Capitolo dieci

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A volte la felicità sembra qualcosa di inafferrabile, qualcosa come una leggenda, altre volte un qualcosa di così vicino a te che pensi di poter sconfiggere il mondo intero.

All'arrivo degli esami la felicità mi sembrò qualcosa di inesistente.

Non tanto per gli esami in sé, ma perché presto me ne sarei andata a Berlino.

Il tema della mia tesina era l'URSS perché la prof aveva detto che mi si addiceva.

L'ultimo giorno di scuola è stato il più bello. La mattina le prof non ci fecero fare nulla così chiacchierai tutto il giorno con Fra e Samuel, che si era imbucato in classe nostra, poi alle ultime due ore (uscivamo 1 ora prima) andammo in giardino e tutte le terze iniziarono a tirarsi gavettoni, farina, colore e cose così.

Con la classe e tutte le terze andammo insieme alla spiaggia libera dove restammo fino a notte fonda.

Decidemmo di fare un falò con i libri. Tutti misero qualche libro in una piccola fossetta che avevamo scavato fino a formare un bel mucchio, poi gli demmo fuoco.

"Come farò senza di te?" mi domandò Samuel mentre eravamo seduti attorno al fuoco.

"Non lo so..." lo baciai lentamente.

Per tutta la sera stemmo abbracciati a guardare la carta che bruciava.

A mezzanotte qualcuno ebbe la fantastica idea di farci il bagno.

All'inizio noi femmine non sapevamo nulla, poi un ragazzo urlò "ORAAAAAA!" e tutti i ragazzi ci trascinarono, buttarono, spinsero in acqua. Io non me la presi, alla fine dei bei ricordi non mi avrebbe guastato.

Nel frattempo i libri erano tutti bruciati e non si sa da dove non si sa chi portò della legna da ardere, ma era tanta, così formammo un nuovo falò.

Qualcuno aveva portato la chitarra, quindi ci mettemmo a cantare.

Io non sono brava a cantare ma non m'importa, a me piace. Cantammo di tutto e di più senza mai riuscire a finire una canzone.

Tornai a casa verso l'una e mezza, i miei dormivano.

*                                         *                                       *


La mattina mi svegliai e mi lavai la faccia, mi misi il costume e preparai lo zaino per il mare. Tra tre giorni avevo il primo esame e non ero per niente in ansia. Data la situazione non mi importava granché del risultato.

Scesi in salone e salutai freddamente i miei genitori. Il nostro periodo di odio, anzi, il periodo del mio odio verso loro, non era ancora terminato, infatti durante la giornata ci scambiavamo poche parole, giusto quelle che servivano ad esser certi che eravamo tutti vivi.

Non appena uscii dal portone mandai un messaggio a Fra dove dicevo che fra poco sarei stata sotto casa sua.

Dopo una ventina di minuti eravamo al mare.

Noi non abbiamo mai avuto una cabina per questo ho sempre scroccato agli stabilimenti. Quegli che frequentavo di più erano Plinius, Tibidabo, Pinetina. Francesca aveva la cabina al Tibidabo.

Quando arrivammo posai subito tutto in cabina e ci andammo a fare il bagno. 


Non ti lasceròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora