CAPITOLO 33

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~ERICA'S POV~

Fui svegliata da un suono metallico. Mi rigirai nel letto e mi spaventai un pò quando vidi Cam davanti all'armadio. Al suo armadio. Ricordai infatti solo in quel momento che avevo dormito a casa di Cam, nel suo letto.
Mi notò.

"Mi sto solo vestendo tranquilla" disse ridendo. In effetti era a petto nudo e si stava mettendo una maglietta blu scuro. Il suono che mi aveva svegliata proveniva dal tintinnare della sua cintura.

Guardò il suo orologio.

"È presto. Torna a dormire." Ordinò, ma lo fece in un modo quasi premuroso. Incredibile, Cam premuroso.

Mugulai qualcosa, e mi rimisi a dormire. Ero d'accordo con lui. La testa mi stava scoppiando e gli occhi mi bruciavano, non mi sarei alzata per niente al mondo.

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Mi risvegliai, dalla finestra filtravano dei deboli raggi di luce.

Dopo quella che mi sembrò un'eternità riuscii finalmente ad alzarmi. Andai nel bagno annesso alla camera di Cam. Mi guardai allo specchio. Ero orribile. Il trucco era colato e gli occhi erano rossi. Mi lavai il viso e tolsi tutto il trucco che rimaneva. Andava già meglio.

Nell'aria c'era un buon profumo. Qualcuno stava cucinando.

Entrai in cucina e trovai Cam che cucinava delle uova con del becon. Il mio stomaco fece i salti di gioia. Avevo davvero fame.

"Ehi, finalmente, vuoi delle uova?" chiese, rimanendo girato a spadellare. Ero un pò imbarazzata dalla sua improvvisa gentilezza.

"Io.." la mia pancia rispose per me brontolando rumorosamente.

"Lo prendo come un sì" rise e si girò. Rimase leggermente interdetto quando mi vide. Inizialmente non capii il perché ma poi guardai in basso e me ne accorsi.

I pantaloncini che mi aveva dato erano davvero corti, così essendo coperti dalla lunghezza della maglia sembravo in mutande. Cercai di abbassarli un pò ma non ottenni grandi risultati.

"Tranquilla" disse accorgendosene "ti ho visto anche senza" lo fulminai con lo sguardo ma dopo mi misi a ridere insieme a lui. Facemmo colazione insieme.

Il campanello suonò. Cam diventò improvvisamente serio e andò a rispondere al citofono.

Aprì il portone e dopo poco salirono Gus e Cole, i suoi soliti amici.

"Cazzo Cam non hai idea di cosa è successo è stato fantastico.." iniziò a parlare Cole ma quando mi vide si bloccò e un sorriso sghembo apparve sul suo viso.

"Ah ma sei in compagnia" disse mantenendo quell'espressione.

Io ero seduta e stavo mangiando sulla penisola della cucina, con la bocca piena e intanto cercavo di abbassare, come potevo, la maglietta del pigiama.

Quando riuscii finalmente ad inghiottire il boccone li salutai. Cam era rimasto serio. Venne in mio soccorso cambiando discorso e chiese a Cole di continuare il racconto. Potei così finire di fare colazione e non badai neanche a ciò che era capitato a Cole.

Cole era un ragazzo semplice e all'apparenza non si poteva definire cattivo, aveva i capelli neri, corti ma non troppo, gli occhi color nocciola e la pelle chiara, sorrideva in modo simpatico ed era piacevole parlare con lui. Ma si sà, le apparenze ingannano, infatti così come gli altri, Cole non era mai stato "tranquillo". Per quel che ne sapevo aiutava a spacciare alcune persone, forse Cam, forse no, non ne avevo idea e non volevo saperne niente. Gus invece era il contrario, all'apparenza la sua corporatura massiccia poteva mettere in soggezione le persone, in verità era il più buono di tutti e non sapevo neanche perché fosse in mezzo a quei casini.

Mi alzai e andai in camera a vestirmi con i vestiti del giorno prima. Poi salutai tutti e feci per uscire dalla porta.

"Dove vai?" Chiese Cam.

"Ehm..a casa..mia?" Risposi perplessa.

"Ti porto io" affermò. Gus e Cole stavano tranquilli sul divano e bevevano una birra.

"Non ce n'è bisogno, posso andarci a piedi" non mi aveva neanche ascoltata e si era già messo il giubbotto.

I ragazzi mi salutarono ricordandomi di andare a bere qualcosa insieme ogni tanto. Io annuii per accontentarli e poi me ne andai con Cam.

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Eravamo in macchina ormai da un pò ma nessuno dei due aveva ancora proferito parola. Finalmente però parlò.

"Così per sapere.." finse un tono disinteressato. Lo guardai leggermente preoccupata, forse voleva chiedermi qualcosa riguardo la notte prima.

"Perché ieri mi hai concesso l'onore di ospitarti?" Lo sapevo. Lo disse in modo leggero ma avevo come la sensazione che dietro quella domanda ci fosse qualcosa di più.

"Ecco.." inventai una balla al momento, ero brava in quello.

"Sono andata con una mia amica ad una festa qua vicino e sai com'è non l'ho più vista e quindi ho perso il passaggio. Così sono venuta nella casa più vicina che conoscevo." Non era una delle mie migliori bugie ma era abbastanza credibile.

Annuì pensieroso, ma dopo un pò ricominciò a parlare.

"Ti sembro così stupido?" Disse cogliendomi alla sprovvista ma mantenendo un tono calmo.

"Conosco ogni festa o evento che viene fatto qui intorno e ieri sera non c'era nessuna festa. E poi potevi prendere un taxi, di certo non sono la prima persona che ti viene in mente in una situazione del genere." Spalancai gli occhi, continuando però a guardare fuori dal finestrino. Era la prima volta che sembrava colpito da una qualche emozione.

"Se proprio non volevi dirmi la verità non avevi bisogno di raccontarmi cazzate, non sono affari miei."

Dovevo rispondere, dire qualcosa, qualsiasi cosa. Ripensai a ciò che aveva detto. In verità, sì, per qualche strano motivo lui era sempre la prima persona a cui pensavo quando mi succedeva qualcosa. Era successo molto tempo prima a causa di Taylor e adesso ero tornata per colpa di Zayn.

-Solo il nome mi fece venire i brividi.-

Cam era come una distrazione quando la vita reale si faceva troppo pesante per essere sopportata. Ogni volta che ero con lui, con il suo atteggiamento ironico e bastardo riusciva a farmi dimenticare i problemi.

"Sì hai ragione non sono affari tuoi" dissi convinta, per evitare di dirgli la verità.

"Ma sbagli quando dici che non sei la prima persona a cui pensare in una situazione del genere" mi guardò e rividi la scintilla della sera prima.

Arrivammo di fronte a casa mia e scesi dalla macchina.

"Bè grazie dell'ospitalità" dissi sorridendo.

Annuì, era rimasto serio ma stava pensando a qualcosa. Mi avviai verso l'entrata ma non lo sentii partire. Era rimasto lì ad osservarmi. Mi chiamò e mi girai.

"Mi raccomando..usciamo per bere qualcosa ogni tanto" risposi di sì per l'ennesima volta, ma veramente intenzionata a mantenere la parola.

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