"Sue! Finalmente sei tornata. Vieni qui " urlò mia madre dalla camera da letto.
Mi precipitai da lei.
" Che succede? "
"ho parlato con tuo padre. Ha detto che se ci tieni puoi andare al college, perchè tanto i soldi sono miei ".
Notai che aveva in mano una rivista per giovani studenti.
" Oh, vedo che hai notato questo " disse mostrandomi il suo libriccino.
" ho pensato che il Pacific Hight School possa piacerti ".
Guardai le foto. Era enorme. C'erano campi da calcio, da basket, da baseball e di molti altri sport. Aveva molte stanze da letto e tante classi. Il mio primo pensiero fu:
" Quanto costa? "
"tesoro non ti preoccupare. L'importante è che ti piaccia "
"non mi piace...lo adoro! "
i suoi occhi iniziarono a brillare dalla gioia.
" beh, ho pensato che potremmo partire tra due settimane, no? "
"davvero? Sì,perfetto solo che..."
e fu lì, che mi passò per la mente un pensiero così ovvio che solo un' egoista come me avrebbe potuto non pensarci:
"Mamma...tu dovrai rimanere qui da sola... con lui!"
"Sue,io sono grande me la caverò. L'importante è che tu sia felice "
"va bene allora fra due settimane si parte. Quanto dista da Forks?"
"Circa tre ore di viaggio"
"va benissimo. Ora vado a farmi una doccia"
"va bene vai pure."
"Grazie ancora" le urlai mentre mi dirigevo verso il bagno.
La sera io e mia mamma decidemmo che per festeggiare avremmo fatto una torta al cioccolato. La mia preferita.
"Cos'è quella schifezza?"
chiese mio padre quando notò il dolce sul tavolo della cucina.
"Tesoro, io e la bambina abbiamo fatto questa torta per festeggiare la sua partenza per il college"
"Ah si? Beh bene, così non avrò più sta bimbetta in mezzo alle palle"
abbassai lo sguardo. "Sue, va in camera tua...per favore"
e come ogni sera i miei si misero a litigare e io andai a letto senza cena. I giorni a seguire passarono molto velocemente. Non uscivo mai. Non che fossi depressa, ma non avevo più voglia di vedere nessuno. Spesso Rachele e le altre mi chiedevano di uscire, ma trovavo sempre scuse del tipo:
" Oggi non posso mi dispiace. Ho mal di pancia" .
Mi ricordo che un giorno mi arrivò una chiamata da Elisa e ovviamente non risposi. Partì la segreteria:
" Che ti succede? Eravamo le tue migliori amiche e ora ci hai dimenticato. La ragazza del college è troppo importante per noi giovani mortali?" stava piangendo lo sapevo.
"Bene, fa quello che vuoi. Non mi interessa nulla. Però se tuo padre non ti vuole bene non puoi prendertela con noi...no...scusa...questo non lo volevo dire...ora vado...ciao".
Fu l'ultima volta che sentii le ragazze prima di partire.
"Sei pronta?" urlò la mamma tutta emozionata dal piano di sotto.
"Sì, cinque minuti e vengo" .
Decisi di mettere il vestito bianco e nero che mi avevano regalato. Era elegante ma non troppo. Decisi di abbinarci delle scarpe bianche simili a quelle che avevo messo il giorno dell'uscita con Denise e le altre, però alla fine cambiai idea. Dovevo fare un viaggio di due o tre ore e dovevo essere comoda. Quindi optai per una camicetta bianca, dei jeans neri e delle convers. Legai velocemente i capelli in una coda, presi una borsa del colore dei pantaloni e andai da mamma.
"Sei una meraviglia!" commentò la mamma.
I suoi occhi erano lucidi.
"Pacific Hight School sto arrivando!" urlai io.
Una volta saliti in macchina tirai fuori dalla borsa una copia del mio libro preferito: Colpa delle Stelle. L'avrò letto almeno una decina di volte,ma non mi stanco mai.
Il viaggio proseguì silenziosamente, fino a quando mamma non si mise ad urlare:"Siamo arrivati! Siamo arrivati!" sembrava più felice di me.
Salimmo le scale, fino a quando non arrivammo al terzo piano, dove doveva esserci la mia stanza. Iniziammo a cercare. 24b....56b...09a...15a...
"eccola, la 36a" disse infine la mamma.
Passai la chiave ed entrai. I muri erano tappezzati di poster di cantanti e la scrivania piena di cd.
"Saranno della mia compagna di stanza" affermai io, quando notai lo sguardo confuso della mamma.
"Non mi piace..." si lamentò lei.
Sistemammo insieme i miei libri sugli scaffali sopra la scrivania e mettemmo i vestiti nell'armadio, poi arrivò lei: una ragazza alta, bionda come me e gli occhi di un azzurro intenso. Era vestita di nero da capo a piedi. Aveva anche un piercing al naso. Mi sentivo intimorita da lei, ma nello stesso tempo avevo la sensazione che,sotto quella cattiva ragazza, ci fosse un animo buono.
"Ciao! Tu devi essere la mia nuova compagna di stanza, Sue, giusto?"
"Si..." mormorai.
"Io sono Serena...non ci posso credere, evviva!!!"
Mi corse incontro e mi abbracciò forte. Mi girai verso la mamma.
"Mamma ci sentiamo stasera. Grazie ancora, ti voglio bene"
"non voglio lasciarti. Ti voglio bene" disse con un filo di voce.
Mi strinse a lei e poi se ne andò. Lasciandomi da sola in quel posto che non conoscevo.

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La voce ritrovata
Roman pour AdolescentsNon avrei mai pensato di potermi innamorare di Paul. Lui coraggioso e intrepido, io, invece, sono solo una ragazza come le altre. Una che non sa pensare da sola, una anche troppo sensibile e che sta sempre sui libri. Eppure è successo. Mi sono innam...