Ventinovesimo

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Steve si era presentato alle otto in punto all'appuntamento che gli aveva dato Peggy. Dopo quella notte passata con Bucky, finalmente insieme e nella loro intimità, il capitano aveva trovato abbastanza difficoltà ad alzarsi dal letto ed abbandonare le braccia del moro, ma era arrivato in orario.
Una brutto inconveniente però aveva stravolto la sua giornata; una ragazza bionda, in divisa, probabilmente un ufficiale del colonnello, lo aveva spinto di lato, e baciato.
Per la prima volta le labbra di Steve erano state toccate da qualcuno che non fosse Bucky. Immediatamente il ragazzo tagliò corto quel gesto così impulsivo e disgustoso, e come se non bastasse, Peggy lo aveva visto.
Le corse dietro, senza esitare, avrebbe potuto essere una buona scusa per allontanarla, finalmente levarla di trono, ma chi assicurava che l'agente Carter avrebbe tenuto la bocca chiusa difronte a Bucky?
Era accaduto tutto così in fretta, tutto così dannatamente disastroso, che la testa di Steve stava girando a destra e manca. Non era abituato a quel genere di attenzioni; essere un biondo palestrato, famoso e forte, rimorchiava più donne di quanto potesse immaginare. Ma lui non ne aveva bisogno, lui non voleva nessun'altra. Aveva Bukcy.
Cosa avrebbe dovuto fare? Parlare con sincerità e confessare quel terribile incidente a Bucky? Tenere tutto dentro? O semplicemente, impedire alla lingua di Peggy di farlo sapere a Stark o ad altri?
Peggy era stranamente gelosa.
In fondo era normale, ma faceva uno strano effetto al capitano. Quella donna era davvero innamorata di lui. E lui non stava dalla sua parte. Certo, Carter era stata buona con lui sin dal principio, aveva avuto fiducia nelle sue capacità ancor prima che lui diventasse Captain America, ma ciò non cambiava i suoi sentimenti verso di lei: era solo un'amica, tutto qui.
Alla fine, con un nodo alla gola, Steve aveva provato le armi che Howard aveva costruito, con Peggy infuriata ed indignata fra i piedi, ed uno scudo indistruttibile.

Le missioni contro il nemico erano iniziate, la guerra non si preoccupa certo di aspettare; tutti erano entusiasti del nuovo acquisto di Cap, lo scudo sembrava ridicolo per alcuni, a stelle e strisce come un giocattolo di scena, ma rendeva il suo personaggio molto più credibile.
Era strano, ma pur sapendo di star per andare a combattere, e di rischiare la vita, la strana squadra di Steve scherzava, mentre l'aereo sorvolava il territorio nemico, dove sarebbero atterrati.
Bucky era accanto a lui, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la schiena ricurva, con un dolce sorriso sul volto, come quelli che riempivano le serate estive quando i due dormivano insieme da ragazzini.
Steve era serio, la paura per la missione non sfiorava di minimo i suoi pensieri, il pensiero di aver baciato un'altra, di averlo in qualche modo tradito, invece, lo trafiggeva.
Il senso di colpa non l'avrebbe fatto sopravvivere.
In fondo non era colpa sua, quella donna lo aveva tirato a se con la forza, non per fare la vittima, ma era stato un gesto completamente inaspettato, e poi, lui si era subito tratto via dalle fauci malefiche del nemico.
Non provava niente per lei, non conosceva neanche il suo nome.
Allora perché si sentiva così piccolo? Perché si sentiva così in colpa? Bucky aveva avuto spesso le sue false relazioni, soprattutto davanti a lui, ed anche se non si lasciava sfuggire effusioni amorose con le sue spasimati, Steve sapeva che ogni tanto qualche incidente era capitato.
Bucky glielo aveva sempre detto, era capitato una volta soltanto. Una delle sue fidanzatine lo aveva baciato, una cosa veloce, un semplice tocco di labbra a stampo, neanche troppo affiatato o emozionate, anzi, abbastanza disgustoso.
Bucky glielo aveva detto, senza esitare. Si era ripromesso che non avrebbe mai più avuto una ragazza, che avrebbe voluto solamente la bocca di Steve addosso, e basta. Ma il minore lo aveva tranquillizzato; l'istinto di strappare i capelli a quella specie di gattina affamata era forte, ma sapeva, leggeva negli occhi stanchi e tristi del moro, che era pentito, che amava solamente lui.
Era successa esattamente la stessa cosa a lui. Steve aveva assaporato delle labbra che non erano quelle di Bucky, e non aveva provato niente. Perché lui amava Bucky. Lui aveva scelto Bucky.
James aveva notato lo stato d'animo del capitano, aggrottando immediatamente la fronte e tornando dritto:
«Qualcosa non va', Rogers? Paura del Teschio Rosso?» domandò scherzosamente.
Steve scrollò la testa, quasi imbarazzato. Bucky guardò in direzione di Peggy, seduta accanto ad Howard che pilotava l'aereo, così infuriata, che riusciva a percepire la nube di malignitudine arieggiate dentro il mezzo di trasporto.
Si voltò nuovamente verso Steve, dicendo con tono sarcastico: «La signorina qui ha il suo periodo, oppure ti ha sentito la scorsa sera?»
Steve non rispose, si alzò e andò vicino al grande portellone posteriore, dietro delle grosse casse di legno.
Il senso di colpa lo stava uccidendo.
Tutti lo guardarono confuso; Bucky rivolse un'occhiata serena e scherzosa verso di loro, alzandosi a sua volta e distraendoli: «Il nostro amico ha avuto qualche delusione amorosa... Vado a parargli.»
Un tocco familiare fece voltare immediatamente Cap, che trovò James alle sue spalle.
La serenità che trasmettevano quegli occhi verdi era come una specie di anestetico, come la morfina che allevia il dolore, quegli occhi facevano sparire ogni brutto pensiero.
«Cosa c'è che non va, punk? A me puoi dirlo.»
Steve si rigirò i pollici, guardando in alto, imbarazzato, tornando di nuovo a fissare Bucky.
«Sono stato coinvolto in una situazione imbarazzante...»
«Ti sei ritrovato in mezzo ad un'orgia?! No, perché nel posto in cui mi hai portato l'altra sera, era possibile....lo era e come!» sdrammatizzò scherzosamente Bucky, cercando di mettere a suo agio Steve.
«Non so se dirtelo, Buck... I-io...» Steve balbettò, evitando in tutti i modi di guardarlo con serietà.
«Smetti di fare la ragazzina innamorata, e parla. Non vorrai mica sminuire il soldato che sei diventato?» un sopracciglio scuro di Bucky si alzò buffamente.
Steve sospirò, una stretta gli soffocò lo stomaco;
«Una ragazza mi ha baciato.»
Gli occhi di Bucky si sgranarono, una fitta al cuore gli fece mancare il respiro; si sentì tradito, si sentì geloso, ferito.
Steve guardò l'espressione scioccata di Bucky, mentre teneva gli occhi bassi. Si sentiva un verme. Avrebbe potuto evitarlo quel dannato bacio, ma come?
Il moro sbuffò, sorridendo e mettendo le mani sui fianchi. Alzò il capo verso Steve, bianco come un lenzuo, sorridendo: «Beh, cosa potevo aspettarmi? Il mio ragazzo è Captain America, là fuori ci sono una mandria di ragazze arrapate che ti vogliono! Adesso, siamo pari. Io sono stato quasi violentato da Sally la zozza, e tu hai avuto la tua esperienza traumatica.» il suo tono era scherzoso e sereno. Era sincero, non avrebbe mai potuto essere arrabbiato con Steve, sapeva che era pentito, anche lui si era trovato in situazioni simili. Se Steve lo avesse voluto fare di proposito, o semplicemente, aveva goduto di quella casualità, non ne avrebbe fatto parola con Bucky in quel modo. Era la reincarnazione del senso di colpa.
«Davvero non sei arrabbiato?» domandò ingenuamente il biondo.
Bucky gli diede una pacca sulla spalla, spingendolo per tornare dagli altri.
«Coraggio Steve, era solamente un bacio, non ci sei mica andato a letto! Piuttosto, noto che una certa signorina è più arrabbiata di me.» il maggiore indicò con il capo la burbera Carter seduta accanto al posto del pilota. Steve sorrise, tornando a sedere.
«Grazie Buck.» disse dolcemente guardandolo, con lo scudo poggiato sul fianco, seduto sugli scomodi sedili dell'aereo plano.
Bucky gli diede una pacca sul ginocchio, stringendolo con dolcezza;
«Grazie a te per essere stato sincero.» voltò lo sguardo verso gli altri, alzando la voce, e incitandoli scherzosamente:
«Coraggio, andiamo a spaccare la faccia a qualche nazista!»

Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora