Capitolo due

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Tornai a casa dopo che la campanella ebbe suonato, così che mia madre non scoprisse che da scuola me n'ero andata.

"Ciao tesoro!" mi disse e mi diede un bacio sulla guancia.

"Tutto bene!" mentii prontamente.

Salii le scale e andai in camera mia.  Buttai subito lo zaino ai piedi dell'enorme scrivania che occupava tutta una parete della mia stanza.  Amavo leggere perciò avevo una libreria enorme piena di libri e ancora altri libri sparsi sul pavimento e sul letto.

Se volevo uscire con Francesca dovevo fare un minimo di compiti per far vedere a mia madre che ero una brava ragazza, appena presi il libro di inglese mia madre mi chiamò per il pranzo.

"Mamma, dopo posso usci co Francesca?" le chiesi mentre mi infilavo un boccone di pasta in bocca.

"Hai fatto i compiti?" mi domandò come al solito.

"Devo fini inglese e pe domani ho fatto tutto!" dissi subito.

"Allora va bene," mi disse sorridendo e poi aggiunse con tono più severo "E quante volte ti devo dire di non parlare romano!"

"Dai mamma, stiamo a Roma, me sembra normale che parlo romano, anche la prof di musica lo fa!" risposi per giustificarmi.

"Non m'importa di quello che fa la tua prof, tu parli come una signorina per bene!" disse alzando il tono della voce.

"Va bene, scusa" le dissi mentre mi alzavo .

Appena tornai in camera presi il telefono e chiesi sul gruppo Whatsapp della classe se qualcuno aveva finito i compiti di inglese per copiarli. La secchiona della classe, Margherita, mi mandò subito la foto e così in men che non si dica finii i compiti.

Mancava ancora un'ora all'appuntamento con Francesca così presi il telefono e andai un po' su Facebook quando mi arrivò un messaggio da Samuel

SAMUEL:

Ti va di uscire oggi?

IO:

Esco con Francesca

SAMUEL:

Potrei venire anch'io

IO:

Penso che mi picchierebbe, è già da tanto che non usciamo solo noi due.

SAMUEL:

Va bene amore, allora ci sentiamo più tardi♚

IO:

A dopo♚

La corona era la nostra emoticon. Guardai l'orologio, erano le quattro e dieci. Mi ci volevano quindici minuti per arrivare da Francesca che viveva a qualche isolato da casa mia. Mi misi le scarpe, salutai mia madre ed uscii.


Francesca mi aspettava sotto casa sua e non appena mi vide mi saltò addosso

"Jess! Non poi capi quanto sono felice!" mi disse con occhi raggianti.

"Che hai fatto mo?" le chiese con l'aria rassegnata.

"Beh, ti ricordi quel ragazzo che la settimana scorsa m'ha ceduto il posto sull'autobus?"

"Quello che dopo t'ha chiesto l'amicizia su Facebook e noi avemo passato due giorni a stalkerarlo?"

"Sì, quel Davide!"

"Beh, e quindi?"

"Beh... ieri ce siamo incontrati e oggi ce siamo messi insieme!"

"E tu non m'hai detto che v'eravate incontrati! Brava stronzetta!" le dissi scherzosamente.

"Potresti almeno essere felice pe me!" disse fingendosi offesa.

"Dai, lo sai che so felice!" le dissi abbracciandola.

Ci piaceva far finta di litigare e poi fare pace, era una cosa da bambine piccole, ma era divertente! Decidemmo di fare un giro in centro per comprarci dei vestiti nuovi per l'estate. Girammo per i negozi fino le sette quando mi chiamò mia madre dicendo che dovevo stare a casa tra due secondi.

Accompagnai Francesca e poi tornai a casa mia.

"Alla buon ora!" mi disse mio padre con un misto di severità e divertimento.

"Ciao pa', sono stata a fare un po' compere" dissi mostrando le buste piene di vestiti.

"E io pago!" mi disse sconsolato.

"Dai, ho speso principalmente i soldi delle feste!" risposi cercando di consolarlo.

"Grazie figlia mia che hai cura dei nostri risparmi!" disse ridendo "Forza ora lavati le mani e ceniamo!"

Salii in camera e abbandonai le buste sul letto.


Non ti lasceròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora