La voce ritrovata -Aria di cambiamenti-

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Una debole luce mi svegliò. Guardai il ragazzo con il petto nudo che dormiva accanto a me. Fu lì che realizzai cosa fosse successo. Decisi di andarmene, ma qualcuno mi prese per il braccio. Paul mi fece sedere sulle sue gambe.

"Dove vai? Ho bisogno di te" mi disse guardandomi negli occhi.

"E io ho bisogno di qualcuno che mi ami. Voglio una storia d'amore" risposi.

"Lo sappiamo entrambi che l'amore nella vita vera è molto diverso da quello nelle favole.

Qui le storie non finiscono mai con: e vissero tutti felici e contenti " spiegò.

Al che una lacrima mi scese lungo la guancia. Paul me l'asciugò. Guardai la sua mano mentre scorreva lungo il mio viso. Notai una cicatrice.

"Come te la sei fatto?" domandai.

Paul non capì subito a cosa mi riferissi, ma quando notò che stavo fissando la sua mano, realizzò.

"Lascia stare " rispose in modo evasivo.

Mi fece scendere dalle sue gambe.

" Me ne vado " dissi. 

Andai a vestirmi e uscii dalla stanza.

Paul non mi fermò. Qualcosa in lui era cambiato. Quando tornai al college, trovai la mamma e Serena in camera mia. Erano preoccupatissime.

"Sue!" urlarono all'unisono.

Non le ascoltai granchè. Pur avendo una gran voglia di abbracciare mia madre, non lo feci. Avevo la testa da tutt'altra parte.

Parlavano una sopra l'altra facendomi venire un gran mal di testa.

"La tua amica mi ha detto che sei stata via due notti! Cosa ti è saltato in mente? E perchè cavolo non rispondevi alle mie chiamate?" mi sgridò mia mamma.

"Ho diciannove anni, mamma! So badare a me stessa. Non devo mica avvertirvi ad ogni mio minimo movimento!" urlai.

Forse esagerai, ma Paul mi aveva fatto innervosire.

"Sue, tu non sei felice qui. Non sei più la mia bambina solare. Ci stiamo allontanando. Ti prego vieni via con me. Ti troverò un college molto più bello".

Sentii Serena singhiozzare.

"Per me va bene" risposi.

Io e la mia coinquilina ci guardammo per un paio di secondi. Mi dispiaceva andarmene così, ma non potevo fare altrimenti.

"Ora vado, ti chiamo oggi pomeriggio per metterci d'accordo " disse mia mamma prima di uscire dalla stanza.

Serena si sedette sul letto e si passò freneticamente le mani fra i capelli.

"Sei la mia migliore amica, cazzo. So che stai così per lui. Cavolo, io ti avevo avvertito. Ora mi lascerai sola. Non puoi fare così, cazzo!" mi sgridò la mia amica fra un singhiozzo e l'altro.

Era impossibile giustificarmi, Non avevo la più pallida idea di cosa dire. L'abbracciai per un paio di minuti, poi uscii. Andai in camera di Joseph. Appena mi vide mi rivolse uno di quei suoi sorrisi che mi facevano sentire a casa, al sicuro. Però, appena vide i miei occhi lucidi, il suo viso si rabbuiò. Capì subito che qualcosa non andava.

Mi offrì un tè fresco e lo accettai volentieri. Ci sedemmo un attimo sul divano.

"Joseph, sono stata a casa di Paul" confessai.

"Lo so" rispose.

Come fa a saperlo? Mi ha spiato?

"Sue, ti conosco troppo bene. Ormai ogni volta che piangi è per colpa sua" disse lui quasi leggendomi nel pensiero.

Ha ragione. Ormai lo sanno tutti. Perchè non riesco a fingere di essere felice? Perchè devo essere così trasparente?

"Io mi prenderei cura di te " continuò lui.

Il mio cuore iniziò a battere velocissimo.

Cosa mi sta succedendo?

Senza pensarci mi buttai su Joseph e iniziai a baciarlo. Quel bacio era...diverso?

Qualcosa riguardo ai miei sentimenti per Jospeh era cambiato. Appena ci staccammo lui mi guardò.

"Sue, pur amandoti tantissimo, ho paura che tu mi stia usando".

Quelle parole mi uccisero.

"Jospeh, ti giuro che non so cosa mi sia preso. Sentivo il bisogno di te.

Non ti voglio ferire. Sono confusa quanto te" risposi abbassando lo sguardo.

Il ragazzo dolcissimo che avevo accanto mi alzò il viso, in modo  tale  che lo potessi guardare.

Non riuscii a sostenere quel suo sguardo e incominiciai a piangere. Mi lasciai cadere fra le sue braccia. Volevo un suo abbraccio.

"Sue, vuoi stare con me?" mi domandò a bassa voce, quasi sussurando.

Non gli risposi subito, ma poi feci segno di sì con la testa.

Appena riuscii a riprendermi gli dissi: " Però ormai è tardi, ho detto a mia madre che parto. Vado in un' altro college".

Era veramente frustante quella sensanzione.

"Puoi sempre annullare tutto" mi consigliò.

Feci spallucce. Joseph si alzò e mi prese per mano.

"Vieni, hai bisogno di sfogarti. Andiamo sulla collina" mi propose lui prima di trascinarmi fuori dalla stanza.

La voce ritrovataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora