La voce ritrovata - una nuova amica-

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"Non è giusto! Perchè non può amarmi? perchè non può diventare il mio ragazzo? perchè non posso urlare al mondo che lo amo? perchè non vuole??"

"Tu cosa?" domandò Serena.

Ero confusa. Non mi ero accorta della sua presenza prima. Cercai di pensare a qualche scusa, ma non me ne venne in mente nessuna. Decisi di parargliene. Ascoltò tutto fino alla fine, sempre senza interrompermi. Adoravo questa caratteristica di Serena. Poche persone sanno ascoltare.

"Io... non voglio farti star male, ma devo dirtelo... lui... lui..." non riusciva a finire la frase.

"DAI! PARLA!" dissi io, chiaramente in ansia.

  forse era una scommessa, forse dietro a tutto ciò c'è qualcosa di più perverso.

Dovevo smettere di pensare queste cose, mi facevo solo del male.

"Lui non ti ama, ci prova con tutte solo per poi portarsele a letto. Adora prendersela con le nuove ragazze, facili da... non so come dire... "

"traquilla, ho capito" risposi.

Mi sentii male.

Eppure in camera mia mi è sembrato che stesse veramente male...

Il telefono iniziò a squillare.

Se è Paul non gli rispondo. Non voglio parlargli.

Per mia fortuna era Joseph. Il mio cuore riprese a battere.

"Ehi, ti va di raggiungermi? sono ai campi da gioco"

"Certo!" risposi senza nemmeno pensarci due volte.

Presi le mie cose e lo raggiunsi. Era adorabile. Aveva i capelli spettinati e un sorriso stampato in faccia. Lo abbracciai forte.

Perchè non mi sono innamorata di lui? Darebbe qualunque cosa pur di stare con me e io, invece, ho scelto Paul a cui non frega nulla di me.

"Sue, mi piaci tanto" disse a bassa voce.

Lo so, non è un comportamento giusto, ma feci finta di non aver sentito.

" Cosa? Scusa non stavo ascoltando" mentii.

"Nulla, nulla..." rispose.

Mi divertii un sacco con lui. Gli piacevo davvero tanto.

"Vieni stasera alla confraternita...con me?"

Ci pensai un po' su, poi accettai. Gli si illuminarono gli occhi.

basta poco per rendere felice qualcuno.

La sera, visto che Serena stava male, presi dal suo armadio una minigonna, delle calze a rete e una canottiera con delle borchie. Il tutto nero. Non era il mio stile, ma se alla festa ci fosse stato Paul, l'avrei lasciato senza parole. Era sicuro. Mi truccai e mi feci i capelli, poi raggiunsi Joseph. Era bellissimo. Indossava una felpa enorme grigia, dei jeans neri e delle convers. Nulla di particolare, ma su di lui stavano benissimo. Eravamo entrambi molto nervosi...anche troppo. Una volta arrivati, Joseph mi aprì lo sportello e mi aiutò a scendere. Era molto educato, altro che Paul.

"Puoi non lasciarmi sola? Non saprei con chi stare" dissi evidentemente molto imbarazzata.

"Certo!" rsipose lui con un po' troppo entusiasmo.

Eravamo entrambi seduti sul divano, quando vidi Paul con un' altra ragazza, ridere e scherzare.

Sarà solo un'amica, sarà solo un' amica.

Continuavo a ripetermi.

Capii subito che non era così, nel momento in cui Paul avvolse la sua "amichetta" con un braccio, e iniziò a baciarla appassionatamente. Stavo per vomitare. Quando si staccò da lei, finalmente si accorse della mia presenza. Era in panico. Stava per venire da me, ma un suo amico lo bloccò e lo portò via, ma lui non mi tolse gli occhi di dosso, quasi supplicandomi di perdonarlo.

"Mi dispiace... lui non ti merita. Hai il diritto di avere un ragazzo al tuo fianco che ti dia tutto quello di cui hai bisogno, che ti coccoli e che ti abbracci senza doverglielo chiedere. Ti meriti il meglio, Sue. " disse Joseph, notando che stavo guardando Paul.

Mi girai verso di lui e gli sorrisi. Lui non ricambiò il sorriso, ma si protese verso di me per baciarmi. Sta volta sapeva cosa stava facendo, perchè era sobrio. Aveva voluto correre il rischio. Senza pensarci, lo lascai fare. Dovevo dimostrare al mio amichetto con il piercing al labbro che con me non poteva giocare. Non glielo avrei permesso.

"Aspetta, devo fare una cosa." aveva detto qualcuno di cui riconoscevo la voce...

Mi staccai da Joseph e  guardai Paul. Era rosso dalla rabbia e stava venendo verso di noi. Saltò addosso addosso al mio accompagnatore.Iniziarono a picchiarsi.

"Mi dispiace che lei abbia scielto me" lo stuzzicò Joseph.

"contaci, quella è una stronza. Ti usa... voleva solo farmi ingelosire... che sfigata"

"Non provare ad offenderla!" mi difese Joseph.

"Vieni via, potrebbero farti del male" mi disse una ragazza che non conoscevo.

Non le diedi retta.

"Andiamo! dai, puoi fidarti. Mi chiamo Angelica e voglio solo aiutarti" disse, notando che non stavo andando con lei.

Mi convinse e la seguii. Mi portò fuori.

"Ora, meglio se torni a casa. Ti consiglio di non essere nei paraggi quando Paul è incazzato. " mi suggerì.

"Lo conosci?" domandai.

Angelica mi sorrise e poi rispose: "Ovvio! Chi è che non lo conosce! Scusa se sono stata maleducata, come ti chiami?"

"Sue..."

"Oh, sei tu la famosa Sue!" disse lei.

Famosa? Paul le ha parlato di me? perchè mi ha aiutata?

Mi squadrò da capo a piedi. Mi stava analizzando con attenzione e mi faceva sentire molto a disagio. Si era formato un silenzio molto imbarazzante, fra noi due. Non fece in tempo a dirmi qual' era la sua sentenza, che la porta che collegava la casa con l'esterno, si aprì. Con mia sorpesa e paura, uscì Paul.

"Meglio se vai!" mi consigliò Angelica quasi urlando.

Corsi via.

Odio dover scappare dalle cose invece di affrontarle, ma devo. Spero solo che venga al più presto il giorno in cui troverò finalmente la voce per dire basta a tutto ciò, e così smetterò di soffrire.

Per mia fortuna, Paul non mi seguì e potei tornare a casa senza paura di incontrarlo. Quando finalmente mi sedetti sul divano, riuscii a rilassarmi. Pensai a quella ragazza, che mi aveva portato via e che aveva cercato di fare amicizia con me. Cosa voleva?

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