QUESTO CAPITOLO È STATO UN PARTO
AIUTObuona lettura kidz
[fa schifo ma o k e y]«Sei bellissima»
E così Edoardo in un istante si ritrovò ad avere davanti un essere indefinito con la faccia rossa di un peperone, dei jeans attillati nuovi di zecca reduci dall'ultimo shopping selvaggio con Ilaria e una finta pelliccetta nera, e non riuscivo a capire se fosse qualcosa di buono o di ridicolo, o entrambe le cose al tempo stesso.
Decisi così di mascherare il mio imbarazzo cronico scoppiando in una risatina nervosa e dandogli un pugno sul braccio tipico della bulletta dentro di me.
Avevo ricevuto mille raccomandazioni da mia madre già tre ore prima di uscire, da mio padre via telefono, da Ilaria e da Sara di contenuto ovviamente differente, ormai le due sembravano essersi coalizzate contro di me, pronte a tendermi un'imboscata.
Ma l'unica che si trovava in mezzo e con crisi dilemmatiche ero io, Rebecca Maggi, detta Becca, Rebby e Reb, nessuno mi avrebbe chiamato con il mio nome per intero, ormai ci avevo fatto l'abitudine.
Con una scrollata di testa feci evaporare questi pensieri insensati e mi concentrai sul mio accompagnatore, partner o amico, che indossava dei semplici pantaloni neri, un giubbotto verde militare e una sua mano sfiorava continuamente la mia.
Cercavo di far finta di niente, di fingere che non mi accorgessi di quel gesto voluto o casuale che fosse, ma era piuttosto difficile nascondere la tremarella che si era impossessata di me.
Era un misto di agitazione, ansia, terrore, chiamate il 118, i pompieri, mago Merlino, ansia, Avada Kedavra, voglio Klaus e Damon come guardie del corpo, voglio Carl e le sue treccine, voglio un hamburger, un cheeseburger, il McDonalds intero..
«Rebecca?»
Oh cazzo, probabilmente mi stava chiamando da mezz'ora e io me ne ero accorta solo in quel momento.
«Mh?» domandai, con l'espressione più imbarazzata in assoluto della mia vita.
Solo dopo dieci secondi annotai il fatto stranissimo che mi avesse chiamato con il mio nome per intero, un punto per lui.
«Ti ho chiesto se va bene questo posto» rispose divertito con un accenno di risata schernitrice e pizzicandomi una guancia, facendomi inevitabilmente cascare nell'imbarazzo parte seconda.
Infine sbuffai e sorrisi su di giri, guardando ciò che avevo davanti: un bar-ristorante carino e moderno, giovanile e con luci soffuse qua e là, mi piaceva l'aria misteriosa, mi piaceva l'effetto vedo-non vedo.
«Approvo» affermai con i pollici in su, ridendo da sola della mia improvvisa infantilità.
«Meno male» rise e mi circondò le spalle con un braccio, accompagnandomi verso l'entrata a pochi metri di distanza.
All'interno un cameriere piuttosto giovane ci accompagnò verso un tavolino abbastanza nascosto, posto in un angolo strategico, o forse era solo la mia testa che lo percepiva così e faceva congetture infondate.
«Scommetto che hai fame»
Schioccai la lingua ormai abituata alle battutine di Edoardo, si divertiva a punzecchiarmi sul cibo e sul mio perenne imbarazzo, e a me andava bene.
«Si abbastanza» risposi allegra e dando un'occhiata al menù, ero indecisa tra la pizza con le patatine o passare direttamente ai dolci, cheesecake ai frutti di bosco, tiramisù e profitterols.
I veri dilemmi della vita.
«Hai deciso?» mi chiese, sempre con il sorriso sulle labbra.
«Mh» bofonchiai, con gli occhi che scandagliavano tutti quei piatti all'apparenza buonissimi.
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Baci al cianuro
Roman pour Adolescents❝So che mi sto intossicando, ma non c'è cura che vinca.❝