Capitolo 12

787 25 0
                                    

Entrai all'Istituto di corsa, tallonata da Stephan. Appena arrivai al banco dell'accettazione battei la mano sulla campanella. L'edificio era completamente immerso nel buio, tutto silenzioso, non che di solito fosse molto animato ma qualche urlo sporadico di solito rompeva la quiete.
"Cazzo...dove sono tutti?"
"È l'una e mezzo di notte passata...cerchiamo qualcuno"
"Io cerco qualcuno...tu vai a casa..."
"Tu come torni indietro?"
"In taxi...Stephan non ti voglio qui, per favore"
"Perché devi sempre fare così? Perché devi sempre fare la forte a tutti i costi? Perché vuoi sempre affrontare tutto da sola? Io sono qua per te..."
"Ma io non ti voglio qua..." battei il piede a terra. Chiunque se ne sarebbe andato, chiunque ma non lui che stoicamente mi teneva testa...stavo per urlargli contro ancora quando un'infermiera mi raggiunse "Francesca Serra? Piacere io sono Deborah...ero con Sole quando ha avuto la crisi...era già agitata ieri sera e per questo ero in stanza con lei"
"Come sta?"
"Meglio, ora è sedata e sta dormendo"
"Posso vederla?"
"Magari fra un pò, ora i dottori le stanno facendo qualche esame...ho letto la cartella clinica di Sole e sò che non è il suo primo attacco. Ma era un pò che non ne aveva, quindi ci chiedevamo cosa avesse potuto scatenarlo"
"Io ho parlato con lei e mi sembrava uguale...poi siete voi a vederla 24 ore su 24...com'è stata la crisi?"
"Bella pesante...continuava a farneticare di una certa Vittoria" sbiancai e mi aggrappai al bancone "Ha detto Vittoria?"
"Si...la conosce?"
"Nostra madre si chiama così ma Sole non l'ha mai vista praticamente"
"Cercheremo di capirci qualcosa quando Sole si sveglierà... ora potete aspettarla nella sua stanza, vi verrò a chiamare quando potrete vederla" Deborah si allontanò ed io mi accasciai contro il muro "Fra? Hey...andiamo in camera di tua sorella"
"Vattene Ste...per favore"
"Finiscila" Stephan mi prese il viso fra le mani "Io ti amo e non me ne frega nulla se a te non te ne importa nulla...quindi smettila" sbuffando gli feci strada verso la stanza di Sole.
Era una stanza singola, come la maggior parte all'Istituto. Sole ci viveva da 15 anni praticamente e la stanza era cresciuta insieme a lei. Le pareti erano verdine e tutto il suo mondo era lì. Mi appoggiai al ripiano della scrivania e notai subito il biglietto "Vittoria"
"Cosa?" Stephan mi si avvicinò da dietro e sentii il suo fiato caldo sul collo quando si sporse per leggere il biglietto "Vostra madre?"
"È stata qui...oddio...è tornata"
"Calma Fra...come ha fatto a trovare Sole?"
"Non lo so ma è lei, la sua calligrafia è inconfondibile... È questo che ha sconvolto mia sorella...ma cosa vuole?"
"Fra calma"
"Ma come cazzo faccio a stare calma? Mia sorella sta male perché quella stronza di nostra madre dopo 15 anni si presenta da lei..."
"Vieni qua" mi lasciai trascinare da Stephan sulla poltrona che occupava il suo solito posto davanti al balconcino. Lui si sedette e mi fece mettere in braccio a lui "Sole starà bene...e tu puoi chiamare tua madre e chiederle perché è ricomparsa nella vostra vita"
"Vorrà soldi no? Sarà al verde e avrà pensato di chiedere qualcosa a me...perché pensi sia comparsa dopo 15 anni? Per dirci quanto ci ama e formare la famiglia felice?" mi alzai incazzata "Non siamo mai state una famiglia ed ora lei riappare...cazzo che vita di merda...quasi quasi è meglio..." Stephan mi zittì mettendomi due dita sulle labbra "Non dirlo neanche per scherzo"
"Cosa? Che preferirei morire? È vero...che cazzo di vita è? A cercare di fare tutto il meglio per Sole e poi basta ritorni quella stronza e manda tutto all'aria...che vita è la mia? Che vita è?" iniziai a piangere e Stephan mi abbracciò. Cercai di oppormi ma non ci riuscii. Quando mi allontanai Stephan mi bloccò prendendomi il viso fra le mani "Se te ne andassi che vita sarebbe per me?" poi mi intrappolò le labbra in un bacio pieno di rabbia, possesso e...amore...lo sentii arrivarmi dritto al cuore..lo ricambiai anche se sapevo che era sbagliato. Ma poco dopo mi allontanai "Non è giusto"
"Per chi?"
"Per te...guarda che cazzo di casino che è la mia esistenza. Una sorellastra che vive rinchiusa in quattro mura, una madre drogata che ricompare sicuramente non per dirci quanto le siamo mancate e...io...che sono il casino più grande"
"Dimentica gli ultimi giorni e riportiamo da martedì scorso...siamo stati benissimo"
"Fino a quando mi hai detto "ti amo" si..."
"Oh dai Fra...lo sapevi benissimo cosa provavo, te lo avevo detto chiaramente. E non mi dire che per te invece era solo sesso"
"Stephan...sono stata con un altro ieri notte"
"E allora? Cancellalo...ti è piaciuto? Più di quando hai fatto l'amore con me? Eh?"
"È diverso"
"Appunto...è diverso... quello è solo sesso, fra noi c'è amore... lo sentì anche tu" si lo sentivo ma la cosa che sentivo di più era la paura. La paura che poi potessi rovinare tutto...era impossibile che funzionasse.
"Stephan...la mia vita è questa...e tu non puoi farne parte...mi dispiace... ora vai per favore"
"Francesca.."
"Ste...sparisci dalla mia vita...dimenticati di me.." uscii dalla stanza di Sole e mi diressi verso l'ala dove si trovavano le stanze adibite ai pazienti che avevano avuto attacchi o crisi. Stephan mi seguì e mi afferrò il polso "Ti amo...non scordarlo" poi si girò e mi lasciò sola...feci un passo nella direzione opposta poi tornai indietro e corsi da lui. I tacchi dei miei stivali ticchettavano veloci e lui si girò sentendo il rumore. Quando mi ritrovai davanti a lui lo presi per mano e lo trascinai verso una sedia. Tenendogli la mano fra le mie iniziai a parlare "Sei una bellissima persona e tutte le ragazze del mondo vorrebbero sentirsi dire da te che le ami. Ma io purtroppo non sono come le altre. E mi piacerebbe esserlo perché sono stufa di stare bene per un brevissimo periodo e poi stare di nuovo male, ma purtroppo questa è la mia vita. Da quando è nata Sole la mia esistenza è tutta per lei e sarà così sempre. Lo so che tu mi daresti la luna se potessi e sarebbe semplice e comodo accettare tutto quello che avresti da offrirmi ma non sarebbe giusto. Pian piano mi odieresti come io mi odio. E lo sapevo che era sbagliata fin dall'inizio questa cosa fra di noi ma volevo sentirmi normale per una volta. Sentire che un ragazzo sta con me perché ci tiene e non solo perché sono instancabile a letto. E tu sei quel ragazzo...sei perfetto...ma non posso stare con te. Non posso..."
"Ma perché? Non ti chiedo nulla Fra...solo di poterti stare accanto.."
"Stephan... lascia stare...con la ricomparsa di mia madre è ancora peggio... tu non puoi capire quanto questo si ripercuoterà su Sole e quindi su di me. La nostra vita è un inferno....tu sei il mio piccolo paradiso...e devi rimanere così... qualcosa che ho vissuto per un mese, una bellissima favola che deve chiudersi qua.." mi sporsi verso di lui e lo baciai cercando di imprimermi nella memoria ogni dettaglio. Quanto le sue labbra si adattassero perfettamente alle mie, quanto riuscisse con un semplice bacio a trasmettermi la sensazione più fantastica e perfetta del mondo. Quanto avrei voluto rimanere fra le sue braccia per sempre perché solo lì potevo essere Francesca e non Nissa o chiunque gli altri pensassero fossi. Lì, in quel posto perfetto, fra le braccia del ragazzo che amavo, perché lo amavo da morire, potevo essere semplicemente io, debole e senza difese davanti al sentimento più potente del mondo.
Mi staccai a fatica e mi rialzai in piedi "Vai adesso"
Stephan si alzò a sua volta e si sfilò l'anello che portava sempre al dito "Quando tornerai da me, perché un giorno tornerai, mettilo al dito"
"Non tornerò Stephan"
"Allora tienilo in un cassetto... saprò che ce l'ha la ragazza che amo" poi mi baciò sulla fronte e se ne andò. Fissai quell'anello per almeno cinque minuti e poi lo misi in tasca. Con le lacrime agli occhi mi voltai e andai dritta verso la mia realtà..

La mia realtà era fatta di Sole, solo lei era e sarebbe stata la mia realtà. Quando entrai nella camera dove dormiva, vissi al rallentatore le altre decine di volte in cui avevo già vissuto quella situazione. La prima crisi di Sole era stata pochi giorni dopo la sua nascita, a distanza di 16 anni eccoci di nuovo qua. Il suo corpo era troppo piccolo e magro per quel letto, in cui lei sembrava sprofondare e perdersi. I suoi capelli biondi erano sparsi sul cuscino e le sue braccia scheletriche erano immobili. I monitor emettevano il loro instancabile lamento a cui io non mi sarei mai e poi mai abituata. Una sedicenne non avrebbe dovuto vivere in quel modo. Sole non avrebbe mai conosciuto l'amore, non avrebbe mai baciato o abbracciato un ragazzo, non avrebbe mai litigato per poi fare la pace, non avrebbe mai conosciuto la gelosia o la tristezza devastante per un amore finito. Per lei sarebbe esistito sempre e solo un mondo in bianco e nero. Momenti di gioia incontenibile che lei non sapeva come gestire, e momenti di depressione acuta che lei combatteva con quegli attacchi.
"Nostra madre...è stata qui?"
"Si è presentata come una sua amica"
"Mia amica? E voi l'avete fatta passare? Come se nulla fosse?"
"Sole è sempre da sola...abbiamo pensato che..."
"Che un pò di compagnia le avrebbe fatto bene... certo...invece ha avuto un attacco...voglio sapere chi c'era di turno quel giorno..."
"Certo...stiamo già provvedendo"
"Ora posso stare sola con mia sorella?" il medico uscì ed io mi avvicinai a Sole..mi aggrappai alle lenzuola bianche, le strinsi fino a farmi male alle nocche e poi piansi...per mia sorella e per me...legate da un doppio filo...destinate ad essere sole...sempre e comunque...

Rimasi con Sole fino alle sette di mattina, poi mi alzai in piedi a fatica e decisi di andare a casa a cambiarmi. Quando guardai il cellulare vidi un messaggio di Lorenzo "A qualunque ora se vuoi puoi raggiungermi". Gli avevo scritto che avevo avuto un imprevisto, non sapeva di mia sorella e probabilmente non glielo avrei mai detto.
Chiamai un taxi e gli diedi l'indirizzo di Lorenzo. In quel momento lui era la mia valvola di sfogo. Era carino, simpatico, sufficientemente diverso da Stephan per non crearmi troppi problemi, non mi chiedeva mai nulla ed era parecchio bravo a letto. Aprii la porta con la solita chiave e sentii subito lo scroscio della doccia. Mi spogliai disseminando i vestiti per terra. Quando arrivai in bagno aprii decisa l'anta della cabina e mi ritrovai davanti Lorenzo ed i suoi mille tatuaggi. Senza neanche dargli il tempo di parlare iniziai a baciarlo e mi persi totalmente nelle sensazioni che le sue mani su di me riuscivano a darmi. Non erano i brividi che mi aveva fatto provare Stephan, era semplicemente un modo per dimenticare tutto. Allacciai le gambe intorno alla sua vita e staccai la spina.
Quando uscimmo mi asciugai velocemente e iniziai a rivestirmi " Facciamo colazione?"
"No, vado a casa"
"Di solito sono i ragazzi a trattare le ragazze come tu tratti me...mi scopi, poi te ne vai"
"È un problema?"
"No Nissa..lo sai. Mi chiedo se c'entri quel calciatore" lo fissai e intanto feci rigirare fra le dita l'anello di Stephan che tenevo in tasca "Sei carino Lorenzo, mi piace stare con te, mi piace il fatto che con te non devo mai parlare molto..."
"Potrei offendermi sai...ma mi va bene così in fondo..mi chiedo solo perché tu non stia con lui"
"Perché non sarebbe giusto...non sai parecchie cose di me"
"Lui le sa?"
"La maggior parte"
"E vorrebbe comunque stare con te?"
"Si...ma io non posso permetterglielo... Sentì se ti va di continuare questa cosa fra di noi sai dove trovarmi"
"Certo Nissa" Lorenzo mi baciò appassionatamente mettendomi le mani a coppa sul fondoschiena, poi mi lasciò andare "Solo sesso...mi piace" mi fece l'occhiolino e poi mi lasciò andare. Tornai a casa in taxi, Roma era già in pieno fermento in quella domenica di metà febbraio. Con orrore mi accorsi che era il 14 febbraio...bhe in fondo ero stata comunque con il ragazzo che amavo nella giornata degli innamorati. Non potevo più nascondere a me stessa che lo amavo..perché solo l'amore mi avrebbe potuto provocare quella voragine nel petto all"idea di averlo lasciato. Quando entrai in casa, poggiai sul tavolo il suo anello e il fogliettino con il numero di mia madre. Poi buttai in lavatrice i vestiti che avevo indosso e misi la maglietta di Stephan che non gli avevo più ridato. Con mani tremanti composi quelle poche cifre. Dopo il quarto squillo "Si...chi è?"
"Mamma...sono Francesca..."
"Amore..."
"Non chiamarmi in quel modo... cosa vuoi?"
"Vederti"
"Dove stai? Vengo io" Vittoria mi diede l'indirizzo di un bed&breakfast in zona Stazione Termini.
Quando riagganciai mi accorsi di aver infilato al dito l'anello di Stephan.

Mi sei scoppiato dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora