio, ci bloccavamo cercando di reggere i nostri sguardi, nel suo leggevo dolore e rabbia, le due emozioni più forti che esistevano, e nel mio si poteva leggere la speranza.

Speravo che sarebbe venuta a dirmi che mi perdonava, ma puntualmente, ogni singola volta, andava via.
E io non potevo farci nulla.

Rimanevo lì, fermo nel corridoio ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato.

Era quello che facevo sempre: aspettavo qualcosa che non sarebbe mai arrivato.

Di solito incolpavo qualcun'altro per i miei errori, ma questa volta non potevo, era stata colpa mia.

Maledetto me che l'avevo baciata!

Maledetto me che mi piaceva!

Maledetto me che non riuscivo a capire niente!

Maledetto me che aprivo la bocca solo per dare fiato!

"Amico, se continui così i capelli te li strappi" mi interruppe Lorenzo spuntando dal nulla.

"Vai via. Non sono dell'umore adatto" lo avvisai inacidito.


"Ti hanno mai detto che sei uno stupido?" Chiese sedendosi sul muretto in crollo vicino a me.

"Per quale motivo sarei stupido?" Lo fulminai con un occhiata e misi la testa fra le mani.

"Perché l'hai fatta andare via"

"È lei che ha voluto andare via!" Mi alzai di scatto, e alzai la voce difendendomi dalla verità.

Dovevano smetterla! Tutti quanti!

"Tu andresti via se una persona ti ferisse?" Continuó con voce calma e pacata. Non risposi pensando alla risposta.

L'avrei fatto? Sicuramente.

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