B O O M
+lo so che mi amate perché ho aggiornato, ammettetelo u.u
buona lettura kidz
Il weekend era passato in un soffio, neanche il tempo di rendermene conto ed era svanito, e tra fare i compiti alla velocità della luce e passare più tempo possibile con mio padre, il lunedì era già alla porta e bussava ininterrottamente sul mio cervello.
La voglia di abbandonare il mio letto era calata a meno zero gradi, ma contro ogni aspettativa l'inizio della seconda settimana fu meno traumatico, forse perché avevo imparato a inquadrare già i vari professori, quelli disponibili a darti una mano e quelli autoritari che ti abbandonavano sulla cima di una montagna pronta a sgretolarsi da un momento all'altro.
Anche i miei compagni di classe sembravano più rilassati e meno antipatici, imparai i loro nomi per bene e ogni tanto ci scambiavo qualche parola, così che non ero più la ragazza isolata nell'angolino di aula vicino a Lorenzo.
Ecco, un altro tema importante, Lore era sempre lo stesso, un po' strano e misterioso, a volte mi lanciava occhiate che secondo lui erano pregne di chissà quali significati, e nell'intervallo compariva sempre la sua fidanzata che si appolipava su di lui come se fossero stati da soli in una stanza e non in una classe piena di ragazzini.
E sempre grazie a un lavoro di gruppo, feci amicizia finalmente con una ragazza della classe, Ilaria, con una moltitudine di lentiggini spalmate sul viso che mi facevano impazzire.
Io le avevo sempre amate ma non avevo nessuna possibilità materiale di averle, che ingiustizia.
«Ma questo è arabo» commentò lei sgranando gli occhi su quelle poche righe scritte in greco.
Il professore, uno scansafatiche, quel giorno ci aveva consegnato delle fotocopie con stampato il proemio dell'Iliade e con il suo solito vocione ci aveva chiesto di imprimere nelle nostre menti quel passo scritto in lingua originale, così da iniziare a capire come districarci nel greco, ovviamente avevamo la traduzione a fianco ma la risoluzione era in ogni caso impossibile.
«Mi ammazzo» bofonchiai, ormai a furia di stare con gli occhi fissi su quel foglio non ci vedevo più e iniziavo a strizzarli come se avessi uno stupido tick nervoso.
«Non serve a un cazzo, semplicemente non ha voglia di fare niente oggi» la saggia frase proveniva niente meno che da Lorenzo, che era comodamente sistemato sulla sedia, in modo stravaccato.
Inarcai un sopracciglio «sarà, ma almeno non stiamo qui a far nulla»
«Sempre più secchiona tu eh» replicò, e potei sentire il gelo delle sue parole fin sulle mie ossa.
«Reb ha ragione» mi sostenne Ilaria, annuendo con la testa «ci sarebbe casino altrimenti»
«Io avrei preferito cazzeggiare» Riccardo, il compagno di banco della castana, scrollò le spalle lanciandoci un'occhiata annoiata.
Sbuffai e guardai l'orologio appeso alla parete per constatare con grande felicità che la terza ora era praticamente conclusa.
Di lì a poco infatti il suono della campanella ci svegliò dal letargo in cui eravamo cascati e puntualmente Rapunzel fece la sua entrata trionfale, e nonostante ogni volta mi salutasse con un sorriso allegro non riuscivo a farmela stare simpatica.
Era una di quelle che a pelle mi seccavano, per il comportamento anche poco rispettoso nei confronti degli altri visto che piombava nella nostra classe per sbaciucchiarsi Lore come se fosse la sua aria.