Chapter X

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Ore 05:00

Basta!
Aspettare non era più un'opzione possibile.

Helinä sapeva essere davvero impaziente a volte, specialmente quando doveva attendere tutta la notte senza avere nulla da fare per passare il tempo.

Aveva minuziosamente pianificato il modo in cui avrebbe dato la notizia ai ragazzi. Sapeva perfettamente che sarebbe stato come sganciare una bomba nucleare, che in qualche modo gli si sarebbe ritorto contro, ma non poteva comunque impedirlo.

Un accordo è un accordo! Se lo era ripetuto all'incirca una settantina di volte nel corso della notte, sperando così di convincere se stessa che lo stesse facendo per il loro bene.

Non riusciva a smettere di pensare a quanto l'avrebbe odiata Harry dopo averlo saputo. Come se non la odiasse già abbastanza.

Continuava a fare su e giù per la stanza freneticamente. Probabilmente se si fosse fermata avrebbe notato un solco nel bel pavimento di legno scuro del suo elegante salotto, ma in quell'istante non gliene importava nulla.
Ripensava a quanto fosse stato sbagliato ma al contempo inevitabile, accettare le condizioni di Higgins.

E poi c'era stata la chiamata di Yelahiah. Il nemico era più vicino di quanto pensassero.

"Tutta colpa mia, tutta colpa mia, tutta colpa mia", queste erano le parole che si susseguivano senza sosta nella sua mente, come una lenta, sadica tortura psicologica.

Odiò se stessa per quell'immenso casino e odiò suo padre ancor di più, perché era solo causa sua se Harry ci era finito in mezzo.



-Papà? Papaaà!?- una vocina acuta e perforante, che però lui non avrebbe mai sostituito con nessun'altra al mondo, giunse dritta al suo orecchio. Era la voce della sua bambina adorata, il suo più grande orgoglio.
-Dimmi amore, cosa succede?- la guardò nei grandi occhioni verdi, proprio uguali ai suoi, mentre con la mano le carezzava piano i lisci capelli scuri.

-Papà, perché guardi sempre quel bambino?- un dolcissimo broncio apparve sul volto angelico della piccola, mentre lei indicava, con l'indice paffutello, un bimbo dai capelli di un castano chiarissimo tagliati a scodella che giocava nel parco, a pochi metri da loro.

Un moto di disagio gli afferrò il petto, mentre i suoi occhi si posavano nuovamente sul bambino che riempiva le sue formine colorate con la sabbia, per poi tornare a specchiarsi negli occhi della figlia.
-Ma che dici, amore? Io guardo soltanto la mia bellissima principessa! Non c'è nessuno da guardare per me che non sia tu.- fece una pausa, prendendo la bambina tra le braccia e facendola volteggiare in aria.

Poi, mentre girava su se stesso, beandosi dei gridolini di gioia provenienti dalla figlia, continuò. -Ed ora principessa, lo vuole prendere un thè in compagnia di questo umile cavaliere?- domandò, riferendosi a se stesso. La piccola trillò un dolcissimo "sì" in risposta, mentre le sue piccole braccia si stringevano attorno al collo del papà.

L'uomo afferrò la giacca dalla panchina e, stringendo la bimba al suo petto, iniziò a camminare sul sentiero alberato, pronto per tornare a casa.

Un piccolo sorriso incurvò le labbra perfette della bambina mentre gli occhi verdi del bambino dai capelli a scodella, seduto nel box della sabbia, si incontravano con i suoi.
Lei inclinò la testolina, appoggiando una guancia sulla spalla del padre, completamente ignaro di quell'innocente scambio di sguardi.

-Ciao, ciao Harry- mormorò appena, facendo un cenno con la manina, prima di chiudere piano gli occhi, assaporando la stretta salda del padre sul suo piccolo corpicino.

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