My Angel, Pietro

capitolo 5

PIETRO POV

Decido di prendere coraggio e scrivere a Giorgio. Ansia. Una parola, una descrizione perfetta.

Inizio con un
"Amuní ci possiamo vedere oggi?"

"Dobbiamo registrare" subito mi risponde.

"Si dobbiamo fare la pie-face challenge" palesemente invento una scusa.

"Compà la abbiamo fatta l'anno
scorso" controbatte.

"Lo so ma me l'hanno chiesta" gli dico.

"Ah e mandami gli screen cornuto😂" mi dice sempre molto 'simpatico'.

"Che due palle Giorgino! Vieni o no?" gli chiedo definitivamente.

"Va bene mezz'oretta e arrivo😙" risponde.

Da quando mi manda quoricini? E perché lo trovo tenero? Cioè l'ho sempre trovato tenero, lui lo è sempre, è come una piccola luce in una stanza buia. In quella stanza ci siamo sempre staiti io e lui, nella nostra "stanza", dove nessun'altro poteva poteva entrare o capire cosa significasse. Ma questa situazione è diversa, devo calmarmi.

Appoggio il cellulare sulla scrivania accanto a quel mouse, quante volte le ha prese senza motivo quel mouse, me le ricordo tutte a memoria, e posso giurare che ogni c'entrasse murry. Sicuro.
Mi sdraio sul letto mettendomi il cuscino in faccia, per stare da solo con i miei pensieri e la stanchezza.

Passa un po' di tempo e sono dieci minuti che controllo la finestra per vedere quando arriva Giorgio. Dal vialetto sbuca una Ibiza, è lui. Scende e lo vedo chiudere la portiera appoggiando nel sedile al suo fianco un mazzo di rose. Tutto ok. Per ora.

GIORGIO POV

Chiudo la portiera di quella lattina ambulante e appoggio le rose nel sedile del passeggiero. Controllo il telefono per vedere se sono in orario, secondo l'orologio si, ma corro comunque verso il portone.
Arrivo davanti e citofono a Giampy.

"Chi è?" risponde lui al citofono.

"Testimoni di Geova! Dai fammi salire prima che bestemmio" gli dico ironico. Posso sentire il suo polmone scoppiare dalle scale. Ha una risata troppo contagiosa quel ragazzo.