Ventiduesimo

1.5K 167 27
                                    

Quella mattina arieggiava un'atmosfera cupa. Bucky si svegliò alle prime luci dell'alba, osservando il fragile ragazzo dai capelli chiari ingenuamente addormento fra le coperte.
Lo guardò semplicemente sonnecchiare, con gli occhi chiusi serenamente e le mani sotto il cuscino.
La cosa che desiderava di più era poter fuggire insieme a Steve, nascondersi dalla guerra, dalla morte, dalla separazione. Scappare solo loro due. Stare finalmente insieme.
Non volle svegliarlo, vedeva troppa ingenuità in quel ragazzo, la sua paura era proprio di poterlo svegliare, e di rendere quell'addio più straziante di quanto non lo fosse già.
Velocemente, Bucky trovò il tempo per prendere il loro quaderno, e scrivere qualcosa, velocemente.
Doveva sbrigarsi, non c'era più tempo; si avvicinò a Steve, gli scostò con un dito una ciocca chiara che gli copriva gli occhi, e lo baciò sulla fronte, piano, in silenzio, soffocando ogni tipo di emozione.
Era così che voleva lasciarlo.
Era così che voleva ricordarlo.
Steve si svegliò non molto tempo dopo, aspettandosi di trovare Bucky accanto.
Ma non fu così.
Lo chiamò ad alta voce, ancora mezzo addormentato sul letto, capendo che nella casa l'unica presenza viva era la sua.
Stava per scendere dal letto, quando il quaderno dalla copertina strappata ostacolò il suo passaggio; sopra di esso c'era una collana. Steve la conosceva bene, quel piccolo ciondolo argentato con una pietra blu al centro che Bucky aveva nascosto da sempre.
Aprì il quaderno, osservando le pagine impregnate di disegni, dai più sgorbi fatti da bambini, ai più recenti e perfezionati fatti non molte settimane prima. Aveva perso tutto, ogni cosa di Bucky, e adesso l'unico ricordo erano quei fogli scarabocchiati.
Le mani tremavano, la vista si stava appannando, ma non voleva piangere, non ci riusciva. Erano troppi i ricordi belli per cui valesse la pena morire di malinconia.
Poi notò delle pagine nuove, delle pagine che erano state bianche non molto tempo prima; la scrittura veloce e sgrammaticata, con alcuni errori di ortografia e punteggiatura. Conosceva quella calligrafia, la stessa che gli strappava un sorriso alle elementari quando degli aeroplanini di carta atterravano sul suo banco per consolarlo con parole sghembe e consolatrici.
Dovette prendere un respiro profondo prima di iniziare a leggere senza scaraventare qualcosa contro il muro dalla rabbia, dal dolore di tutta quella situazione.

"Riesco a scrivere davvero due righe esatte, prima di dover scappare e spaccare il culo ai nazisti! No, non è poi così divertente, Stevie, non lo è affatto.
Questo è il primo giorno, il primo giorno senza di te. E sto già morendo lentamente dentro.
Come faremo adesso? Ci hai pensato? Senza i tuoi discorsi da uomo maturo, senza le mie imprecazioni sconvenienti, che ti fanno arricciare il naso infastidito.
Le tue risate, i suoi baci e il tuo profumo. Queste sono le cose che mi mancheranno più di ogni altra cosa, in quest'ordine.
Credo che tu abbia notato la collana sul quaderno, e sai di cosa si tratta; la collana di mia madre, quella che ho preso da casa mia dopo l'incidente. L'unica cosa che mi è rimasta di lei.
Devi averla tu, Stevie, capito? Devi custodirla per me.
Custodisci assieme a quel piccolo ciondolo anche tutti i ricordi, sia belli che brutti, ogni cosa di noi, ogni lacrima, ogni sorriso, tutto.
Perché non riesco a concepire un mondo senza di noi, senza i nostri segreti e il nostro amore.
Sarò fottutamente sdolcinato, e ci scommetterei le palle che non stai piangendo come una ragazzina depressa, ma ti tieni tutto dentro punk. E questo mi fa stare male. Quindi, ti prego Stevie, piangi. Sfogati, liberti del peso di tutta questa situazione di merda, per me.
Non voglio illudermi di essere riconosciuto da tutti. Mi basta lasciare un segno, essere un bel ricordo per una sola persona. Uno di quei ricordi che fanno sorridere, nonostante il tempo passa. Voglio essere il ricordo più bello per te.
Perché ti amo Steve. Dio, quanto ti amo.
E stai sicuro, che nemmeno questa guerra riuscirà a separarci. Perché riusciremo sempre a ritrovarci.
In fondo non è questo il nostro compito? Dividersi non è la fine. Nemmeno la morte lo è per noi.
Pensiamo positivo adesso, pensiamo che questa guerra un giorno finirà, e che potremo vivere felici, come tutti gli altri, con Stuart che scorrazza per casa, e uno o due marmocchi dell'orfanotrofio che si strafogano di biscotti, come quelli che faceva Sarah.
Ricordi la ricetta, vero? Ti prego dimmi di sì, perché quando ritornerò voglio bagnarli nel latte!
Adesso ho un nodo bloccato nel petto, perché ti guardo dormire davanti a me mentre scrivo questa ridicola lettera, e sento che metà della mia anima è rimasta impigliata nei tuoi occhi.
Non sono mai stato bravo a disegnare, quello sei tu, un discendente di Michelangelo! Ma me la cavo con le parole. Questo me lo hai sempre detto.
E forse hai ragione. Non ho il tempo di rileggere tutto questo poema d'addio, e sono certo che se lo facessi cambierei metà del contenuto e la mia scrittura somiglia alle zampe di gallina....
Quindi lo lascio a te. Lascio a te ogni cosa.
Se non dovessi tornare, non disperati. Per favore, Stevie. Rifatti una vita. Sei ancora in tempo per essere felice.
Ti amo razza di asmatico dai capelli color oro.
Ti amo così tanto.
Il tuo puzzolente Buck.

P.s. Stai lontano dalle risse."

Steve finì di leggere quelle ultime righe, pasticciate di inchiostro in fretta e furia. Gli occhi erano lucidi, si morse l'interno della guancia. Voleva piangere, glielo aveva chiesto il suo Bucky. Ma non lo fece.
Fece penzolare la catenella argentata fra le dita, che luccicava contro i deboli raggi del sole che entravano dalla finestra assieme a un vento fresco.
Steve sorrise.
Avrebbe dovuto disperarsi, sfogare tutta la sua collera e disperazione, ma fece tutto il contrario.
Iniziò a ridere senza controllo, piangendo addirittura, ridendo come quando James faceva quelle battute totalmente sconce e insensate.
Era questo quello che davvero voleva Bucky.
Attaccato al ciondolo un piccolo foglio di carta strappato con foga causò la risata incontrollabile del ragazzo.
"Sorridi, perché riesco a percepire il suono di quella risata fino a qui. E mi aiuta a vivere."
Steve scese dal letto, nascose il quaderno in soffitta, prima di prepararsi per andare in arruolamento.
Lo poggiò sotto il letto di Bucky, così che nessuno potesse mai rubare quei ricordi.
Chiuse la porta a chiave e se ne andò.
Con la collana d'argento in tasca.

Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora