Da quel bacio era scattato automaticamente un silenzio di imbarazzo e terrore.
Da bravi amici di lunga data erano rientrati a casa, si erano preparati per la notte ed erano andati a letto. Steve non riuscì a chiudere occhio; il cuore non smise di pompare in modo anomalo nella sua cassa toracica, sicuramente i suoi genitori nella stanza accanto riuscirono a sentire quel rumore così forte. L'adrenalina scorreva nelle sue vene come fosse una gara ippica, che metteva in subbuglio lo stomaco. Non riusciva a controllare i suoi pensieri, si ripeteva, con il viso affondato sul cuscino, che aveva sbagliato, che non era pronto, che ogni cosa di quel gesto era orribilmente sbagliata. E se qualcuno li avesse visti? Se qualcuno li avesse comunque scoperti nel tempo? Era insolito che due ragazzi fossero così affiatati, che dormissero nella stessa stanza, ma soprattutto, che non avessero una ragazza.
Strinse la federa del lenzuolo fra le mani, arrivando a pensare "se ponessimo fine a tutta questa storia sul nascere? Se ognuno dei due cercasse una bella ragazzina con cui uscire? Se..."
Poi spense il cervello. Leccò con la punta della lingua le labbra e sentì il sapore di Bucky. Come una dolce carezza si era posata sulla sua bocca, se chiudeva gli occhi, riusciva a sentire ancora il calore di quelle labbra umide, sentiva quella lingua al sapore di tabacco contro la sua, sentiva ogni cosa come se stesse accadendo in quell'istante.
Come poteva essere sbagliata una cosa simile? Perché? Perché dovevano nascondersi da tutti? Perché si amavano?
Non poteva accettarlo, era come se ogni bullo che avesse incontrato nella sua vita gli stesse dando un fortissimo pugno sul naso, ed il dolore non era dovuto dal colpo ricevuto, ma dalla disgustosa convinzione della società.
I pensieri di Bucky erano del tutto opposti. La preoccupazione per ciò che sarebbe potuto accadere non sfiorava minimamente i suoi pensieri da adolescente innamorato. Non riusciva proprio a vederci nulla di sbagliato, lo avrebbe fatto anche sulla ruota panoramica, lì, davanti a tutti, per mostrare quanto amava quel piccolo ragazzo, quanto avrebbe voluto rimanere in quello stato paradisiaco per sempre. Sarebbe potuto morire su quelle labbra.
Si godeva quel silenzio notturno, raggomitolato fra la coperte con un sorriso indelebile sul volto, concentrato sul respiro affannoso di Steve. Il minore aveva quell'indistinguibile modo di respirare quando dormiva, dovuto al suo asma; la cosa che più amava James era addormentarsi con il suono di quel debole fiato sforzato, assicurandosi prima di chiudere gli occhi che il fragile ragazzino nel letto accanto stesse bene.
Riuscirono finalmente a prendere sonno, lasciandosi abbandonare alla stanchezza.Si svegliarono la mattina seguente, si vestirono, fecero colazione, ed uscirono fuori; Bucky stava pian piano riprendendo a camminare, e muoversi con cautela in una bella giornata di sole era la miglior medicina per il suo stato di salute.
Si stava mettendo in sesto, da bravo soldato ferito.
Camminando fra i vicoli delle botteghe che stavano per chiudere causa weekend, i due ragazzi avevano tutta la quiete possibile per parlare e passeggiare senza troppa confusione.
Steve cambió direzione, sedendosi sul marciapiede sotto un albero in fiore, seguito da Bucky che giocherellava con Stuart che abbaiava allegramente.
Serio, il biondo si rigirò i pollici fissando la strada con il suo adorato ciuffo sugli occhi.
«Stevie.» la voce di Buck era serena e preoccupata, seduto al fianco di Rogers, ignorando i latrati festosi dell'animale.
«Ho sbagliato.» disse mordendosi il labbro.
«No. Smettila, porca puttana!» ringhiò innervosito il maggiore, girandosi verso il ragazzo che non accennò il minimo contatto visivo.
«Non possiamo, se qualcuno lo scoprisse, cosa ci farebbe? Cosa faremo?» continuò preoccupato aggrottando la fronte e voltandosi verso il maggiore, che gli afferrò gli zigomi con la mano scura; la stretta di James diede fastidio a Steve, ma sentire quel tocco sulla sua pelle, ancora una volta, non poté che dargli una sensazione di calore e piacere inebrianti.
«Stammi a sentire, se mi chiedessero di baciarti ancora, io lo fare, lo farei anche davanti al mondo intero, a costo della mia vita, così da potermi vantare con tutti prima di scontare la mia punizione, di aver assaporato il paradiso sulle sue labbra, e di aver provato l'amore che nessuno di loro proverà mai nella loro merdosa vita. Quindi, fottiamocene di qualsiasi cosa, e amiamoci, amiamoci come quelle disgustose coppiette in cortile, anzi, amiamoci mille volte di più! Nascondiamoci se vuoi, fingiamo davanti a chi vuoi, ma sappi che quando avrò l'occasione di poterti stringere a me non me la lascerò sfuggire. Quindi, fattene una ragione Steve.» mollò la presa e scrollò le spalle. «Perché io ti amo.»
Gli occhi azzurri di Steve rimasero fissi su di Barnes, immersi nelle parole che aveva appena detto.
«Anch'io ti amo. È per questo che ho paura.» balbettò stringendo i pugni.
Le mani di Bucky ebbero un nuovo contatto con la pelle pallida del minore, stavolta prendendo le nocche bianche far le sue mani.
«Vedila così, abbiamo gli spigoli strappati, ma siamo comunque un capolavoro.» lasciò uscire quella debole frase con un sorriso dolce e rassicurante, stringendo ancora più forte le mani di Steve, che riuscì a sentire il fruscio delle foglie sopra le loro teste che cantavano con il vento primaverile.
«Tu sei il mio capolavoro.» sussurrò Rogers, congiungendo lo sguardo con quello di Buck, che rilassò il viso squadrando i candidi lineamenti del minore.
«Coraggio, torniamo a casa, tua madre avrà preparato il pranzo.» lo incoraggiò, liberando i suoi occhi impigliati su di Steve, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla, e portandolo con sè verso casa.Dopo pranzo, un dolorante James salì in camera sua con le poche forze rimaste, per fondersi con il letto.
Steve era rimasto in cucina con sua madre, la donna stava sciacquando gli ultimi piatti nel lavello mentre il figlio mangiava una mela dopo il caldo pasto.
«Sai Steve, hai un dono prezioso.» disse Sarah con il suo solito tono materno, continuando ad insaponare le stoviglie.
«Cosa vuoi dire?» chiese lui confuso.
«Intendo Bucky; pochi hanno il privilegio di avere accanto una persona così, un angelo custode pronto a salvarci dalla paura. Io ho avuto te, tu hai Bucky, e lui ha te. Nulla potrà mai separavi.»
Il discorso della donna non aveva la minima traccia di malizia, o un qualche motivo di spronare quello che nascondevano, magari aveva scoperto qualcosa, aveva capito... Ma l'ingenuità della signora Rogers non dava nessun campanello d'allarme.
Steve si sentì decisamente più sicuro, davanti agli occhi di qualcuno apparivano solamente com e due normali amici di lunga data. Sarah uscì dalla cucina, lasciando solo il figlio, che sorrise stupidamente fra se e se, pensando che dopo tutto, avrebbe potuto amare Bucky senza avere paura.
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Brooklyn ||Stucky|| ✔
FanfictionErano giovani, erano spaventati, erano ridicoli, erano avventati, erano sbagliati, ma avevano ragione. Prima che i fantasmi di Bucky lo trasformassero nel soldato d'inverno, prima che Steve diventasse Captain America, i due ragazzini di Brooklyn nas...