Chapter 8.

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La vita non è mai facile, non è mai tutta rose e fiori. La vita ti pone continuamente davanti a delle scelte complicate, che comporteranno in ogni caso a delle conseguenze poco piacevoli. Ti mette davanti delle verità scomode, ti fa fare i conti con il tuo passato. Però poi ci sono alcuni momenti in cui la vita sembra dimenticarsi di essere stronza e ti concede un attimo di respiro, un attimo di felicità.

Ecco, quel pomeriggio era un momento in cui la vita sembrava non avercela con me. Aveva forse deciso di farmi saltare un turno del suo gioco di torture, o forse aveva deciso di risparmiarmi almeno per una volta.

Fatto sta che ero felice, dannatamente e fottutamente felice come non succedeva da tempo e questo mi mancava.
Dovetti ammettere a me stessa che stavo bene, ma che mi era sempre mancata questa sensazione di imbattibilità.

Pensavo ancora alla sorpresa della settimana scorsa, ricordavo il suo sorriso, le mie lacrime, la sua dolcezza, le sue parole che corrispondevano a quello che da sempre avrei voluto che mi dicessero.

Ricordavo ogni singolo dettaglio e mi venivano i brividi, per non parlare dei sorrisi da ebete e degli sguardi persi nel vuoto a rivivere quel scena, ancora e ancora.

Presi un cuscino e mi gettai sul letto, lo strinsi forte come avrei voluto stringere lui e sorrisi mordendomi l'interno del labbro inferiore.
La distanza era una grande rottura di coglioni, richiedeva grandi sacrifici e molta pazienza: io e Cam potevamo vederci solo poche volte, solo i fine settimana per qualche ora e la cosa mi faceva male. Faceva male ad entrambi, credo.

Sbloccai il telefono e risposi all'ennesimo messaggio della giornata

"Sto andando alle prove con la band, come ogni domenica. Dopo possiamo vederci? Cerca di venire qui, voglio stare un po' con te."

Prendere in continuazione il treno, anche quello era un grande fastidio.

"Oggi non posso, ho il progetto di storia con il gruppo, per la scuola :(. Facciamo domani?"

"Uff..okay, mi manchi tanto"

"Manchi tanto anche a me"

E alla distanza e ai treni,  ecco che si aggiungeva anche un terzo problema: gli impegni quotidiani.

Avevo questo progetto con alcuni compagni del corso di storia, persone simpatiche che mi capitava di frequentare spesso fuori da scuola. Facevano parte della mia comitiva, insomma, e frequentavano anche altri corsi con me.

Andai sul gruppo di whatsapp creato appositamente per questo progetto:

*Jay: facciamo da me?
Anne: non ho la moto, come ci arrivo fino a casa tua?
Nico: ragazzi, decidete. Sapete che odio quando mi riempite di messaggi.
Io: potremmo fare da me, Rebecca non ha problemi ad avere ospiti ahahah.
Jay: perfetto, allora dieci minuti e siamo da te.
Anne: va bene, avverto anche quello nuovo e arrivo.
Nico: okay, arrivo.*

Quello nuovo era un ragazzo che si era appena iscritto nella nostra scuola e la professoressa Fitzgerald aveva inserito questo ragazzo nel nostro gruppo, non avevamo potuto dire nient'altro se non "si, va bene prof".

Bussarono alla porta pochi minuti dopo e me li ritrovai tutti lì: Nico, Jay, Anne e con mia grande sorpresa, Louis.

"Cosa ci fai tu qui?" chiesi e mi accigliai,  un'espressione confusa si era formata sul mio volto.

"Sorpresa, sono stato trasferito nella tua scuola, per evitare di perdere ancora una volta l'anno. Non sei felice di vedermi? È così che si saluta?"

Make A Wish.|| Cameron Dallas. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora