Se la polizia avesse trovato Zayn sulla scena, l'avrebbero sicuramente arrestato. Nonostante la sua incredibile capacità nell'evitare l'argomento del suo passato da criminale, ero consapevole del rapporto che c'era tra lui e le autorità.
Decisi che probabilmente la cosa migliore era affrontare quelle luci lampeggianti, così lasciai l'uomo accartocciato sul pavimento del garage e mi girai a guardare l'auto della polizia con uno sguardo sconvolto. Le mie lacrime erano fresche, ma non una conseguenza di ciò che era capitato, erano soltanto la prova di quanto fossi distrutto.
"Qui!" Urlai.
Ero appoggiato alla parete. Un'anziana poliziotta continuava a chiedermi se stavo bene, se avevo bisogno di sedermi. Il mio silenzio fu tradotto come uno stato di shock.
Non sapevano nulla.Poco dopo osservai il padre di Zayn; era su una barella nel retro di un'ambulanza, in attesa. Ringraziai i farmaci che scorrevano nelle sue vene, fonte del suo silenzio.
L'ambulanza fu scortata da due moto della polizia. L'accensione dei motori mi fece trasalire, facendomi sfiorare un poliziotto accanto a me.
***
Non mi ero mai seduto in una macchina della polizia prima d'ora. Mi ha tranquillizzato il fatto che scorrevamo in mezzo ad altre macchine, rispettando il limite di velocità, senza sorpassare.
Il mio nome venne preso di nuovo alla stazione della polizia.
Mi sentivo solo e fuori luogo.
Avevo cercato conforto nella stretta delle dita di Zayn tra le mie; lo faceva sempre con un sorriso in volto.
Ma ora non c'era nessuno a tenermi la mano.
***
"Signore?"
I miei occhi si soffermarono sul giovane ufficiale seduto di fronte a me. Mi aveva dato un bicchiere di carta pieno di tè, che usai per scaldarmi le mani fino a quando la bevanda non fu tiepida e ormai imbevibile. Le pareti erano color magnolia, un colore tranquillizzante. Avevo immaginato che mi trascinassero in una stanza buia per l'interrogatorio, una lampada puntata negli occhi come nei film. Invece no. Ero seduto su una sedia imbottita con i braccioli, foto di velieri appesi al muro accanto alla porta ed un tavolino con sopra delle riviste.
Sembrava una discussione "informale".
Mi tremava il ginocchio, così una volta resomi conto del movimento, ci misi una mano sopra per bloccarlo e calmarmi.
"Non sei colpevole", ripetevo a me stesso. Con poco aiuto."Sono in arresto?" Non riuscivo a distogliere gli occhi dalla telecamera in alto a destra.
"No, signore." Rispose con un piccolo sorriso.
Stava seduto sul bordo della sedia, di fronte a me. Il suo corpo era sporto in avanti, come se non volesse perdersi nessuna parola, come se ogni mia sillaba fosse un indizio per ciò che era successo.
"Quindi posso andarmene quando voglio?"
Si mosse per prendere il suo secondo bicchiere di tè, la tazza era identica alla mia.
"Prima vorrei farle delle domande." Rispose, soffiando dolcemente sul vapore che usciva dalla tazza.
"Che tipo di domande?"
I suoi occhi di pietra incontrarono i miei.
"Alcune importanti."
Spostai debolmente il mio sguardo. Non era intimidatorio, ma mi dava fastidio.
Mi avevano preso il telefono e il portafoglio, "protocollo standard", a quanto pare, ma non era difficile vedere che mi osservavano con curiosità. Potevo immaginare cosa stessero pensando. Nonostante la rassicurazione di molti agenti nel dirmi che non ero sospettato, avevo ancora un po' di paura.
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Dark » Ziam
Fanfiction"Posso dire che tu sarai una sfida." Quasi ringhiò. "Mi piace questa cosa." Sorrise. Abbassò la testa, spingendo la mia di lato prima che le sue labbra premessero sulla pelle del mio collo, mentre i suoi capelli mi solleticavano la guancia. Con ril...