Quindicesimo

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Quella notte fu un estenuante inferno, fatto di tormenti e insicurezze, dove il terrore di essere scoperti dominò su ogni emozione e pensiero.
La mattina seguente si svegliarono entrambi di buon'ora, per colpa del goffo comportamento di Sarah, che andava così tanto di fretta da sbattere contro le sedie della cucina.
Steve e Bucky la raggiunsero confusi e ancora assonnati, mentre la donna spiegò loro di fretta:
«Buon giorno! Scusate se vi ho svegliati, c'è stato un incidente a New York, e alcuni pazienti sono stati trasferiti nel nostro ospedale, credo di tornare a casa domani... Papà ha il turno di notte, quindi anche lui farà molto tardi.» diede un bacio a stampo sulla fronte di ognuno dei due, salutandoli prima di uscire di casa: «Fate i bravi! Oh, Steve! Per favore, riordinate la cantina, ci sono dei vecchi scatoloni da buttare!»
Di tutta quella veloce spiegazione i due capirono ben poco, ma il fatto di essere soli in casa per tutto il giorno li rassicurò.
Steve si sedette intorno al tavolo, poggiando un gomito sulla superficie in legno, e tenendosi la testa.
«Come hai dormito stanotte?» domandò sbadigliando Bucky.
«Dormito? Perché, tu sei riuscito a dormire?» replicò arrabbiato.
«No. Ma non dobbiamo abbatterci Stevie, è vero, non potremo più dormire insieme, ma non possiamo rischiare così grosso, in fondo, abbiamo tutto il giorno per stare insieme, e poi con gli orari di lavoro dei tuoi possiamo....» il minore lo interruppe:
«Pensi davvero che dovremo trovare una ragazza, o meglio, che tu debba trovare una ragazza?»
James si ammutolì inorridito: «Cosa?! Hai preso sul serio quelle stronzate?!»
«Il tono in cui l'hai detto...sei sicuro che tu non sia solo confuso? Che io non sia solo una prova?»
Bucky sbatté le mani sul tavolo, facendo sobbalzare Steve, che lo guardò confuso.
«Come cazzo ti vengono in mente certe cose?! Non potrei mai stare con una puttanella con un buco fra le cosce! Io amo solamente te!» sbraitò, ammutolendo il biondo, che lo guardò sorpreso.
«Non usare certe parole, e poi, non c'è bisogno che lo urli ai quattro venti...» chinò il capo, scostando il ciuffo chiaro sulla fronte.
«Si invece, lo urlerò finché non avrò più aria nei polmoni, io non smetterò mai di amarti.»
«Neanch'io, Buck.» il ragazzino sospirò; «Ma forse non è una cattiva idea quella di frequentare delle ragazze... Non possiamo creare sospetti, giusto?»
«Cosa?» sbottò Bucky aggrottando la fronte, confuso.
«Ti troverai una ragazza, ti farai vedere in giro con lei e altre smancerie simili....ma niente baci o avance serie, altrimenti le strappo i capelli.» l'ultima frase venne detta con tono scherzoso, ma racchiudeva un briciolo di verità.
«Come vuoi tu, non potrei mai sfiorare una bambolina imparruccata sapendo di avere te. E poi, perché solamente io? Sacrificati anche tu, Rogers!» il maggiore si era tranquillizzato, iniziando a scherzare con il suo solito adorabile tono.
«Quale ragazza si metterete con un rachitico come me?» rispose Steve sorridendo e alzando le spalle.
«Io. Io sarò con te fino alla fine.» rispose serio Buck, incantando il biondo che si avvicinò a lui con calma, accarezzando quel viso morbido, e baciando quelle labbra che erano state vuote per colpa di quella separazione forzata.
«Andiamo a sistemare gli scatoloni in cantina, così abbiamo tutto il giorno libero.» disse Rogers, alzandosi in piedi e dirigendosi nello scantinato buio e polveroso, seguito da Buck che sorrise allegro.
Accesero la piccola lampadina sul soffitto, scendendo le scale scricchiolanti e ruvide.
Le pareti erano color marrone fanghiglia, e una miriade di scatoloni e vecchi giornali erano ammucchiati fra gli acari della polvere.
Tutta la roba che stava in soffitta era stata spostata lì sotto, ed evidentemente la madre di Steve intendeva quello per "ordinare tutto quel caos".
Steve sospirò, chinandosi a raccogliere le scartoffie, gettandole dentro il primo scatolone vuoto davanti ai suoi occhi.
«Sai Buck, certe volte mi chiedono di descrivere "casa"» senza nessun preavviso il minore parlò, distraendo il sorriso di Bucky che era concentrato su un foglio abbastanza grande da creare due cerbottane;
«Ed io inizio a pensare ai tuoi capelli, al suono della tu voce, e come mi tocchi, alle tue soffici labbra...»
Il ragazzino continuò ad ammucchiare vecchie scatole, ignorando l'attenzione del moro che aveva attratto su di se, lasciandolo avvicinare in maniera incantata da quelle parole:
«Così realizzo che noi due non abbiamo bisogno di una casa, ci basta solamente stare insieme.» il discorso di Steven venne concluso da Bucky, che gli prese le spalle e lo baciò di scatto. La mente del minore era totalmente annebbiata da quelle labbra, che iniziarono a scavare con più foga nella bocca del ragazzo; James restò sorpreso da quell'iniziativa, ricambiando senza problemi quel movimento di lingue.
Inaspettatamente, le mani di Steve si strinsero alla schiena di Bucky, aggrappandosi al suo pigiama, che ansimò in preda ad un brivido.
«B-Buck...» balbettò il piccolo continuando a baciare le labbra carnose di Barnes.
«C-cosa...?» domandò ad occhi chiusi lui, sfiorandogli gli zigomi senza interrompere quel gesto.
«F-facciamolo, l'amore. Facciamolo adesso.» ansimò Steve con una scarica di adrenalina.
Bucky si fermò sgarrando gli occhi, prendendogli il mento, e chiedendogli con timore e dolcezza: «Ne sei sicuro?»
«Si, anche se non so come si fa', voglio farlo solo con te.» Steve rispose con le gambe che tremavano, ma con una voglia incontenibile che non lo fece nemmeno ragionare. Lo voleva, voleva godere con Bucky, totalmente ignaro dell'iniziativa dell'atto sessuale in se', ma ormai succube di quel piacere che spesso lo aveva stuzzicato di notte, quando nei suoi sogni i gemiti di Bucky si univano al colore della sua pelle nuda.
Indietreggiò pochi passi, sentendo con i talloni una superficie morbida, sulla quale si sedette, tirando con se Bucky per il colletto del pigiama, continuandolo a baciare con foga.
Certo, nessuno dei due era esperto in materia, soprattutto quando a fare certe cose si prendono in gioco due maschi... Ma in ogni caso, James era abbastanza informato, avrebbero dovuto solamente lasciarsi trasportare dall'istinto.
Bucky si sbottonò quel tremendo pigiamino celeste, lasciandosi ammirare da Steve sdraiato sulle vecchie coperte di lana di sua nonna, senza fiato per quello spettacolo davanti ai suoi occhi; non era la prima volta che vedeva il torso nudo del compagno, ma in quel contesto la sensazione di piacere fu totalmente diversa.
Si lasciò delicatamente sfilare la canotta larga, l'imbarazzo lo colse di sorpresa, come poteva Bucky non ridere difronte a quel fisico gracile e privo di sensualità? Come riusciva ad amare ogni suo centimetro di pelle?
Lo sterno di Rogers si mosse come una montagna russa, il suo cuore stava per scoppiare, rendendo il suo candido colorito umido di sudore.
Aveva le gambe divaricate, che avvolgevano i fianchi di Bucky.
Il più grande si abbassò i pantaloni, mettendo in evidenza la sua erezione che si fece largo fra i boxer.
Steve si morse il labbro voglioso, sfilandosi anche lui quegli indumenti corti, rimanendo nello stesso stato del compagno.
«Farò piano.» annuì intimorito e palpitante Buck, ricevendo come risposta un cenno sicuro con il capo da parte di Steve, che si mosse impaziente, ricevendo le labbra del moro lungo il collo, che scesero giù fino al petto, raggiungendo infine l'inguine.
Essendo la prima volta, ogni piccolo gesto spinto fece scattare in Steve una reazione di brivido e godimento che causava acuti gemiti di piacere.
«Ti amo alla follia.» ansimò Bucky, abbassando i boxer bianchi del sottomesso, ed afferrando con le mani il suo pene, facendolo così ansimare.
Steve tirò indietro la testa, inarcando la schiena, mentre la mano di James si mosse sempre più velocemente, facendolo venire in men che non si dica. Ormai impaziente a sopraffatto dal piacere, Bucky lo girò a pancia in giù, continuando a tenerlo in pugno con il suo violento gioco tra la mano mano ed il suo membro.
Steve gemette senza controllo, reggendosi grazie alle mani e alle ginocchia, che trovarono un punto comodo sul tessuto di lana. Bucky guardò il piacere straziante di Steve esposto con tutto se stesso dinanzi ai suoi occhi, ed il primo pensiero che gli passo per la testa, annebbiata dall'eccitazione, fu quello che a Rogers il prossimo passo del loro gioco d'amore gli avrebbe fatto tanto male. Così si chinò, con l'erezione bollente che premette attraverso i boxer sul fondoschiena di Steve, vicino al suo viso, baciandogli il collo e gli spigoli delle labbra, insidiando dentro le sue labbra umide tre delle sue dita.
«Ti fidi?» gli domandò Bucky, sofferente.
Steve iniziò ad annuire insistentemente, succhiando con maggiore saliva le dita di Bucky, che quando si rese contro di averle abbasta umide, le portò fuori dalla bocca del biondo, che prese ad ansimare nervosamente ad occhi socchiusi. Disegnò con le dita bagnate dei piccoli cerchi all'altezza dell'osso sacro di Steve, che inarcò violentemente la schiena, ormai ubriaco di quelle carezze.
«Sto per entrare.» gli sussurrò Bucky, gemendo. Steve annuì ancora, mordendosi il labbro e lasciandosi sfuggire un gemito di dolore quando l'indice di James si insinuò nella sua stretta fessura. Bucky mosse lentamente il suo dito tra le pareti di Rogers, arrivando fino in fondo, laddove le urla del biondo si fecero più acute. Prima che le altre dita si asciugassero, Bucky le infilò con la stessa cautela all'interno di Steve, che istintivamente si spinse in avanti, lamentandosi con quel dolore che via via si trasformò in dannato piacere. Le dita uscirono dalla sua apertura ormai umida e larga abbastanza per accogliere Jamese.
Di scatto, Bucky si abbassò le mutande, ormai spinto da quell'istinto irrefrenabile di assecondare il pulsare doloroso della sua lunghezza, penetrando, con lentezza insicura, Steve, che urlò per il nuovo dolore, molto più forte di prima. Spaventato, il moro si fermò dentro di lui, ansimando sudato e su di giri, domandando a fatica: «S-sei sicuro?»
«Si!» sussurrò ad occhi chiusi lui, stringendo con tutte le sue forze le coperte, distratto dal dolore solamente dalla mano di Bucky che continuò a masturbarlo con più foga.
James iniziò a spingere, appagato da una sensazione di piacere incontrollabile, che gli face tremare le gambe.
Lo teneva fermo per i fianchi magri, continuando a penetrarlo con movimenti regolari, gemendo ad alta voce assieme al biondo, che era ormai sotto il controllo di James.
«Oh, cazzo, Bucky!» urlò il biondo respirando a fatica, aggrappandosi ancora alle coperte.
Il moro sorrise appagato, per la prima volta era riuscito a far imprecare per bene il suo soldatino ben educato. Il suo nome urlato da Steve in preda al piacere diventò in assoluto la cosa che di più amava al mondo, che lo fece eccitare tanto da farlo venire all'intero dell'altro, riempendo il ragazzino di Brooklyn fino in fondo. Esausto, uscì da Steve, stendendosi completamente nudo accanto al biondo, che si gettò a pancia in giù sul caldo tessuto polveroso.
I loro respiri erano pesanti e irregolari, stremati ma carichi di entusiasmo.
«Non riuscirò più a sedermi.» disse con il fiatone Steve, sorridendo con il viso poggiato sul braccio di Bucky.
«Mi dispiace punk, ma credo che non ti sia dispiaciuto poi così tanto.» commentò il moro ridendo.
«Hai ragione, mi è piaciuto da morire.» sospirò lui carico di felicità.
Bucky allungò il braccio, congiungendo la mano con quella sudata del minore, che ricambiò immediatamente la stretta, innamorato di ogni cosa di quel ragazzo.
Il maggiore si grattò la testa, guardandosi intorno: «Dovremo davvero sistemare la cantina adesso...»
Steve sorrise scrollando la testa: «No, mio caro, dopo quello che mi ha fatto, tocca a te.»
I due iniziarono a ridere, rimettendosi qualcosa addosso, e portando a termine la missione a loro assegnata, al settimo cielo per ciò che era successo, per quella parte importante del loro amore cornata nel migliore dei modi.

Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora